Sempre da -Oltre la siepe di bùssilo-Un paese nei racconti. Questa volta un frammento un po' allegro. La voglia di vino-
(...) La Rosa e la Maria erano tanti anni che non si rivedevano,(...) si raccontarono tante cose , poi la Marì fissò a lungo l'amica . < Oh Ro' , ma il tu figliolo ha una voglia di vino su na chiappa ? Quela destra ?> > E sì ! Ma accidenti! Come fai a sapello, un lo conosci gnanco > < Un ci vol tanto a sapé che è il tu figliolo , ti somiglia così tanto che un mi posso sbaglià. Ora ti racconto tutto. Ero ne la vigna e segavo l'erba ntorno a le vite quando sento sotto di me un fruscio e un parlà piano. Mi avvicino e ti vedo un ragazzo e 'na ragazza abbracciati nudi nudi. Loro 'n s'accorsino di me e mi ritirai senza disturbarli; oh Ro' ero così vicina che vidi anco la voglia di vino sul culo del tu Carletto.>
< Il mi' Carletto ? E voi di' che faceino all'amore ? > < Nooo! Diceino il rosario > Rispose la Marì (...) La sera mente stavano cenando , il babbo raccomandava al figlio di studiare per un futuro migliore .(...) Quando furono al letto la Ro' raccontò tutto al marito (...) < Vedi moglie, noi genitori vorremmo che i figlioli rimanessino sempre de' cuccioli (...) po' crescino e un s'accorgemo ch'en diventi grandi .> (...) Quella sera i piatti della cena rimasino sul tavolino.
Giulio
Questa mattina ho sentito l’amico Giulio che mi dice di avere il computer guasto, perciò non potrà entrare per qualche giorno.
Ringrazia tutti e vi manda un caro saluto con la sua tipica frase: AVANTI TUTTA!
E’ che il Versigliese o l’alto Lucchese è un ‘altra roba, prende mi sembra un pò del garfagnano , che è un toscano montanaro , del pistoiese , se lo fai leggere a un fiorentino si scadalizza…..quello toscano ? L’è n’dialetto che porta via i’ffumo a lè candele.
Come qua in Emilia tra bolognese e modenese, tra reggiano e parmense, pensate che io capisco se uno l’è d’Sasoul (infatti a Modena diciamo Sasòol) e sono solo 18 km.
Francesca, perlamordiddio…Un ti ci provà gnanco a scrive in dialetto, e un sei mia bona ,c’è davé fatto le scole alte principiando da cicchini a salì pian pianino la china , Po’, quando credi d’esse ‘n cima sfucichi e a mazziculi ti ritrovi ‘n fondo .
E si vede che la Rosa un c’è andata a rugare quella mattina.Oh boia deh, ma quando ti si cerca un tu ci se’ mai, o come de’o fa ‘on te?
Ci ho provato, caro Giulio, perdonami. Ma icchè te ne rendi ‘onto ‘he ti voglio bene!
Edis Maria, magari si trovasse quell’unione fra le genti, ma abbiamo così brutti insegnanti politici che sciupano tutto .Grazie delle belle parole .
Giulio Salvatori, ” la parlata della tua gente” assomiglia, nel cuore a quella della ” mia gente”, molto più difficile da comprendere perchè non ha forgiato la ” lingua italiana” , ma l’ha unita nel cuore!Il TOSCANO è un po’ la lingua di tutti gli italiani, che lo leggono volentieri , e si sentono ” non estranei”! Da vero toscanaccio, immagino che tu senta , nelle mie parole un po’ di ironia, che ci distingue! Posso anche io considerarmi un parente di quei toscani che hanno dato il via all’italiano! Sempre col il massimo dell’ironia!!!!!
poi dicono che gli anziani ci vedono poco ma la Mari cavolo se ci vede anche la voglia di vino a visto in mezzo all’erba, che bello fare l’amore tra l’erba quanti ricordi di gioventù.
Le donne si sa sono un pò pettegole tanto che la Mari deve subito spiferare tutto, e la Mari ha dovuto aprire gli occhi e rendersi conto che il suo Carletto era diventato uomo.
Gianna, ti ringrazio. Ti dirò che cerco di fare di tutto perchè il – dialetto o parlata- della Versilia Storica non vada perduto. Ma è molto difficile riavvicinare i giovani .Tutti gli anni viene bandito un concorso dialettale con la partecipazione degli studenti . Ma quella parlata, quella fonetica dei nostri vecchi è difficile sentirla ancora.
Grazie Lorenzo, niente di speciale: sono fatto così.
Un ci fate caso, èn frammenti d’un mi libro dell’86, un aveo i capegli grigi. Mi garba riscoprì i sapori dell’erba, del fieno, de’ grispolli (grappoli) d’uva scordati fra le pampine…e così,per questa volta, Vi accompagno a fa’ du’ passi con la parlata della mi’ gente. Grazie .
Caro Franco, lo so che oggi i Carletti sono diversi, ma pensa quanta poesia perdono .
OH!!!!!!Ci voleva Giulio Salvatori,da buon toscano, a farci ridere di gusto con un ” pezzo” semplice, ma gustoso che solleva un sacco di belle risate!!!!Grazie, si ha bisogno anche di questo, ogni tanto!
Bravo Giulio Salvatori” tu sei un Toscano doc scrivi come bevi” La voglia di Vino “bravissimo scrivere il dialetto.Toscano è molto bello il tuo racconto. Grazie per la tua simpatia nel raccontarti Un saluto è grazie.Ciao
Grande Giulio. Questi sono i toscani che mi piacciono. Ti abbraccio.
Pè fortuna che qualcuno del nord sciacquò i panni in Arno così è l’unico dialetto che lo si può legger senza sudar di molto. Faccio pena come toscano vero ? Giulio lè molto bellino il tù racconto …solo che adesso i Carletti non sono più quelli da te descritti.