Spesso mi chiedo se ha senso vivere in questo paese , ma poi mi pento subito di aver pensato una cosa simile. Proprio io che tante volte ho parlato di questo borgo come se parlassi di mio padre. Io, che in ogni sasso che affiora dai muri delle case, ho scavato la storia dei miei vecchi. Ma sovente ritorna alla mia mente la domanda:”Ha senso vivere in questo paese ?” Poi mi accorgo che le mie radici sono qui, tra queste case di sasso morto, e una pianta adulta non puoi sradicarla e piantarla altrove. Così facendo essa muore, non attecchisce: anche se affonda le sue radici in un'altra terra e prepotente s’innalza verso il cielo, il colore della sua anima sarà sempre diverso.
Che silenzio, che tristezza. Però al mattino quando il sole spunta di dietro la Pania della Croce e
illumina il paese e il bosco, caspita! E’ un'altra cosa. Gli occhi ti sorridono: i colori diventano vivaci, i fiori hanno un profumo diverso, le acque dei ruscelli cantano, gli uccelli fischiano allegri, e quel gatto che ieri sera miagolava forte e che gli avresti tirato una scarpa, ora lo accarezzeresti.
Non lo so cosa mi succede. Se guardo i campi così abbandonati, con quei rovi e felci che avanzano come piovre fagogitando le fatiche dei vecchi, e che piano piano ritorneranno boschi, che delusione, che rabbia.
Ma poi a primavera qualcuno coltiva il suo campetto, un po’ qui, un po’ là, ed è bello vedere quei fazzoletti di terra ordinati , con le zolle che s’aprono al sole , e i solchi seminati che si rincorrono panciuti da ciglio a ciglio. Il bosco riprende il suo colore, ricama il mantello per l’estate. E allora: profumo di ginestre, di castagno, di timo, di maggiorana, di nepitella, di origano, di eriche, di rosmarino,di mortella, di alloro, di salvia… Anche la salvia ha un profumo diverso quassù, ha più aroma, ecco! Però, sono stufo di vedere sempre le stesse cose! Ormai conosco ogni forra dei monti, ogni insenatura.
Anche le poiane di Monte Cavallo sono sempre le stesse. E quell’allocco che a notte fonda fa la serenata e non mi fa dormire, gli tirerei il collo.
Anche le campane hanno un suono diverso: si muovono con il sistema elettrico, non hanno più quello scampanio a distesa, ma sembra che qualcuno si diverta a picchiarci sopra con un martello. Non è il suono che invita i fedeli alla S. Messa, ma un tramestio di pentole rovesciate dalla finestra.
Però è bello il mio paese! Con quelle case che si abbracciano, che si sorreggono in una pisalanca di tetti, ti dà un senso di armonia , di intimità paesana.
Nel periodo invernale sembra che la gente vada in letargo. Giri per le vie del paese ma non incontri nessuno. Arriva la neve che ricopre i monti, il bosco, il paese.
Che spettacolo! Un unico grande tetto di cotone bianco soffice, soffice, mentre i camini delle case soffiano nel cielo il loro caldo respiro. Le grida delle mamme che richiamano i bimbi che giocano con la neve. I merli e pettirossi che si avvicinano alle case affamati.
E aspetti che ritorni la primavera e l’estate. Le porte si spalancano, le finestre si aprono le vie si popolano di turisti che strusciano gli zoccoli per le vie del paese. Il dialetto che si mescola ad un parlare diverso dal nostro, una chitarra che suona accompagnando un coro di voci allegre…la sera si va a letto tardi.
Però è una ventata di allegria , di novità, di facce nuove, appena il tempo di conoscerci e poi…via . E così ti accorgi che un altro anno è passato in questo paese che vorresti lasciare. : “Il tempo se ne va…” dice il motivo di una canzone.
I capelli ormai sono grigi, i figli sono partiti verso la città, ed io? Sono indeciso e non so cosa fare. Anche le mie radici che sono fissate bene in profondità cominciano a tentennare.
Forse un giorno anch’io me ne dovrò andare con tanta amarezza nel cuore. Però, non voglio pensarci , non so se riuscirò ad abbandonarti paese mio. Però ?!
Troppo buono Mariano , sei un amico. Ti ringrazio assieme a tua Moglie. Grazie
Ciao Giulio, che piacere sentirti declamare “i nostri luoghi” da questo bel sito che ho recentemente scoperto. Giulio spirito eletto e animo sensibile che fa vibrare con i suoi scritti (e non da ora) le vette, le gole, i pianori delle Alpi Apuane.
Visto e soprattutto sentito Lorenzo. Ho rimediato subito con piacere.
Giulio, quanto è stato bello il pianto di Franci.
Marc,non mi innalzare troppo, sono cose semplici che ognuno di noi può raccontare, può esternare, può donare. Se ogni tanto ci si guarda addietro, ci accorgiamo che:chiunque lascia, o ha lasciato una traccia , un segno del suo passato.Basta leggerlo. Hai toccato dei termini musicali a me cari, quale modesto musicista.Ebbene, il -solista- non ha motivo di esistere se non ha una platea che lo ascolta. Io ho trovato nell’arena di Eldy, l’armonia e la melodia che coronano il motivo, quale supporto all’esecutore.
Ti/Vi ringrazio veramente , tutti, di cuore
Caro giulio “maledetta” la tua sensibilita! troppa!… troppa! i tui scritti mi colpiscono al cuore,la tua dolce descrizione venata di tristezza, da delicata malinconia mi riempiono l’anima mi fanno sentire i sapori, gli odori. La nostra e un età dove le cose si assaporano, si gustano con la lente di ingrandimento,continua a farci assaporare i tuoi scritti e la tua semplice e grande sensibilità. instradaci nelle vie dei ricordi personali.Facci sentire le tue note! suonando la tua penna come uno strumento musicale,facci vibrare nell’aria con i tuoi assoli, facci sentire la tua canzone chiamata: anima!
Franci, perdonami.Sto molto attento a non fare dimenticanze,ma ti ho saltato. Fra l’altro mi ha colpito il Tuo commento perchè hai percorso , insieme a me , un “tratto di sentiero” del mio Paese. Grazie di cuore.Vedi poi, che non sono un -maledetto toscano-
Grazie Amico Mario. pe, Ho letto fra le righe la Tua nostalgia..
Ti ringrazio per avermi letto.
E io chi sono…??? sigh….sigh…sigh…!!
Vado nell’angolino a piangere.
Giulio, sei bravo bravo. Ti ringrazio per avermi dato l’occasione per ripensare e ricordare, seppure per poco tempo, il luogo in cui sono nato e che ho lasciato oltre 43 anni or sono.
Grazie di nuovo e sappi che avrai un altro fedele lettore.
Lorenzo,Edis maria, Lieve, Luciano 3 rm, Giovanna 3 rm, Nadia, Tittati.Grazie Amiche-Amici.Mi fate volare troppo in alto.Non soffro di vertigini, però fino ad una certa altezza,poi, chiudo
gli occhi e mi faccio cullare dai Vostri sinceri complimenti.
PS:Un grazie di cuore a Rosaria che ha saputo impreziosire il tutto con delle belle immagini. E grazie ancora Rosaria per il “Cappello ” di di introduzione.- ” la sapiente arte dello scrivere…”Troppo, troppo Rosaria.Io scrivo come parlo e, soprattutto quello che sento. Grazie
Giulio, leggo sempre i tuoi scritti con piacere ed interesse, tu dici di avere un modo semplice di esprimerti, ma, sarà la “semplicità”, saranno gli argomenti che tratti, è certo che leggerti mi tocca il cuore! Secondo me, tu non lascerai mai la tua terra, ci sono radici troppo profonde e robuste che ti trattengono oltre agli affetti a te più cari. Allora, maledetto toscano,che te devo dì? Sei BRAVO BRAVO e mi emozioni.
Radici…..ecco la parola giusta (qualcuna mi ha preceduta..). Giulio, se ti guardi intorno vedi la tua vita. Ogni sasso, ogni angolo, ogni strada, ogni sentiero, ogni cima, ogni albero ti ricordano qualcosa, da quando sei nato, da quando bimbetto giocavi per le vie e poi ragazzo iniziavi le prime esperienze di vita con misto di emozioni e sentimenti e via via si srotola tutta la tua esistenza. No Giulio, non credo tu possa abbandonare la tua terra, quella terra che ti ha contenuto e protetto finora e dentro la quale tu vivi sereno come nel ventre di una madre. Tutti dovremo andarcene un giorno ed abbandonarla ma le radici di una vita hanno sempre per protagonisti i sentimenti e tu, Giulio ne hai da vendere.
Ti abbraccio forte e ti ringrazio di avermi regalato una grande emozione leggendoti.
Molte, troppe le persone che hanno abbandonato i loro Paesi. Ed ecco che si ritrovano senza radici. Un albero senza radici non cresce, muore presto. Per me, giusto visitare tutti quei meravigliosi posti sparsi per il mondo ma poi è giusto tornare ”alle proprie radici”.
La descrizione così accorata e poetica del tuo paese, Giulio, mi ha molto colpito. Il cuore ti detterà sicuramente la decisione da prendere.
Un caro saluto.
Giulio. Vivere nel proprio paese e fare quello che ti piace è felicità, se cerchi altri nuovi orizzonti rischi di essere fuori dal posto dove hai trovato pace, calma e serenità, ma soprattutto sei fuori dal caos giornaliero che si è costretti da chi vive in grandi città come il sottoscritto, tu hai questa possibilità ti consiglio di mantenerla. Un saluto.
Quanta poesia nella tua descrizione!c’è dentro tanto amore per il tuo paese…Non credo che riuscirai a lasciarlo…ti è dentro, e nn sapresti dimenticarlo, proveresti la nostalgia di chi ha abbandonato…e il rimpianto di qualcosa di tuo che nn hai piu’…pensaci bene!
Accorata ,triste ,ma splendida descrizione di un bellissimo paese di montagna ormai quasi abbandonato ,ma non dimenticato.Anche qui in Piemonte ce ne sono tanti ed io ne amo uno in particolare , nel quale trascorrevo ogni anno un paio di mesi estivi.Leggendo il bellissimo scritto l’ho ricordato con passione e nostalgia ,ricordandolo quando ancora era “vivo ed allegro”.Non lo lasciare anche tu, rimani e continua ad amarlo.
Giulio, non c’è niente da dire. Il tuo racconto, un po’ romanzato come si conviene, avvince molto, tuttavia, come sempre. I toni accorati, le nitide descrizioni, i diffusi sentimenti d’amore fanno dello scritto un’avvincente avventura. Eppure c’è il periodo finale che fa pensare. Me ne vado? Forse sì, me ne andrò anch’io. Non voglio pensarci, però, perché non so se riuscirò ad abbandonarti. Giulio, io me ne andrei, oppure non mi porrei la domanda. Se vai e rimpiangi va bene. E se non vai e rimpiangi di non essere andato, che succede? Ah questi scrittori a caccia di emozioni (da ispirare ai lettori). Per ora la domanda di Giulio a sé stesso rimane vagante nell’aria. Un caro abbraccio.