Poco tempo fa, ho deciso di cambiare rotta: invece di andare ai monti sono andato a Forte dei Marmi e proprio sul pontile. Mattinata più brutta non la potevo trovare; le onde arrivavano a sfiorare la pavimentazione , passavano sotto sbatacchiando fra le colonne in uno rumore da brivido. Mi sono fatto coraggio e sono andato fino all'ultimo parapetto. All'altro lato del ponte, due pescatori calavano e tiravano col paranco una rete sempre vuota. Mi sono avvicinato e ho chiesto se era pericoloso: mi hanno guardato come se fossi un marziano, come dire: "Non rompere". A buon intenditor poche parole e, sono ritornato al mio punto di osservazione. In lontananza non si vedevano che ondoni minacciosi: la costa ligure era sparita con le sue isole. Quattro disgraziati con una tavola legata al piede, aspettavano che arrivasse l'onda più alta per cavalcarla. Sparivano in breve tempo tascinati verso la riva. Ritornavano nuotando al largo e ripetevano instancabili il loro divertimento. Gli ho gridato che erano matti, ma mi hanno mandato a quel paese. Ho girato le spalle al mare e in lontananza apparivano le mie montagne, belle, assolate e dipinte di bianco: la neve scendeva anche alle prime falde. Mi sono chiesto cosa ci facessi lì. Io che non so nemmeno nuotare. Quelle poche volte che sono costretto a portare i nipoti al mare che mi spingono verso quel pozzo infinito, quando l'acqua mi arriva al ginocchio , ritorno di fretta verso la battigia. Per me è come se avessi nuotato fino all'isola di Gorgona e ritorno. Un'onda altissima si infrange sul parapetto bagnandomi la schiena. Non ci penso un attimo e a passo svelto mi allontano oltre la metà del pontile: le onde raggiungono quasi le cabine. Vedo che anche i baldi pescatori hanno tolto gli ormeggi e mi fanno cenno di andare via.Li seguo e mi siedo sulla panchina del giardinetto vicino. Quei giovani saltano sulle onde: sono ancora vivi. Mi sento toccare sulla testa come una carezza e una voce che conosco: " Ho visto la tua macchina e ho pensato che ti avrei trovato sul pontile, solo un matto come te può avere queste strane idee". Mi alzo e ci abbracciamo come due buoni amici, ma era più di un abbraccio, era la tenerezza che ci univa, anche perchè erano anni che non ci si rivedeva. Un ultimo bacio stampato sulla guancia e si allontana facendomi segno di non seguirla. Mi torna alla mente un motivo di quei tempi di Fidenco: "Ti voglio cullare...come un granello di sabbia...." Rimango ancora un attimo e mi avvio verso la macchina. Ho ancora il suo profumo sulla faccia. Troppo bello. Ho fatto proprio bene a fare per una volta il marinaio.-------------------------------------------------------Giulio-------------------------------------------------------- PS: con questo finale dolcissimo, non ce la faccio a firmarni: "Maledetto Toscano"

9 Commenti a “MARE…..di Giulio Salvatori”

  1. carlina ha detto:

    hai scritto un bellissimo racconto Giulio- anch’io non so nuotare e invidio soprattutto i sub che vedono cose fantastiche- il finale è davvero emozionante e …..dolce

  2. Giulio Salvatori ha detto:

    Francesca, fatto centro. Ormai mi conoscete,scrivo sensazioni vissute. Tutto vero. Quella dolce sorpresa ci voleva proprio. Non mi ricapiterà mai più. Mai dire mai. “Il cuore è uno zingaro e va”

  3. francesca ha detto:

    Credo si sia perso di vista l’argomento principale del post di Giulio, deviando verso “saper nuotare” o meno. Forse mi sbaglierò ma non penso Giulio intendesse incentrare il suo pezzo su questo tema. Io ho apprezzato moltissimo il suo girovagare sul pontile tra pescatori e surfisti. Ma ancor di più la parte finale mi ha emozionato, quel “dolcissimo” finale come lui lo definisce, mi ha regalato un commovente sorriso. Immagino quanta beatitudine possa avergli donato quella donna salutandolo con tenero affetto. E quanti ricordi..?

  4. Giulio Salvatori ha detto:

    Caro Giuseppe ti ringrazio, ma preferisco allontanarmi andando nei boschi. “Mi portarono” a fare una crociera di sette giorni…quando rividi la costa ligure avrei gridato: Terra, Terraaaaaa.

  5. Giuseppe3ca ha detto:

    Il mare mi attira sempre, anche quando vedo la parola scritta come titolo di un post. Bellissimo racconto Giulio con il finale che lo completa al top del romantico, complimenti. Come uomo di mare posso dire che una nuotata al largo ti dà un immenso senso di libertà che non si trova in nessun altro posto. Relativamente al nuoto, vinci la paura e provaci, sei sempre in tempo… in tanti abbiamo imparato a nuotare proprio nell’occasione che siamo stati buttati in acqua dove non si toccava il fondo e abbiamo vinto la paura, ciao.

  6. Giulio Salvatori ha detto:

    Franco e Lorenzo. grazie per i complimenti. …Non è che non so nuotore, ho proprio il terrore dell’acqua: però faccio la doccia. Terrore che viene da lontano. Da ragazzino quelli più grandi, mi gettarono in una pozza profonda al fiume…Bevvi tanta acqua che calò il livello del pozzo, da quella volta ho sempre avuto paura.

  7. lorenzo12.rm ha detto:

    Bellissimo il tuo rcconto sulla pietra azzurra, Guglielmo. Mi ha tanto emozionato. Grazie.

  8. franco ha detto:

    Sei un narratore formidabile, aquerelli di squisita fattura. Mi dispiace che tu non sappia nuotare perchè quando ero a Marinella e mi inoltravo con leggera nuotata a cento metri dalla riva, mi voltavo verso terra e avevo la netta sensazione di essere in un lago alpino, perchè quelle belle Alpi Apuane che sembrano sempre innevate anche a Luglio ti davano questa sensazione, allora mi fermavo lasciandomi galleggiare dolcemente e quasi avvertivo una brezza montana e la pace era assoluta.

  9. lorenzo12.rm ha detto:

    Bella la tua storia, Giulio. Come sempre mi ha emozionato.Grazie.

Scrivi un commento