Sabato mattina, sono andato a fare un giretto nella mia città, Seravezza. Era tanto che lo desideravo: si cammina tutti di fretta.
Arrivato nel centro, sulla panchina appoggiata al parapetto del fiume, vedo un mio carissimo amico. Bravissimo suonatore di sax tenore. Mi avvicino e nel frattempo cerco un parcheggio per fare due chiacchiere.
Questa panchina, volgarmente è chiamata: " La panchina dei bechi morti".
Non credo ci sia bisogno di traduzione. Sono vicino a lui, ma non mi guarda, il suo sguardo è assente e scruta la cima degli alberi. Non gli dico nulla e, con amarezza, mi allontano. Mi incammino a piedi verso il centro e passo vicino alla casa di riposo. In quel momento, escono due giovani volontari che sorreggono un uomo: forse lo accompagnano a fare due passi. Anche quello è un mio amico: assente e piegato sulle ginocchia. Sento il desiderio di un buon caffè forte. Lo faccio correggere a grappa e mi siedo al tavolo nell'angolo del bar. La mia mente è avvolta in tristi pensieri. Mi sento chiamare, mi giro e, saluto un' amica, ancora bella. E l'ennesima fitta al cuore mi impedisce di dire qualunque parola. Sorregge la tazza del caffellatte. Ci inzuppa un biscotto e lo mette nella bocca del marito, che rifiuta gridando nervosamente. Con lo sguardo accarezzo l'amica e mi avvicino alla cassa.
Pago il corretto e la colazione dell'amico che neanche mi conosce. Credo di non aver ritirato neanche il resto. Riprendo la macchina e torno verso casa: racconto tutto alla moglie. Mi guarda e gli occhi le si riempiono di lacrime. Poi, prende fiato e con convinzione dice: "Siamo fortunati".
Annuisco. Mille immagini mi passano davanti agli occhi e un brivido mi sale su per la schiena. Mi ritornano in mente per diversi giorni le parole della moglie: "Siamo Fortunati". Per un po' non andrò in città. Girerò per i boschi a dialogare con il picchio e la poiana. Salirò sul monte che sovrasta il mio paese e, di lassù, saluterò il mondo e la mia gente.
Giulio Salvatori
Il MONDO (Jimmy Fontana)
No stanotte Amore non ho piu’ pensato a te.
Ho aperto gl’occhi per guardare intorno a me
e intorno a me girava il mondo come sempre.
Gira, il mondo gira, nello spazio senza fine
con gl’Amori appena nati , con gl’ Amori gia’ finiti,
con la gioia e col dolore della gente come me.
Un mondo soltanto adesso io ti guardo e sono
un niente accanto a te.
Il mondo non si e’ fermato mai un momento.
La notte insegue sempre il giorno ed il Giorno Verra’.////
” Nuovi Cieli e nuova Terra, ed ogni lacrima sara’ asciugata ”
…che la VITA e’ bella per tutti: perche’ ha una Vera Ragione di Essere Eterna.
hai scritto un racconto intenso e vero Giulio: essere fortunati vuol dire svegliarsi ogni mattina- guardarsi allo specchio e poi dire anche stamattina sono stato fortunato fino al mattino dopo quando ti sveglierai di nuovo e farai la stessa cosa- ma linea di confine con la sfortuna è minima-si può passare a fare parte della lunga lista degli sfortunati in tutti i sensi quelli che ci fanno stringere il cuore oggi un caso saluto
È una linea sottilissima che separa le due aree, quella della fortuna e quella della sfortuna. Siamo dalla parte dei fortunati finché siamo in grado di giudicare il male che sta dell’altra parte ma basta un attimo e possiamo trovarci oltre quella linea di confine che ci riduce ad essere inclusi tra gli sfortunati.
Mi guardo attorno e dico: “Resistiamo finché possiamo e Buona Fortuna per tutti.”
Io l’avrei intitolato “Fortuna”, caro Giulio. Si, la fortuna che avete considerato tu e tua moglie, la stessa che considero anch’io e, penso, la maggior parte degli amici di Eldy che ci leggono. Ti ho già detto chee leggendo questo tuo pezzo mi sono venute le lacrime agli occhi, la commozione era tanta, mi sovrastava la concretezza con la quale hai descritto una realtà così palese ma per nulla apprezzata. Anch’io soffro per tutti quelli che ci hanno lasciato in questa valle, anch’io, come te, quando entro qui e leggo o scrivo, penso sempre che oltre questo schermo ci sia lui, ci sia lei, ci siano loro. A volte, addirittura, arrivo a pensare: “chissà cosa ne direbbe Franco”. Poi……vabbè….mi fermo qui.
Scrivere fatti veri non è facile. Non fingi, non immagini: tocchi il reale, lo vedi e soffri. E t’invade anche la paura, il timore di cadere in quel viottolo che percorriamo tutti. Tanti Amiche e Amici hanno lasciato il prato di Eldy. Anche se erano amicizie virtuali, si è creato un vuoto. E quando illumini queste pagine, hai la sensazione che siano sedute dall’altra parte dello schermo….Rimaniamo in questa convinzione. Un Abbraccio
Ops…refuso…Invece di Mpx è Mxp scusate
Hai detto bene Giulio come siete fortunati, anche per me vale la stessa cosa, fino a che la mente funziona possiamo essere felici. Io ho smesso di andare a trovare i miei vecchi alla casa di riposo, in questi due anni tanti sono morti e pochi mi riconoscono, mi è troppo difficile rimanere con loro. Vado più spesso nei boschi a passeggiare e respirare l’aria profumata. Un saluto ciao
Giulio,il tuo racconto è scritto con grande sensibilità, anche triste se vuoi, tuttavia bello che ci fa riflettere e dare un senso anche alla nostra vita. Quello che tu hai scritto capita pure al sottoscritto quando faccio ritorno al paesello in mezzo ai boschi e, al frastuono degli aerei (MPX)Quello che tua moglie ti ha detto “siamo fortunati” lo possiamo dire a voce alta guardandoci in giro, se si è in buone condizioni di salute essere anziani può essere il periodo più bella della vita.Pure io salgo sui monti della Brianza perchè le cose più belle si vedono dall’alto.Un Saluto