Quale ricetta migliore di questa per inaugurare la categoria CURIOSITA' E SAPORI REGIONALI?  Non poteva mancare la ricetta del ''gato''!  Non sarà piacevole da leggere per qualcuno di voi ma da brava vicentina, non posso trascurare il folklore della mia città! Il vecchio detto ''vicentini magnagati'', testimonia la povertà del territorio e della sua gente  nel periodo della guerra. La ricetta del gato, era considerata una pietanza ambita, consumata specialmente nei mesi invernali. Il testo originale è in dialetto vicentino, diverso dal veneziano che siamo abituati a sentire a teatro, cinema e televisione. Ho pensato di pubblicare tutte e due le versioni in modo che sia portata a conoscenza anche la lingua vicentina.

 

GATO ALA VICENTINA

 

Se gavi’ deciso de farlo in tecia, ocore prima de tute che serche’ de vedare qualo ch’el ze’ quelo pi’ in carne, sperando de intivarghene uni che nol gai supera’ i do ani de eta’ e che la so parona la ve gabia fato on dispeto tempo indrio. Na bona matina toli’ su el s-ciopo e ve’ fora bonora, disendo in casa ca ve’ ciapare on bigolo de aria fina. Mejo de tuto saria ch’el di prima gavesse fato na bela nevega’ da quela che resta par tera quindase di’. Apena ca ocie’ el gato in parola fe finta de gnan vedarlo; scondive de drio on canton, carghe’ el s-ciopo e fe quelo che gavi da fare. Portevelo casa rento la sporta de la spesa, par strada salude’ tuti e a chi che ve domanda cossa ca gh’in fe’ del s-ciopo, disighe ca si na’ a trarghe a on pantegan. Na volta riva’ casa sare’ ben el cancelo, ne’ in te l’orto e piche’ su s’on palo el gato, verzighe la pansa cofa’ on conejo e tireghe fora tute le buele teghendo da parte el figa’. Tajeghe via la testa e deghela al can. Scave’ desso na busa ne la neve, metive rento el gato e po coersila da novo. Ve’ in casa, meti’ in giassara el figa’ del gato in na scudela e ve’ in seciaro a lavarve le man fa Ponsio Pilato e po da l’osto a bevarve un goto. Al sabo ve confessarve e la domenega a tore la Comunion! Lasse’ el gato soto la neve par oto giorni, stasendo sempre tenti ch’el sia ben coerto e ch’el can resta liga’ a caena. Dodase ore prima de metarlo su in tecia tirelo fora da la busa e ch’ol ze’ deventa’ tenaro, pelelo e lavelo puito, lassandolo po’ taca’ a sgiossarse. Felo a tochiti e metili in ona piana co na siola, na carota, na gamba de seino, on spigolo o do de ajo, el tuto trita’, treghe rento anca do foje de doraro qualche gran de pevare e quatro-sinque de denevre, on spisigon de droghe e quanto sale ch’el basta. Neghelo de vin bianco pitosto seco e desso metilo in te la moscarola in caneva a marinarse par tuta la note. La matina scole’ i tochi de carne dal vin, sugheli puito e feli rosolare in onantian co’n poco de ojo. Co’ i ga’ ciapa’ a colore caveli via da l’onto e vode’ fora quelo che ze resta’, peste’ fina na siola, on pugneto de parsimolo e on spigolo de ajo, po meti’ tuto ne l’antian co’ na s-cianta de buro e ojo zontandoghe dele fojete de salvia e on rameto de rosmarin. Lasse’ sfritegare e po meti’ rento i tochi de gato. Dopo diese minuti buteghe insima anca quatro-sinque pomodori pela’ pena verti, o se no on poca de conserva. Missie’ col guciaro de legno, zonteghe on biciere de vin bianco e uno de rosso. Metighe su el coercio e fe’ cusinare par on’ora e mesa / do’, bagnando co del brodo se se suga massa. A la fine unighe el figa’ trita’, meti’ i tochi de gato col so pocieto sol piato e porteli in tola compagnandoli co’ la polenta calda. Disighe ch’el ze conejo nostran, sleva’ a erba e farinasso e vedari’ che rassa de figuron che fari’. Co’ i ga ben magna’ e bevu’, servighe, insieme co la graspeta, la novita’...

Questa ricetta è stata tratta da “La Cucina Vicentina” di Amedeo Sandri e Maurizio Fallopi.

TRADUZIONE

Se avete deciso di cuocerlo in pentola, occorre prima che cerchiate un gatto bello in carne, sperando di trovarne uno che non abbia superato i due anni di età, e che la padrona vi abbia fatto un dispetto tempo addietro. Una mattina, prendete un fucile e uscite di casa molto presto, dicendo ai vostri cari che andate a respirare un po' d'aria sana. Meglio di tutto sarebbe che il giorno prima, avesse fatto una bella nevicata, di quelle che rimangono per quindici giorni.  Appena vedete il gatto in questione, fate finto di non vederlo; nascondetevi dietro l'angolo, caricate il fucile e fate quello che dovete fare. Portatevelo a casa dentro la borsa della spesa; per strada salutate tutti, e se qualcuno vi domanda che cosa fate col fucile, rispondete che andate a sparare ad un topo. Una volta arrivato a casa, chiudete bene il cancello, andate nell’orto e appendete il gatto ad un palo. Apritegli la pancia come si fa con un coniglio, e tirategli fuori tutte le budella tenendo da parte il fegato. Tagliategli via la testa e datela al cane. Scavate adesso una buca nella neve, metteteci dentro il gatto e poi copritela di nuovo. Andate in casa, mettete nel frigo il fegato del gatto in una scodella, e andate al lavello per lavarvi le mani come Ponzio Pilato; poi andate in osteria a bere un bicchierino. Al sabato andate a confessarvi, e domenica andate a fare la Comunione! Lasciate il gatto sotto la neve per otto giorni, facendo attenzione che sia ben coperto e che il cane resti legato alla catena. Dodici ore prima di metterlo in padella tiratelo fuori dalla buca, e quando sarà tenero pelatelo e lavatelo bene, lasciandolo un po' di tempo appeso a sgocciolare. Fatelo a pezzetti e metteteli in una padella con una cipolla, una carota, una gamba di sedano, uno spicchio o due di aglio, tutto tritato. Aggiungete anche due foglie di alloro, qualche grano di pepe e quattro o cinque di ginepro, un pizzico di spezie e sale quanto basta. Immergetelo nel vino bianco piuttosto secco, e poi mettetelo nella moscaiola (gabbia in legno e retìna in ferro molto fitta, a ripiani di legno, per conservare i cibi, sottraendoli alle mosche, agli insetti e ai topi) in cantina a marinare per tutta la notte. Al mattino scolate i pezzi di carne dal vino, asciugateli bene, e fateli rosolare in un tegame con un poco d’olio. Quando avranno preso colore, tirateli fuori dall’olio e eliminate quello che resta nella padella. Tritate finemente la cipolla, il prezzemolo e lo spicchio d’aglio, poi mettete tutto nel tegame con un po' di burro e olio, aggiungendovi delle foglie di salvia e un rametto di rosmarino. Lasciate soffriggere e poi aggiungete i pezzi del gatto. Dopo dieci minuti aggiungere anche quattro o cinque pomodori pelati, oppure un po' di conserva. Mescolate con il cucchiaio di legno, e aggiungetevi un bicchiere di vino bianco e uno di rosso. Metteteci sopra il coperchio e fate cucinare per un’ora e mezza o due, bagnando con del brodo se si asciuga troppo; alla fine, unire il fegato tritato. Mettete i pezzi di gatto nel piatto, con il suo sugo, servite a tavola accompagnato con polenta calda. Dite che é coniglio nostrano, allevato a erba e farinaccio, e vedrete che figurone farete. Quando avranno ben mangiato e ben bevuto servite, assieme al grappino, la novità...

BUON APPETITO!!!!!!

Ovviamente sto scherzando, mi auguro che questa tradizione sia andata in disuso, anche se so che in qualche paese del vicentino, ancora si cacciano i gatti. Ecco perchè, come ho detto più volte, non mangerò MAI coniglio, in casa privata ne in ristorante.  Mangio pochissima carne e tanto meno i gatti.......LI AMO TROPPO!!!

Nadia

12 Commenti a “RICETTA…….EL GATO”

  1. cuoricino alias anna ;-) ha detto:

    mamma mia francomuzzoli ma questo piatto e proprio da grande profesionista in cuccina ……specialmente il nido di parmigiano fate nelle coppete di vedro caspita che fantasia cmq complimenti pesno che sara un ottimo piato ma io preferisco piatti tt rapidi semplici e facili haahahah ciao caro

  2. ester ha detto:

    caspita francomuzzioli davvero invitante! Non ho mai preparato il pollo in questo modo, non s’impara mai abbastanza| Certo che lo farò appena ci sarà l’occasione bravo! L’hai in ventata tu? Ciao

  3. francomuzzioli ha detto:

    Ricetta di mia creazione:

    Pollo sotto coperta (ricetta per 4 persone)

    Prendete un bel petto di pollo, tagliatelo a tocchettini grandi come piccole noci (possibilmente tutti uguali),infarinateli ,cercando di creare pallottoline di circa 2,5 cm(dovrebbero risultarne 28/32). Metteteli in una padella antiaderente ,con un pò di burro che avrete sciolto con un pizzico di dado da brodo in granuli. Li imbiondirete leggermente ,versando un poco di vino bianco per completare la cottura. Disponete i tocchettini di pollo sul fondo di una pirofila ,cercando di riempire tutto lo spazio. A parte preparate una fonduta con almeno tre tipi di sottilette . Sciogliete le sottilette con un poco di latte ,una noce di burro ed un pizzico di dado da brodo in granuli. Deve risultare una fonduta morbida , non acquosa (regolatevi con il latte!)
    Avrete precedentemente preparati dei piselli finissimi in scatola (lavati bene per togliere il gusto di conservante) e dello spek ,che avrete tagliato in piccolissimi pezzetti. Unite piselli e spek alla fonduta ancora calda ,amalgamate e versate il tutto nella pirofila cercando di coprire bene ed abbondantemente tutti i tocchettini di pollo , lasciate quindi riposare (anche un giorno), per fare in modo che la carne si “passi” nella fonduta.
    Preparazione del piatto:
    Prendete del parmigiano grattugiato e versatelo in una padellina antiaderente ,per creare delle coppette ( due o tre cucchiai per fare una coppetta ,sono sufficienti). Fondete il parmigiano ed aiutandovi con una palettina di legno adagiate su di una coppetta di vetro ,questa fonduta densa ,per darle la forma. In pochi minuti si raffredderà e la coppetta di parmigino sarà pronta.
    Prendete la vostra pirofila con pollo e fonduta e mettetela in forno a 150° ,finchè la fonduta sia leggermente imbiondita in superfice,quindi levatela dal forno.
    In un piatto piano ,disponete le coppette di parmigiano e dentro sette/otto tocchettini di pollo ben coperti di fonduta ,piselli e spek,che ferete leggermente debordare all’esterno della coppetta . Prendete del tartufo nero,ben pulito, ed affettatelo con parsimonia sulla fonduta e sul piatto e……voilà ,il pollo sotto coperta è servito!

  4. nadia ha detto:

    Scoiattolina……lo preferisco anch’io il ragù….grazie del simpatico commento!

  5. scoiattolina ha detto:

    bella sta cosa dei gatti ..ma preferisco di lungo il ragù magari con i rigatonii un kiss ragazze !!!!

  6. ester ha detto:

    ciao Nadia ieri volevo far bella figura e scrivere un bel commento sulla tua ricetta del gatto , ma poi ho fatto un e

    rrore e il commento è sparito ( quanto mistero in rete)!!! Ora ti devo dire che la mia gattina non lo ha apprezzato affatto al contrario di me che ci ho fatto una gran risata brava ciaooooooooo

  7. rprato ha detto:

    l’abbiamo letta insieme, il mio gatto ed io e lui mi è ha guardato un pò perplesso come a dire : ma che persone frequenti?
    Difficile dargli torto….
    Brava Neve per averci fatto apprezzare la fantasia dei vicentini.

  8. nadia rm ha detto:

    neveeee mi dicevo…ma possibile una cosa del genere ,nn è per i gatti ,nn mi piace come animale pero’ lho crduta davvero sta sta storia,….. finche’ nn ho letto il finale…..ho tirato un bel respiro di sollievo

  9. mario.pe ha detto:

    bella solo da leggere, ma se vengo a vicenza non chiederò più carne….”sono vegetarino”.. solo a vicenza. il baccalà alla vicentia sicuramente lo
    prenderò, ma ……senza la polenta.
    Tuttavia sei stata molto brava e per questo grazie.
    Mario

  10. rosaria3.na ha detto:

    Mi sono sempre chiesta da cosa avesse origine il famoso detto “vicentini magnagati”. Adesso ho le idee un po’ + chiare, grazie a te, neve, e per di più mi sono anche divertita a leggere. Comunque sono d’accordo con Franci a non mangiare mai il coniglio fuori casa. Oltretutto non mi piace nemmeno. Ahahaha

  11. franci ha detto:

    AHAHAHAH……….NEVE E’ BELLA DA MORIRE QUESTA RICETTA…(NATURALMENTE …SOLO…LEGGERLA..!!!).
    MI ANCA NO MAGNARIA MAI CONEJO A VICENSA MA ADESO GNANCA SE VEGNO A CASA TUA………..MIA BELLA VICENTINA E CARA AMICA MIA.
    SMACKKK..GRAZIE DEL BUONUMORE CHE MI HAI REGALATO. TVB

  12. edis.maria ha detto:

    Vi garantisco che i gatti, durante la guerra e subito dopo,erano mangiati anche in altre regioni: per esempio in Piemonte.Era tanta la fame, mi hanno raccontato,che si divorav a di tutto. Si deve anche tener conto che allora i gatti erano allevati dai contadini solo per dare la caccia ai topi. Oggi i gatti sono considerati quasi “di famiglia”, coccolati ed amati, per cui non avremmo il coraggio di riservare loro una fine così crudele

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