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Con Jeanne Hèbuterne si conclude questo "viaggio" all'interno della vita del Modigliani, molto travagliata, disordinata, dissoluta e dissennata.

modiVita che fu molto intensa, ma breve; aveva solo  36 anni quando morì.

 L’ultima storia d’amore di Modigliani non fu meno travagliata delle altre e lo fu talmente tanto che portò lui e la sua donna a estreme conseguenze.

Ma andiamo con ordine.

Jeanne Hébuterne, diciannove anni, discreta e riservata,Jeanne Hèbuterne veniva da una famiglia molto perbene e timorata di Dio, frequentava una scuola di disegno, era ancora una ragazzina quando si innamorò di Modigliani che ricambiò subito.

Nacque quel rapporto che avrebbe poi portato la ragazza alla rovina.

jeanne e amedeoEntrambi erano molto innamorati e per questo, da principio, Modigliani si proponeva di comportarsi con lei in modo responsabile diversamente da come aveva fatto con le donne della sua vita.

Non fu in grado di mantenere i suoi propositi.

La sua fu una pura illusione; è vero che attenuò, sia pure leggermente, i suoi modi violenti, ma è altrettanto vero che non riuscì a smettere di bere e drogarsi.

Nemmeno l’amore per quella fanciulla ingenua e indifesa riuscì a distrarlo dalla vita disordinata e dissoluta che aveva condotto fino ad allora, e la ragazza era troppo giovane e inesperta per poter pretendere da lui la correzione di quel comportamento dissennato che lo consumava giorno dopo giorno, come alla fine avvenne.

Lei era dolce e tenera e si accontentava di quello che egli poteva darle, in fondo, proprio come la stessa Simone qualche tempo prima, chiedeva solo calore e tenerezza.

Ed egli, fino a un certo punto ed entro certi limiti, riusciva pure a farla contenta.

Il papà e la mamma di lei non accettarono la scelta della figlia; come tutti i genitori avrebbero voluto una persona in grado di offrirle un’esistenza tranquilla, certamente molto diversa da quella che le riservava quell’uomo irresponsabile la cui salute malferma peggiorava sempre di più ed egli non faceva niente per tentare di contenere i mali che l’affliggevano.

La loro apprensione aumentò ancora di più quando appresero che la figlia aspettava un bambino; avrebbero voluto tenerla in casa con loro e tentarono di dissuaderla quando decise di andare a vivere con lui.

Il contrasto diventò aperto conflitto quando per la salute di M. che peggiorava ulteriormente, Zborowski, il suo nume tutelare, portò sulla Costa Azzurra lui, la ragazza  e la madre di lei, che non aveva voluto lasciare la figlia incinta.

Forse il cambiamento di clima e il nuovo ambiente gli avrebbero giovato.

Non aveva pensato che il pittore non avrebbe sopportato a lungo i richiami della signora Hébuterne.

Era facile immaginare che si sarebbe presto stancato di quella situazione. Infatti quando non ne poté più, si trasferì in un alberghetto frequentato da “donnette” che posavano per lui senza voler essere pagate e, forse per questo, in quel periodo dipinse molto.

Ritraeva gente del popolo, le stesse persone che incontrava tutti i giorni. Sui loro visi trasferiva le tristezze e le sue inquietudini. Avvertiva il peso del proprio dovere verso un figlio che doveva arrivare e si rendeva conto finalmente che la sua vita non era solo sua e che aveva dei doveri e delle responsabilità verso quelle persone che gli erano vicine.

Fu la prima volta che si avvicinò a capire il vero senso della vita e rafforzò la convinzione quando Jeanne mise al mondo una bambina alla quale avrebbe dovuto rivolgere tutte le sue attenzioni.

Contrariamente a quanto aveva fatto con il figlio di Simone qualche tempo prima, ora avrebbe voluto riconoscere la bambina, ma senza i documenti necessari, la legge francese non gli consentì di farlo.

Si impegnò però a riconoscerla appena ne fosse stato in grado.

La bambina fu chiamata Jeanne come la madre.

L’arrivo della figlia non gli fece cambiare vita; conduceva la solita esistenza disordinata e spesso trascurava anche il lavoro anche se questo non gli impedì di fare molti ritratti di Jeanne.

Zborowski era preoccupato; avvertiva urgente la necessità di porre rimedio a quella situazione, bisognava allontanarlo anche per tenerlo lontano dalla signora Hebuterne con la quale continuava a litigare.

Trascorse un breve periodo a Cagnes, il paese dove viveva Auguste Renoir,  ma il rimedio fu peggiore del male e passò un brutto periodo della sua vita, all’alcool e alla droga si aggiunse una fastidiosa malattia dalla quale per fortuna usci in breve tempo.

Fu in quel periodo che dipinse i pochi paesaggi della sua intera produzione.

Cercava continuamente di trovare rimedio alla sua amarezza e ai suoi timori, si sentiva solo e triste, ma incapace di reagire a quella vita di misera nella quale aveva condotto anche la donna amata.

Fu contento quando Zborowski, che finalmente cominciava a vendere i suoi quadri, lo fece tornare a Parigi dove lo raggiunsero Jeanne con la bambina.

Ma non trovò in città lo stesso ambiente che aveva lasciato e nemmeno tutti i suoi vecchi amici.

Le condizioni di salute peggioravano sempre di più e trovava difficoltà perfino a lavorare; ormai il futuro non gli riservava niente di buono, si preannunciava l’inizio della fine che sarebbe poi arrivata dopo breve tempo.

E proprio quando sembrava che le cose volgessero al meglio, anche sotto l’aspetto economico ricadde in quella vita sregolata che inevitabilmente lo avrebbe  portato alla distruzione.

Poco tempo dopo almeno due patologie molto aggressive ebbero la meglio su un fisico già minato da alcool e droga. Il 24 gennaio 1920 stette talmente male che morì prima di poter arrivare in ospedale.

Il giorno dopo 25 gennaio, Jeanne, straziata dalla perdita dell’uomo amato, volle raggiungerlo.

Non volle sopravvivere al suo grande amore, non sarebbe stata capace di vivere senza di lui.

Si suicidò gettandosi da una finestra del quinto piano della casa dei suoi dove la madre l'aveva riportata.

Era giunta al nono mese di gravidanza.

Da quel giorno riposano assieme nel cimitero Père-Lachaise di Parigi.

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Cimitero Père-Lachaise di Parigi.

 

Con il permesso dei coniugi Hèbuterne la piccola Jeanne, condotta in Italia fu adottata da  Margherita Modigliani e fu battezzata con il cognome del padre: Jeanne Modigliani.

 

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Jeanne Modigliani figlia di Amedeo e di Jeanne Hébuterne
Jeanne Modigliani, figlia di Amedeo e di Jeanne Hébuterne

 

Per eventuali approfondimenti:

E.Lavagnino – Storia dell’arte classica e italiana – UTET TO – 1961

C.Pavolini – Amedeo Modigliani – Milano 1966

P.Callegari – La vita e l’arte di Modigliani – Mondadori 1976

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E per finire ecco il solito video realizzato con alcuni  dipinti, dedicati a Jeanne Hèbuterne.

6 Commenti a “Quarto ed ultimo appuntamento con “IL RAPPORTO DI MODIGLIANI CON LE DONNE: Jeanne Hèbuterne” di Flavio.46 (postato da Rosaria)”

  1. mariapaola ha detto:

    Hébuterne, non Hèbuterne…

  2. semplice ha detto:

    Io rimango incantata! Incantata e stupita…Flavio, con i suoi preziosi lavori, arricchiti di passione e competenza, è come se mi stesse conducendo per mano, dentro un mondo a me sconosciuto. L’arte, e il suo mondo, purtroppo è una delle mie ingiustificabili pecche..ne ho apprezzato la bellezza, l’intensità ma sempre in modo superficiale,cogliendone solo le emozioni che mi comunicavano lì per lì, invece lui mi sta contagiando, educandomi ad approfondire, ad entrare “dentro” i personaggi, le storie.
    A giulio voglio dire…che ho usato il clic svariate volte…ma x poterlo riascoltare!!!!!
    Rosaria, attenta, puntuale, scrupolosa miscelatrice fa il resto. Grazie !!!!!

  3. tittati ha detto:

    Modigliani, grande artista-genio e sregolatezza, di una bellezza sconvolgente, caratteristiche queste che creano molto “appeal” sulle donne! Flavio ce lo ha presentato in tutte le sue sfumature con una ricerca attenta e minuziosa, grazie Flavio! A completamento dell’opera la dolcissima musica di Giulio, come sempre ottimo esecutore di brani stupendi che Rosaria ha saputo sapientemente abbinare.

  4. Lorenzo.rm ha detto:

    UN LAVORO PREGEVOLE, FLAVIO, IMPREZIOSITO NELLA PARTE MUSICALE DA GIULIO. L’EDITRICE ROSARIA HA AVUTO BUON FIUTO COME QUASI SEMPRE LE CAPITA. BRAVI A TUTTI.

  5. rosaria3,na ha detto:

    Tranquillo, Giulio, la tua musica ben si presta ad accompagnare il “pregevole e minuzioso” lavoro svolto da Flavio e non preoccuparti che nessuno di noi userà “il famoso -clic-” che ci consente di “girare ” pagina. E cerca di non far “ribollire” + nulla del genere dentro di te.

  6. Giulio Salvatori ha detto:

    Rosaria -Flavio . Rimane difficile per me esprimere le mie sensazioni, essendo in qualche modo coinvolto in una così pregevole ricerca storica dell’Artista.Ma anche se colui che suona è il sottoscritto,devo dire che ben si lega l’armonia dei suoni con le immagini.Quando incisi questo cd, con tutte le condizioni dettate dalla SIAE, la mia soddisfazione era gà appagata perchè potevo farne dono ad amici e Istituzioni con tranquillità.Non pensavo certamente che , certi brani avrebbero impreziosito documentari di Rosaria e di conseguenza di Eldy:Incontriamoci.Credetemi, non dico questo cose per incensarmi, sarebbe sciocco da parte mia, ma:-Provare per credere – dice un vechio saggio. Devo anche dire però, che mi sento un pò invadente, se così fosse, avete dalla vostra il famoso -clic- che vi consente di “girare ” pagina . Forse sono riuscito in parte a dire quelo che avevo dentro, sperando di avere esternato con semplicità quello che ribolliva da alcuni giorni dentro di me. Grazie a tutti . -Rosaria, questo è in sintesi quello che volevo dirti -Il solito Maledeto Toscano

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