Si, sono proprio fortunato. Alla fine di un concerto con la mia orchestra, mi sento chiamare da una voce femminile. Mi giro dalla parte dalla quale veniva la voce e vedo un mio amico seduto sulla sedia in compagnia della moglie. Gli vado incontro, allungo la mano per salutarlo, ma non si alza. Non ci faccio caso e dico qualcosa di circostanza: ti è piaciuto il concerto, come va, è tanto che non ci vediamo. La moglie mi fa brevi cenni col capo che non riesco a capire. Poi, scorgo al lato della sedia due stampelle. Capisco ma ignoro la situazione e continuo a parlare senza un filo logico pur di rompere il silenzio. Finalmente dice qualcosa di incomprensibile. Faccio finta di capire e gli stringo forte la mano. La moglie gli mette una giacca sulle spalle e cerca di metterlo in piedi. L’aiuto volentieri e ci incamminiamo, a fatica, verso la loro macchina. Lo sediamo e la moglie mette in moto e si avviano piano piano. Solo a quel punto, si porta la mano alla fronte e mi saluta con un sorriso appena abbozzato.
Sono rimasto sull’attenti finché la macchina è sparita ai miei occhi: anch’io l’ho salutato militarmente.
Eravamo militari insieme a Cuneo nel secondo reggimento Alpini. Suonavamo nella Banda Reggimentale e, entrambi graduati. Per un attimo mi sono rivisto al suo fianco sfilare durante le parate. Lui, che cercava di parlare il toscano e il bergamasco: quante risate e quante bottiglie di vino scolate insieme. E quella sera che si rientrò dalla libera uscita col cappello sotto il braccio e senza penna. L’Ufficiale di picchetto ci accompagnò direttamente in cella. Eravamo tanto dispiaciuti che si cantò tutta la sera.
Suo figlio mi diede l’indirizzo e promisi che sarei andato a casa loro per passare qualche ora insieme. Non sono mai andato: volevo ricordarlo giovane, con quella penna dritta sul cappello, ed io al suo fianco con tutta la Banda Reggimentale del secondo Reggimento Alpini.
Ripensandoci, quante volte mi sono detto: sono fortunato.
Giulio Salvatori
il tuo racconto è molto bello e traspare che in un incontro casuale- ritornano i ricordi della gioventù militare e si scopre che a volte ci lamentiamo x tante cose che ci sembrano gravi-ma davanti a certi aspetti della vita – le nostre lamentele non hanno + senso e pensi che davvero hai avuto la fortuna dalla tua parte xkè sei ancora libero di muoverti e fare quello che credi senza l’aiuto di qualcuno queste cose fanno pensare
Condivido pienamente quanto scritto da Francesca. Cerchiamo, almeno fra di noi, di essere veramente Uniti. Fra l’altro, vi dico che, l’ultimo mio libro : -Le Autostrade del Silenzio- a cura del Comune di Seravezza, (LU), cito lungamente Eldy…E questo , spero che faccia piacere, perchè, il giorno della presentazione, in quella sala piena di persone, eravate Presenti. Un abbraccio
Leggo con rammarico (e anche un pò di sdegno), che si usano i commenti per trasmettere messaggi offensivi a qualcuno in particolare senza farne il nome. Commenti e messaggi di questo genere NON sono pertinenti al post scritto da persona che nulla ha a che vedere con diatribe personali.
Ciò premesso, considerato che già ho avuto modo di esprimere il mio parere su questo genere di scritti diffamatori che esulano totalmente da ciò che si pubblica nei blog da me gestiti, RIBADISCO, e spero per l’ultima volta, che NON intendo assolutamente leggere ancora tali scritti sui miei blog. Se ciò succedesse, non modererò assolutamente i commenti ingiuriosi non pertinenti ai post pubblicati.
Spero di essere stata chiara.
Tante belle parole da qualcuno, ma solo parole che non rispecchiano il suo comportamento
Grazie dei commenti. Si! siamo veramente fortunati. Cara Gabriella, conosco le caserme di Merano, perchè le reclute finito l’addestramento, molte si accompagnavano a Merano…Pensa che a Cuneo, Fossano, Mondovì, ecc. vi erano tante caserme. La sera le vie. le trattorie, i cinema ecc, erano tutte Penne. Hanno voluto così: meglio o peggio? Credo che, ai giovani di oggi, un po’ di disciplina non farebbe male. Grazie ancora.
Commovente e delicato il tuo racconto, caro Giulio, tutto da riflettere.
Siamo proprio fortunati noi. Noi che possiamo ancora muoverci, camminare senza che nessuno ci spinga la carrozzina, guardare il cielo e apprezzare la vita. Noi che possiamo gioire delle piccole cose senza aspettarci eventi straordinari. Impariamo quindi ad apprezzare la vita con tutto ciò che abbiamo e ricordiamo che non dobbiamo mai dare nulla per scontato, soprattutto la salute.
Grazie Giulio di questo momento emozionante.
Di questo bel racconto Giulio perdonami se scrivo solo un detto. ” Solo le aquile raggiungono le vette, solo gli alpini raggiungono le aquile” Merano era un centro di caserme di alpini, ora la naja non esiste più. Un saluto ciao
Grazie per questo raccontino Giulio, ci porta a riflettere perché guardandoci attorno è facile scoprire che c’è tanta gente che sta peggio ed allora, fermiamoci un attimo e diciamo al nostro interiore “Sono fortunato” ma non basta, cerchiamo anche di tendere una mano e dire una parola di conforto, fa bene pure a noi stessi.