Approfittando di una splendida giornata autunnale, passeggiando per il centro di Milano, casualmente mi ritrovo davanti alla Pinacoteca di Brera. Chissà perchè i miei passi mi portano sempre in quel luogo.
Lì dentro c'è di tutto, pane per i miei sensi affamati d'Arte. Non starò a descrivervi tutte le opere presenti che ho ammirato, ma ne prendo una a caso, una tra quelle che maggiormente mi hanno colpita.
ANDREA MANTEGNA - IL CRISTO MORTO
Qui siamo nel decennio che va dal 1470 al 1480, naturalmente a Mantova patria dell'artista. Mantegna con questo quadro compie una rivoluzione all'interno della storia dell'arte. Ora vi dico perchè.
Allora...., mi posiziono davanti al dipinto e scopro che non è più qualcosa che mi sta di fronte, ma sono io, osservatore, ad "entrare" illusoriamente all'interno della rappresentazione. Con un arditissimo scorcio e una prospettica virtuosa, Mantegna mi sta dando l'impressione di trovarmi ai piedi della lastra tombale sulla quale è deposto il Cristo crocifisso.
Il corpo ucciso è ormai stato calato dalla croce ed è disteso su una lastra di pietra rossastra venata di macchie bianche (una leggenda le vorrebbe come le lacrime versate da Maria). Sulla destra c'è una piccola boccetta di unguento, ritengo siano gli olii con i quali veniva eseguita l'unzione del corpo prima di essere deposto nel sepolcro.
Sulla sinistra, invece, si scorgono tre volti umani: quello della Madonna piangente, quello di Giovanni che grida per il dolore, e infine quello deturpato della Maddalena.
Non ci sono forme composte in questa sublimazione del dolore, ma aspetti dell'umana verità, persino quelli più umilianti e dolorosi, come le ferite che tagliano la carne delle mani e dei piedi portati in primo piano con un naturalismo proprio dell'artista che vuole esprimere ad ogni costo, trasmettendolo a chi "entra" come me nella scena, il suo messaggio.
Auguro a tutti voi una serena domenica.
Francesca
Cara Gabriella, come ho avuto modo di scriverti in un commento al tuo ultimo post in Bosco, tu sai fare molte più cose di me. Anche la tua è Arte, hai le mani d’oro e con quelle sai creare meraviglie.
Grazie. Un abbraccio.
Caro Giulio tu vieni con me a visitare musei, io vengo con te su per i monti ad ascoltare la tua musica. Anche questa è Arte e aggiungerei che non sei solo un artista musicale, bravissimo, ma anche un ottimo scrittore. Lo testimoniano le tue pubblicazioni che spesso riprendo in mano e rileggo con piacere. Alcuni pezzi mi ricordano i miei tempi di bimba quando correvo per campi e prati libera come l’aria. O forse era solo un sogno? Chissà….
Ciao e grazie.
Cara Francesca, ho letto le tue parole e ho osservato il dipinto, non sono un intenditrice dell’arte ma se mi fai vedere il bello lo riesco a vedere pure io. Forse dovrei passare in qualche museo e osservare i dipinti. Un abbraccio ciao
In questi anni, e non pochi, ci hai sempre accompagnato a visitare Mostre, muesi ecc. E lo fai con ammirevole conoscenza artistica. Non è fecile descrivere l’arte come sai fare tu.Non mi resta che ringraziarti. Una “Ventata d’Arte” ingentilisce gli animi. Poi, ovvio che, ognuno ha il suo modo di vedere e capire. Per me, rimane più facile descrivere uno spartito musicale o le colline e i monti che circondano il paese. Grazie ancora
Cara Carlina innanzitutto ti ringrazio del bentornata e delle belle parole che mi riservi. Mi fa tanto piacere sapere che con il mio scritto ti sei sentita trasportata anche tu dentro quell’uile descrizione artistica che ho fatto di questa mirabile opera del Mantegna. Sono un’amante dell’Arte e come ho già avuto modo di sottolineare in passato, scrivo solo di ciò che vedo, esprimendo, come mi è possibile, i miei pensieri nella speranza che vengano accettati e magari condivisi.
Ti auguro un bel fine settimana con un abbraccio.
mi mancava qualcosa,tu, bentornata Francy- sei davvero una guida impareggiabile- quello che descrivi in ciò che vedi lo riposrti dentro le persone che ti leggono e sembra di essere lì davanti ad un dipinto o una scultura a scrutarne il minomo dettaglio un caro saluto