Leggendo quanto scritto da Nembo nella chat di questo blog a proposito delle vignette pubblicate dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo, sul terremoto in centro-Italia, voglio pubblicare la lettera che lo scrittore Robert McLiam Wilson, collaboratore dello stesso settimanale, ha fatto pervenire al Corriere della Sera qualche giorno fa.
"La settimana scorsa Charlie Hebdo ha pubblicato alcune vignette satiriche sul drammatico terremoto di Amatrice, in cui tante persone hanno perso la vita. Quelle immagini hanno offeso e indignato molte persone in Italia e in tutto il mondo. Io scrivo per Charlie Hebdo.
Ho visto le vignette in questione per la prima volta domenica sera. Dodici ore fa. Ero assente, lontano dai giornali e lontano da internet. Non avevo letto l’edizione settimanale di Charlie — perché il mondo non gira attorno a Charlie, anche se sei un articolista di Charlie. Ho acceso il computer. Ho visto la vignetta.
Effettivamente si tratta di spazzatura, non c’è ombra di dubbio. Capisco che abbiano scatenato tanta rabbia e risentimento, anzi, mi meraviglio che non ci siano state reazioni più violente. Quelle vignette non hanno alcun merito, di nessun genere. Sarebbe questa la satira? Che genere di satira? Dove? In quale dettaglio? No, è uno schiaffo in faccia, una provocazione crudele e insensibile. Non raggiunge alcuno scopo qualsivoglia, politico, polemico o morale. È un gigantesco nulla, un vuoto sgradevole e inutile. I francesi hanno una splendida espressione sdegnosa, à quoi ça sert? A cosa serve? Qual è il suo scopo, a cosa mira?
La satira è implacabile e corrosiva. La satira è scomoda e aggressiva. È questa la sua vera natura. Non esiste una satira cortese e educata. Sarebbe come una barzelletta corredata da note a piè di pagina. La satira è un cazzotto in faccia, seriamente. E nessuno lo sa meglio degli italiani, con la loro tradizione di canzonature e sberleffi, talora in chiave surreale e giocosa, talora brutalmente realista. Far passare per satira quest’ondata di fango, irriguardosa quanto puerile, risulta davvero imbarazzante.
Non conosco l’autore delle vignette, tale Felix. Non conosco le sue intenzioni. Voleva forse prendere di mira la mafia? In tal caso non è riuscito nel suo intento, e io non sono certo stupido.
Lavorare per Charlie talvolta mette a disagio. Le vignette di Riss, il capo redazione, hanno scatenato non poche polemiche negli ultimi anni. Sono state dirette, difficili e temerarie nella loro volontà di seminare lo scompiglio. Ma il contenuto non è mai mancato. Il lavoro di Riss è aggressivo e mefitico, ma ha un vero centro morale, un impegno assoluto e coraggioso per la verità, assieme a un’ammirevole allergia per ogni forma di ipocrisia. Sono pronto a difendere il suo lavoro sempre e comunque.
Ma non posso difendere questa aggressione vuota, offensiva e deplorevole. Non ho pensato alle reazioni rabbiose degli italiani, quando ho visto le vignette. La rabbia si sazia di se stessa. Ho pensato invece a tutti coloro che sono rimasti sconcertati e feriti da quelle immagini. Soprattutto quanti sono rimasti offesi. Tutte le persone che semplicemente non riescono a capire, quelle che si staranno chiedendo, ma perché mai hanno fatto una cosa del genere?
Mi sento profondamente triste e turbato. Non parlo a nome di Charlie Hebdo, non ho il diritto di farlo. Sono un semplice freelancer e la persona meno professionale al mondo. Ma anch’io so bene che il protocollo in questi casi suggerisce la discrezione e serrare i ranghi a fianco dei colleghi. Se non sei in grado di dire nulla di positivo, tieni il becco chiuso. È quello che ho sempre fatto in passato. Per questo motivo vi scrivo adesso, prima di parlare con chiunque a Charlie Hebdo. Difendo con tutte le mie forze il concetto di libertà di espressione nella sua interezza, specie per una rivista che ha pagato così tragicamente quella libertà, con la perdita di tante vite umane. Ma difendo anche il mio diritto alla libertà di espressione. Se ce l’hanno loro, ce l’ho anch’io. E qui dico che sono molto dispiaciuto per quanto accaduto, e me ne vergogno. Hai fatto una vera schifezza, Charlie. Ero così fiero di scrivere per te. Eppure, per nessun motivo, tu hai offeso tante persone senza alcuno scopo. A quoi ça sert, Charlie, à quoi ça sert?" (tradotto: "A che cosa serve ciò, Charlie, a che cosa serve?").
Per chi non avesse visto le infamanti vignette. Eccole
TERREMOTO ALL'ITALIANA
Penne al pomodoro Penne gratinate Lasagne
A voi i commenti.
non ci sono parole allora questi satirici non hanno capito nulla dopo qullo che è successo a loro facendo satira conro Maomewtto
La satira deve esistere, ma c’è modo e modo di esporla quanto scritto dal collaboratore della rivista satirica fa venire la pelle d’oca No solo la satira è o dovrebbe essere segno di libertà ma tenere conto che la libertà è sacra x ognuno di noi
complimenti Francy
Francesca, il Vignetista del settimanale Francese Charlie, ha fatto una cosa orribile , non si scherza sul male del popolo dei suoi sentimenti,queste persone non hanno rispetto nemmeno in queste orribile tragedie. Se posso dire la mia questo non era il momento giusto e nemmeno da scherzare hanno sbagliato studio e lavoro. gli manderei loro a scavare con le loro mani nelle macerie.la parola vergognoso e giusta.Un saluto
Sono sicuro che la libertà di opinione sia davvero un bene grande, ma a volte chi ha il dovere di informare l’opinione pubblica, di fare giornalismo e satira cade in preda a forme di demenza che lo spingono a fare sproloqui. Non credo che ci sia altro modo per descrivere quanto pubblicato dalla rivista Charlie-Hebdo. Essere indignati, sconcertati, nauseati è dir poco, questo, per me, è solo fare una bassezza nei confronti di persone che hanno una perdita di affetti prima di tutto che di cose. Sinceramente quanto accaduto mi ha completamente spiazzato, cogliendomi di sorpresa e lasciandomi senza parole. Ciò che sento di dire è che sento un profondo schifo per tutto ciò. Anche sulle pubblicate prima ho qualche riserva, bisogna sempre tener conto che il rispetto non è solo una parola.
Ciao Franci, ben fatto. Charlie ha fatto autorete non si può offendere il sentimento di una nazione colpita dalla tragedia del terremoto.
A prescindere dall’attentato di Parigi, io sono sempre stata convinta che non si possa mancare di rispetto al prossimo, ad un singolo, ad una famiglia, ad un popolo, ad una Fede.
Sono convinta che ci debba essere una linea oltre la quale non si possa andare, non si insulta Maometto, non si insulta Gesù, non si insulta chi soffre.
Non è satira.
Scrivere che le case in Italia le fa la Mafia è semplicemente razzismo.
Disegnare arti insanguinati che fuoriescono da case crollate definendoli lasagne è una crudeltà inutile.
L’ambasciatore francese ha sbagliato, non doveva dire che le vignette non rappresentano la Francia, doveva dire che il suo Paese condanna le vignette.
Perché in fondo non ci siamo mai scordati dei terroristi italiani che la Francia ha accolto e protetto per decenni…
Mi pare che quello che ha scritto Wilson sia una giusta visione della satira. Anche noi abbiamo avuto il nostro Charlie-Hebdo, cioè “il male” nato da una costola del francese “le canard enchainè” ,anche questo spesso non satirico ,ma solo blasfemo e volgare.Ci dovrebbero essere delle regole anche nella satira ,che giustamente deve essere graffiante e forse offensiva, ma per cortesia non bestemmiamo ,la bestemmia è sempre spegevole(e lo dice un agnostico !!). Altre vignette del giornale francese , sul Papa, su Maometto, sulla Trinità erano di una volgarità repellente. Come eviterei la parolaccia per la parolaccia , eviterei di scherzare sulle disgrazie degli altri , è un vero abominio.
A furia di dissacrare perdono il senso del limite e del buongusto. Si vergognino.
Bene hai fatto Francesca rammentare questo avvenimento pubblicato dal settimanale Francese Charlie, che fino a qualche mese fa molti esprimevano cordoglio alla rivista per i fatti successi presso la redazione. Ora dopo che ha fatto scalpore la vignetta satirica verso il terremoto, nell’Web, giornali tv, radio, tutti si sono scatenati giustamente contro questo infame “Charlie Hebdo” che con la sua vignetta satirica ha diffamato e preso in giro tutto il Popolo Italiano, ma sopratutto i nostri morti e feriti per il sisma, dico -Nostri- perchè il terremoto è di tutti noi. La vignetta ignobile come si evince ha tre tipologie di fasi, ma con una sola metafora, ovvero i piatti di pasta e sugo di pummarola, ora mi chiedo fino a che punto si può arrivare e tollerare le vignette satiriche, di solito le stesse sono ironiche con un finale diciamo quasi costruttivo, invece questa è un’infamata e offesa a tutte le famiglie che hanno perso casa e i propri cari. Altresì, dopo lo scalpore della prima vignetta, il giorno dopo invece di fare delle scuse o altro, un’altra disegnatrice dello stesso giornale pubblica un’altra vignetta riportando ancora persone sotto le macerie dicendo: le case crollate non le ha fatte Charlie ma la mafia. Perplesso anche quando scritto dicendo la frase…Allah Akbar,prima o dopo il terremoto la detta? Di tutto questo, subitamnente a mio parere il Governo che ci rappresenta tramite il nostro console, ministro degli esteri,le varie istituzioni dovevano farsi sentire e, il tutto reso pubblico, invece…Non ci risulta che sia stato fatto qualcosa, invece come ho già scritto sul rullo, stamattina il Comune di Amatrice quale rappresentante anche delle varie frazioni colpite dal terremoto del 24 Agosto, ha depositato presso il Tribunale di Rieti querela per diffamazione aggravata relativa alla vignetta offensiva verso i paesi colpiti della tragedia del terremoto.Spero vivamente che questa denuncia-querela, vada a buon fine in onore di tutte le persone che sono state prese in giro. Un saluto
Commento riprendendo soltanto una frase di Wilson: “Hai fatto una vera schifezza, Charlie e me ne vergogno..”. Se lo dice lui che è un loro collaboratore…..