IL LIBRO: Se avete sempre incontrato e desiderato uomini indifferenti, lunatici, magari infedeli, e avete tentato in tutti i modi di cambiarli con la forza del vostro amore per renderli affettuosi e disponibili, naturalmente senza riuscirci e, anzi, compromettendone seriamente il vostro benessere, la vostra serenità e forse anche la vostra salute, siete senz'altro donne che amano troppo. In questo libro, una donna che ha amato troppo e che è riuscita a guarire da questa vera e propria malattia, insegna a tutte coloro che sono state o che sono attualmente coinvolte in un rapporto frustrante e deludente con un uomo poco affettuoso, sfuggente o in qualche modo, difficile da trattare, a riprendere possesso di se stesse, riacquistando la propria dignità e la stima di sé. Che l'amore possa essere una ''malattia'', lo sapevano gli antichi e si dice in tante espressioni popolari. Ma allora, bisogna accettare fatalisticamente che amare significhi soffrire, distruggersi o comunque adattarsi, espiare l'incapacità di rompere un legame con un uomo ''sbagliato''?

Si, perchè sono soprattutto le donne che amano troppo.

Robyn Norwood spiega quali sono le radici nevrotiche che stanno alla base della paura di non essere degne di amore e consolazione, di essere abbandonate e distrutte dalla solitudine e dal senso di vuoto interiore che derivano dall'avere rapporti ossessivi con uomini che si desidererebbe diversi da quello che sono: aiuta le donne che veramente vogliono uscire da questa spirale di sofferenza, indicando i singoli passi da compiere per raggiungere la completa guarigione e apprendere finalmente ad amare in modo sano e soddisfacente. L' AUTRICE: Robin Norwood è una psicoterapista affermata che pratica la professione in privato e si occupa di terapia del matrimonio, della famiglia e del bambino. E' specializzata nel trattamento di comportamenti patologici nelle relazioni affettive, nel recupero degli alcolizzati e drogati, nella cura della bulimia e della depressione.  

Amare troppo

è calpestare, annullare se stesse

per dedicarsi completamente

a cambiare

un uomo ''sbagliato'' per noi

che ci ossessiona,

naturalmente senza riuscirci.

 

Amare in modo sano

è imparare ad accettare e amare

prima di tutto se stesse,

per poter poi costruire

un rapporto gratificante e sereno

con un uomo ''giusto'' per noi.

libroDacia Maraini presenta questa libro e ne scrivo un piccolo stralcio:

Rinunciare al controllo di chi vi sta vicino può provocare all'inizio in voi la sensazione fisica di cadere da una rupe. Vi sembrerà di non avere più il controllo di voi stesse e sarete allarmate. In realtà, NESSUNO PUO' CONTROLLARE NESSUNO. Per questo la gelosia è insensata: il possesso in amore è un'illusione stupida, in nome della quale si fanno tante sciocchezze.

Il libro, con le sue testimonianze molto precise e concrete, va preso come un manuale del genere ''fai da te''. Forse non si riuscirà tanto facilmente a liberarsi dalla mania di controllare l'uomo che si ama, e quindi dall'amarlo troppo. Ma anche solo lo sforzo sarà utile perchè metterà in moto e svilupperà quel senso dell'indipendenza amorosa così prezioso ma ancora così impopolare presso la maggioranza delle donne.

E finirei con la bellissima citazione da Laing che la Norwood mette a chiusura del libro:

'Nella vita c'è molta sofferenza e forse l'unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza.'

nadia

4 Commenti a “Donne che amano troppo”

  1. franci ha detto:

    Credo che in amore non esista amare troppo o troppo poco, esiste solo amare. Amare troppo forse è inteso come spirito d’abnegazione nei confronti di una persona che, crediamo, meriti anche la nostra sofferenza perchè non abbiamo abbastanza fiducia nelle nostre capacità e poca stima di noi stesse. Il fatto, poi di tentare l’assurda e inutile impresa del cambiamento dell’altro è una conseguenza, un pò presuntuosa, dell’accanimento nel voler raggiungere un obiettivo che ha come controparte un……UOMO…!!! Mission impossible!!!!
    Tra il serio e il faceto dico che se ci fosse piu’ sensibilità e piu’ comprensione da ambo le parti forse si potrebbe raggiungere un equo “compromesso” senza spreco di sofferenze inutili e senza rinfacciare cose del tipo: “…io amo piu’ di te…” non esiste proprio. Ma questa è una storia vecchia come il mondo e non troverà mai risposta nè soluzione.
    Io ho una mia teoria; premesso che sono fermamente convinta che nessuno cambia per nessuno se, per amore mi rendo conto di essere in una situazione di estrema sofferenza e non vedo che una via d’uscita, la imbocco e penso….”è lui che perde me, non io che perdo lui..”. E’ diverso…e scusate la presunzione.

  2. pino1.sa ha detto:

    Ma l’Amore vero non è quello che ama a pescindere cioè senza attendere di essere contraccambiato? … certo che se poi vi è corrispondenza allora so faville. Eppure c’è chi ama senza attendere il contraccambio …

  3. rosaria3.na ha detto:

    Sono d’accordo con l’autrice di questo libro (che non ho avuto il piacere di leggere) ma non in toto. Il problema, secondo me, non è tanto la “quantità”, il “troppo”, ma amare ed essere corrisposte allo stesso modo. Ovvio che se, invece, l’amore dovesse essere unilaterale, allora si’ che comporta sofferenza. Un’ultima cosa mi resta da dire e cioè che non bisognerebbe partire dal presupposto di voler cambiare a tutti i costi il partner. Ciò semmai può avvenire gradatamente nel corso degli anni, ma sempre e solo se il partner lo voglia. Comunque ringrazio Nadia x avermi dato l’opportunità di riflettere su questo argomento, tanto delicato ma anche tanto difficile da affrontare.

  4. Lorenzo.rm ha detto:

    Bellissimo il libro, Nadia, e cruciale il problema. Tante donne vi incappano e non ne escono. E si ha un bel dire che non dovrebbero farlo. Non è così facile. Spesso, spessissimo, è roba da specialisti. E allora corriamo il rischio di dire parole inutili: non dovresti, non si fa, rispettati di più, ecc. L’amore è spesso senza ragioni. Che vogliamo dire? La mia solidarietà è grande ed il mio rispetto e affetto per le donne ne risultano potenziati. Brava, Nadia, hai affrontato un tema, come dicevo cruciale.

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