Vorrei scrivere un po' di come ho conosciuto questo mondo, queste persone e raccontarvi una storia.

Non scrivo per ostentare chissà quale bravura, quanto per esporre un mondo sconosciuto da molti e che da molti viene commentato e che poi girano la testa dall'altra parte. Sono consapevole delle complessità di questo argomento, mi farebbe piacere che diventasse uno stimolo alla discussione e di confronto. Alla condivisione, alla identificazione di questo mondo, che a parte qualche episodio che fa notizia, nessuno ne parla.

La chiesa ha certamente sviluppato con anticipo una visione più lungimirante rispetto alle istituzioni, parecchi anni or sono. I primi istituti che accoglievano i disabili erano pressocchè tutti cattolici, però ha avuto difficoltà a mio parere a immaginare la persona disabile come partecipazione di diritti e doveri, come artefice della sua esistenza unica, come soggetto attivo, ovvero come credente.

Le cose negli ultimi anni, sono cambiate molto, a mio avviso, nella giusta direzione con varie strutture pubbliche con vari centri di aggregazione e similari.

L'handicap è uno svantaggio, la convinzione nella nostra società equivale ad una condizione psicofisica interiore da una persona ''normodotata''. L'intento è quasi sempre quello di isolare, di bandire il temine ''handicappato'', considerandolo disprezzato, si cerca di ammorbidire il temine, come se questo portasse in qualche modo alla riduzione della menomazione.

Chi è costui: è una persona che a causa di una situazione particolare, si trova impedito nel fare ciò che altre persone fanno, un uomo/donna paraplegico al tavolo da lavoro, in auto, in barca, facendo sport, è tutt'altro che disabile.

Davanti ad una gradinata, ad un ascensore piccolo, ad un mezzo di trasporto pubblico non adeguato, è handicappato. Il nostro sforzo non deve essere quello di modificare il termine o inventarne di nuovi ma piuttosto di educare la gente a guardare ogni uomo per la dignità del suo essere tale.

Credo che superato questo muro, le porte della società si apriranno ancora di più.

 

LA MIA ESPERIENZA:

Siamo negli anni '80, con il mio lavoro avevo tempo libero e sempre con il mio lavoro, in quel periodo mi portava a rilevare incidenti stradali, a volte tragici e quasi sempre sul luogo del sinistro venivano chiamati gli operatori della C.R.I. (ora 118). Ci si conosceva e un giorno una di queste volontarie mi disse: sai Renzo, non conosci qualche persona che ha il cap (ora c.q.c. = carta qualificazione del conducente-patente professionale per trasporto pubblico, ovvero una patente speciale)? Poichè ci è stato donato un minibus per trasporto dei ragazzi handicappati ma non abbiamo nessun volontario che ha questi requisiti. Io al momento non le dissi che ne ero in possesso ma dopo qualche giorno, dentro di me, c'era qualcosa che non potevo esimere a dare la mia disponibilità, poiché ero in possesso di tale requisito. Iniziai a trasportare questi ragazzi nelle varie strutture dove c'era bisogno e sempre più mi appassionavo in quel mondo che in quegli anni era veramente sconosciuto e rifiutato. Poi, dopo un periodo durato alcuni mesi, per motivi di istituto, venni trasferito in altra sede con altre incombenze, così dovetti abbandonare i ragazzi ma come potevo, andavo sempre a trovarli specialmente d' estate. Li trattenevo con vari giochi di sport. In quel periodo poi con l'Unitalsi Lombardia, andai a Lourdes come barelliere. E' stata un'altra esperienza di vita. Partiti da Milano, mentre si barellavano gli ammalati, notavo sui volti dei miei compagni sentimenti diversi. Per alcuni era già un'esperienza consolidata ed erano felici di poterla ripetere, per altri come me, era la prima volta. Viaggiammo tutta la notte e finalmente dopo 13 ore arrivammo a Lourdes. Mentre aiutiamo i malati nel trasbordo su automezzi attrezzati per il loro trasferimento al Santuario, pensavo: sicuramente tutta questa gente è venuta per qualcosa...ma cosa esattamente?....una grazia o un miracolo?

Lourds

Lourdes

La risposta nn è così semplice, una cosa è certa, vi è una spinta interiore  che accompagnava tutti.

Durante quella settimana oltre ad accudirli nei bisogni quotidiani, li accompagnavo alle funzioni religiose, ed è proprio lì che conobbi una ragazza, Milla (nome di fantasia).  Lei era su una sedia a rotelle. Purtroppo aveva 20 anni e arrivava dalla Valtellina. Aveva subito un incidente motociclistico con il suo ragazzo il quale, purtroppo, era deceduto. Milla era bella, simpatica e molto intelligente. Praticava sport come il sottoscritto, era esperta in arrampicate e sci alpino. Subito avevamo legato e voleva sempre che fossi io ad accompagnarla in tutti i posti anche se la regola era di non dovere stare sempre con la stessa persona. Trasgredivo le regole e così diventammo amici. Lei si confidava dicendomi di aver conosciuto l'umiliazione, la discriminazione, raccontandomi le difficoltà che trovava, specialmente dove abitava in montagna. Studiava a Sondrio e normalmente prendeva l'autobus, aveva amiche, si divertiva come tutte le ragazze di quell'età. Ma ora, così com'era, si sentiva una ''nullità'' . Per tutto il tempo siamo stati insieme, lei si sfogava ed io le davo coraggio. Una volta rientrati a casa andavo, nelle festività e in altre occasioni, a trovarla ma ogni volta che andavo notavo che era sempre più depressa. Ma lei, mi spiegava che era tutto ok! Non era così poiché per lei diventava tutto più difficile e così.....se n'è andata in Australia da suo fratello. Purtroppo, di Milla, non ho più saputo nulla!

Mi sono reso conto di quanto sia difficile per i diversamente abili, vivere in una società che guarda al benessere, ai propri bisogni e si mette la testa giù per non vedere cosa li circonda.

   

 

E' auspicabile e doveroso a questo fine, il coinvolgimento di tutte le istituzioni per avere più sinergia in questo mondo per un significativo inserimento in tutto e per tutto.

Una delle conquiste di maggiore valore etico dello Stato italiano è quello di considerare tutti i cittadini ''uguali'' e di condannare ogni discriminazione che precluda la propria possibilità ad ogni persona.....sarà vero?

Una buona notizia di quest'anno è che c'è una proposta di legge che tutti i comuni di una certa dimensione, avranno una nuova figura nel comparto delle pari opportunità: il disabily-manager.

Un esperto incaricato di rendere la città più accessibile alle persone diversamente abili, dagli ostacoli, ai trasporti e più accessibilità nei luoghi pubblici. Nella nostra vita quotidiana, nel benessere, nella corsa a fare carriera, etc, abbiamo dei benefici a fronte di questi benefici ma abbiamo dimenticato l'attenzione a chi ha problemi.

Ne elenco alcuni e non sono pochi: i nani, i giganti, gli obesi, gli amputati, i miopi, i ciechi, i paraplegici, i tetraplegici, coloro che soffrono di cuore, i sordi, chi soffre di claustrofobia gli anziani, i
Partita di Torbal (non vedenti)

Partita di Torbal (non vedenti)

bambini....etc......risultato? Lo spazio per tutti questi utenti risulta essere stretto, sicuramente pieno di barriere e ostacoli.

 

Ora comprendiamo che è importante fermarsi e ricordare, ripensare al cammino fatto fino ad ora della nostra propria vita e riflettere un po'. E magari per una volta nella vita vi siete chiesti osservando queste persone; forse un disabile è più intelligente di me? E la paura per un istante è entrata in voi. Non dite di no, ho sentito questo brivido sulla mia pelle!  

Per i portatori di handicap il fenomeno risulta essere dimenticato, gli stessi rivendicano spazi più fruibili, privo delle cosiddette barriere architettoniche. I fenomeni che vi sto descrivendo si registrano in tutto il mondo e non solo in Italia. In Italia però, se mi è consentito fare questa affermazione, da sempre vi è un'attenzione alla qualità del prodotto, voglia di renderlo attraente e appetibile per tutti. I progettisti dimenticano la praticità dell'agevolare la persona con problemi e si portano sui colori, forme. Con il ricorso alle duttilità dimenticando le parole chiave: agevolare-muoversi-vivere.

Tutto ciò che sono, tutto ciò che amo, tutto ciò che rispetto, lo devo anche agli insegnanti che ho appreso in questo mondo sconosciuto e a queste persone tenere, simpatiche e molto intelligenti. Non è nella mia indole vantarmi o raccontare vicende della mia vita privata, ma penso che questo mio scritto faccia ricredere tante persone a una seria riflessione.  

     

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11 Commenti a “Essere diversamente abili…….scritto da Nembo e pubblicato da Nadia”

  1. NEMBO ha detto:

    E’ con profonda emozione che leggo i vostri commenti,grazie a tutti di cuore.Speriamo che lo stato, regione, provincia, enti locali, abbino un sempre maggior impegno raggiungendo definitivamente un’obbietttivo certo sui problemi dei disabili. Ricordando che l’handicap non può e non deve essere tabù, poichè la disabilità è una condizione e non una condanna.

  2. rosaria3.na ha detto:

    GIULIA, HAI PIENAMENTE RAGIONE SIA SULL’AFFETTO E SULLA RICONOSCENZA CHE ESSI ELARGISCONO A CHI SI OCCUPA DI LORO, SIA PER QUANTO RIGUARDA I TAGLI CONTINUI DELLO STATO A SFAVORE DI QUESTE PERSONE, CHE CMQ HANNO BISOGNO DI UN AIUTO MORALE ED ECONOMICO ALLO STESSO TEMPO. NELLA MIA CARRIERA SCOLASTICA, IN QUALITA’ DI INS. DI SOSTEGNO E NON (PERCHE’ COMUNQUE LI HAI NELLE CLASSI), NE HO VISTI TANTI, MA TUTTI ERANO AFFETTUOSI E GRATI X L’AFFETTO E L’ATTENZIONE CHE SI DAVA LORO, COMPRESE LE LORO FAMIGLIE. QUINDI AMMIRO ANCHE IO NEMBO CHE SI PRODIGA X AIUTARE QUESTE PERSONE CHE, RIPETO, X PRIMA COSA, HANNO BISOGNO DI AMORE E RISPETTO!!!!

  3. giulia4.mi ha detto:

    L’handicap è una condizione permanente per alcuni ma che nella vita può capitare a chiunque, una malattia un incidente possono catapultarci in questa situazione magari anche solo per un periodo se siamo fortunati …o per sempre nel peggiore dei casi, allora si prende cosciènza di quanti e quali siano le difficoltà nella vita quotidiana. La società attuale tutta incentrata sull’efficienza fisica ed estetica fa fatica ad accettare le diversità e ad occuparsene. Per fortuna le cose un po’ sono cambiate, una volta le famiglie tenevano nascosti i loro figli in istituti o nelle loro case, oggi nn è difficile vedere genitori e amici portare con orgoglio i loro amici diversamente abili a spasso per le città. E’ solo questione di educazione che famiglia e soprattutto stato dovrebbero infondere in tutti fin dalla più tenera età. Io come Rosaria nella mia esperienza scolastica ho avuto occasione per diversi anni di occuparmi di ragazzini con diverse disabilità, ma quello che ho ricevuto da loro in termini di affetto e riconoscenza non ha eguali e devo dire che nonostante quello che si dice dei giovani …gli alunni normodotati si dimostrano molto sensibili se sono stati abituati ad accettare le diversità. Persone come Nembo meritano tutta la nostra stima, anche perchè spesso lo fanno senza farsi troppa pubblicità, quello che più mi rammarica è che il governo faccia tagli alla scuola proprio sugli insegnanti di sostegno figure fondamentali per accompagnare quesi ragazzi lungo il percorso dell’istruzione, della socializzazione e della autonomia. Oltre ai tagli sulla scuola incidono anche i tagli ai servizi sociali alle famiglie (tipo il pulmino per il trasporto) uno stato che nn tutela i suoi figli più fragili …non e degno di chiamarsi cosi.

  4. albamorsilli ha detto:

    nembo quello che hai scritto è la verità io che ho vissuto per men 20anni in mezzo hai bambini ammalati di neuro spisichiatria eandicapati di tutti i generi ho sempre detto, basterebbe che le persone ci vivrebbero un mese assieme a loro per capire il valore che a loro manca.Non esisterebbere egoisti, invidiosi,Ma la cosa grande tu dai e in compenso si riceve tanto, questo ti appaga

  5. popof ha detto:

    Visto Nembo che ne sei stato efficacemente capace?
    Grazie a te, stavolta, soprattutto per il contributo all’abbattimento delle barriere mentali, ben più difficili da eliminare.
    Per quelle architettoniche bastano le nomative e il loro adeguamento ai bisogni. Per quelle mentali c’è tanto altro da fare ancora, non sono rari i casi decritti da Milly 49, ancora oggi.
    Uno slogan dice “visto da vicino nessuno è normale”, ed ha un buon effetto.
    Io dico non basta vedere da vicino, occorre entrarci dentro, senza dimenticare, scusate il cinismo, che tutti siamo candidati alla disabilità.

  6. milly 49 ha detto:

    nembo certamente non hai bisogno del mio” bravo” per sapere che hai fatto e stai facendo la cosa giusta. E’ bene ricordare a tutti le difficoltà che queste persone incontrano quotidianamente nella vita per essere attenti ai lori bisogni, vediamo tutti i giorni auto parcheggiate sui marciapiedi che li obbligano a lunghi e faticosi giri o i parcheggi a loro riservati occupati da chi non ne ha diritto e la lista sarebbe lunga ma comunque le cose anche se lentamente si muovono e la sensibilità aumenta. Ti parlo per esperienza diretta, mio suocero è grande invalido di guerra (cieco) e puoi immaginare quante difficoltà ha per muoversi ora con l’età si è aggiunta la difficoltà a camminare per cui ha bisogno della carrozzina. Quando ero bambina avendo un fratello “diverso” dovevamo scegliere luoghi di villeggiatura dove non desse fastidio vederlo, ha frequentato poco la scuola perchè allora non erano ammessi, ecc..eppure era un ragazzo buono e tranquillo con un alto senso dell’amicizia tanto da non voler rivelare chi gli aveva fatto qualche scherzo pesante. Quante volte è tornato a casa con lividi o abiti strappati. Per fortuna tutto questo è cambiato ora a scuola hanno gli insegnanti di sostegno e ci sono tante associazioni che si occupano anche del loro tempo libero. grazie per tutti quelli come te che trovano la sensibilità e il tempo di occuparsi di loro.

  7. Luciano3 rm ha detto:

    Nembo solo ora ho avuto questa opportunità di leggere il tuo scritto, credimi sono commosso,onore a tutti i volontari come te che silenziosamente con dignita esercitano la professione di aiutare questi poveri e sfortunati nostri fratelli, voi siete la loro speranza,bravi vi abbraccio tutti.

  8. antonio2.li ha detto:

    Bravo Nembo ci vorrebbe più sensibilizzazione.Per fortuna vedo che qualcosa si sta muovendo il nostro comune ha finalmente costruito una rampa che evita i sette scalini di accesso e ha messo un ascensore che se anche monta di soli due piani ha risolto il problema.Cosi hanno fatto anche l’ufficio postale e le tre Banche.anche per le strade vedo che hanno fatto gli scivoli sui marciapiedi; è gia tanto ma penso che si potrebbe fare ancora molto

  9. pier501 ha detto:

    Grazie Nembo per avermi fatto piangere !!! Grazie di esistere..Sei un Grande

  10. lorenzo.rm ha detto:

    La lotta è dura, durissima, e deve essere costante per raggiungere risultati stabili e duraturi. C’è da ringraziare Nembo, Nadia e Rosaria per averci dato una bella “scossa”.

  11. rosaria3.na ha detto:

    Nembo, molto bella questa tua testimonianza!!!! Che dire, hai ragione quando dici che il mondo non si adegua a queste situazioni (vedi strutture inadeguate), anche, se a dire il vero, forse qualcosa sta cominciando a cambiare, ma ancora non basta. Fortunatamente le stesse persone di cui parli, riescono molto spesso, sia con l’aiuto e l’affetto dei propri cari e sia con la loro volontà ferrea, a superare gli ostacoli che di volta in volta si presentano loro. Ed è anche vero quando dici che è inutile cambiare la dicitura (handicappato, portatore di handicap, diversamente abili ecc.), la sostanza non cambia. E’ solo voler addolcire la cosa? Pura ipocrisia, secondo me. Ho un po’ di esperienza in merito: ho fatto l’insegnante di sostegno x più di 10 anni e di casi abbastanza gravi ne ho visti parecchi, purtroppo!!

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