Di pittura al femminile e di Artemisia Gentileschi si è già parlato in questo blog ma trovandomi a Milano, nei giorni scorsi e girovagando in centro come spesso faccio quando gli impegni famigliari me lo consentono, sono stata attratta da una mostra che si sta svolgendo in questi giorni a Palazzo Reale, e trattandosi  proprio di questa grandissima artista  mi ci sono fiondata con l’eccitazione che caratterizza ogni mia visita  all’interno di un percorso artistico.  Cercherò ora, molto modestamente, di farvi partecipi di ciò che ha mosso, ancora una volta, le mie emozioni. All’ingresso mi ha accolta lei, si, si proprio lei, Artemisia, così: “Sono Artemisia Gentileschi, sono nata a Roma l’8 Luglio del 1593 e sin da giovanissima ho dimostrato  una  grande abilità nel dipingere. A quei tempi, con mio padre, Orazio Gentileschi vivevo  tra gli artisti e imparando da lui , ho avuto la fortuna di osservare da vicino molti capolavori dell’arte nuova , la Galleria del Palazzo del Cardinal Farnese affrescata da Annibale Carracci e i suoi, le pale di Michelangelo da Caravaggio nella Cappella di S.Luigi e la Madonna del Popolo, Guido Reni a S. Maria Maggiore e l’aula grande del Domenichino dai Benedettini di Grottaferrata. In quei tempi ero un’eccezione, le donne non dipingevano se  non in casa, cose picciole da ritrattini, piante e fiori. Per solito, non erano ammesse nelle Accademie e nei grandi cantieri, chè non poteano uscire o girare sole, la carriera di pittore le era preclusa. Al mio tempo solo due donne si erano distinte in quell’arte, due provette ritrattiste, Sofonisba Anguissola  e Lavinia Fontana, l’una alla corte dei Savoia di Spagna l’altra a Bologna. Io dipingevo con Orazio, mio padre e avevo imparato a dipingere bene, come un uomo. Mio padre mi ha chiamata ad aiutarlo agli affreschi della loggetta del Cardinal Borghese,  dove ho collaborato alle figure delle donne e suonatrici. Mi ha affidato al suo amico Agostino Tassi, pittore di paesaggi e di vedute per insegnarmi a fingere in pittura la prospettiva e l’architettura. A questi, però, è legata una vicenda crudele della vita mia che ha oscurato per oltre tre secoli il mio gene di pittora. La violenza efferata che mi portò è il processo pubblico, voluto da mio padre dopo un anno che durava. Era un giorno di pioggia del 1611 quando Agostino entrò. La porta era rimasta aperta mentre io dipingevo. Agostino aveva intenzioni precise. Ha mandato via l’altra donna che era con me e mi invitava a lasciare lo sgabello, per sgranchirmi le gambe, dicea, camminando un poco anche solo in casa. Ho capito subito che i suoi modi erano piuttosto strani. Dopo poco ho finto di sentirmi male e d’aver la febbre, ma Agostino non se n’è curato, m’ha spinta in camera e mi si è buttato addosso, come un toro infuriato. Dopo avergli resistito come ho possuto m’ha sopraffatta forte, il MALEDETTO. Dopo, al patto del silenzio, Agostino m’ha promesso un matrimonio riparatore. La vergogna e la sua promessa m’hanno convinta a tacere ma scoprii che Agostino era già maritato e così, spinta da mio padre, lo denunciai. Ho subito l’umiliazione del processo a dimostrare d’essere stata sverginata e m’hanno sottoposto a tortura crudele per un  pittore, lo schiacciamento dei pollici a pubblica esibizione che non mentivo. Ma mio padre trovò un arrangiamento, alfine, con Agostino e così m’ha abbandonato e il processo s’è concluso solo con una breve condanna. Non ho mai dimenticato la sua arroganza e il male che m’ha fatto. Nel 1614, se non ricordo male, a Firenze per il Serenissimo Granduca Cosimo II, ho eseguito uno dei miei primi capolavori, la Giuditta che decapita Oloferne e nel pensarlo e disegnarlo alla maniera del Caravaggio, mi son sovvenuta della rabbia e dell’odio che volevo dimostrare al Tassi, impressionando, nella violenza delle due eroine che reggono e ammazzano l’assiro, pensando che zampilla, nel quadro dimostro quanta voglia avevo ancora di scannarlo, Agostino. Per arrangiar le cose, nel 1612 , sono stata sposata ad un fiorentino, Pier Antonio Schiattesi, fratello di un altro amico di mio padre. Ci siamo trasferiti a Firenze dove, da subito, ho iniziato a lavorare per la Granduchessa Cristina, vedova del fu Granduca Ferdinando I de’ Medici, principessa devota e misericordiosa. A Firenze, in corte, ho conosciuto diversi gentiluomini e letterati, Michelangelo Buonarroti il giovane m’ha chiesto di lavorare alla sua galleria. Ho incontrato poeti come il Corsi e  Rinuccini. Sono stata la prima donna ammessa all’Accademia del disegno. Nel 1617 è nata la mia bambina, ultima di quattro figli e intanto continuavo a lavorare per granduchi e cambiai casa e con il marito e i figli andammo alla loggia dei Frescobaldi, a Ponte Santa Trinità dove avevo un bello studio per dipingere. Fu a quel momento che incontrai Francesco Maria, amico e socio del Cavalier Frescobaldi, mio padrone di casa. Aveva la mia età, era un bell’omo e perfetto galantuomo. M’innamorai di ricambiate passioni. Nel 1620 col mio marito e due figlioletti che mi restavano son fuggita a Roma dove fui accolta da tutta la corte. Principi e Cardinali tutti volevano i miei quadri. Un’artista donna è merce così rara. Litigai col padre e al ritorno di Francesco Maria, Pier Antonio partì e non lo vidi più. A Roma fui circondata d’attenzioni. In questo periodo dipinsi molto per il Duca di Baviera   e il Principe di Liechtenstein e il Re di Spagna e i suoi Ministri e Ambasciatori che mi chiedean quadri a Roma. Lavorai anche per francesi e grazie al Cavalier Dal Pozzo fui invitata all’Accademia di San Luca. Dopo un par d’anni, a Venezia dov’ero giunta con altro amico mio, il Cavalier Stanzione detto Massimo pittore, me ne partii per Napoli, sua città d’origine. Mi prese casa e bottega nell’estate del 1630 e dopo qualche lustro e diverse tele per il Viceré e la Viceregina, comincia ad applicarmi ai tre quadroni per la Cattedrale di Pozzuoli che fanno ancora magnifica vista. Di lì, sul golfo, dipinsi ancora e ancora. Ritratti, allegorie, bagni di dame, Betsabee, Giuditte grandi, Susanne, Galatee e tante sante martiri. All’autunno del 1637, chiamata da mio padre e scortata da mio fratello partii per l’Inghilterra e anche lì dipinsi, quel vecchio padre ormai non più rabbioso. A Londra mi portai Palmira, la mia figliola, che io ritrassi, allegoria della pittura. Lì è rimasta, con la collana d’oro e il suo pennello et i colori in mano. Nel 1642 me ne tornai a Napoli circondata da pittori, giovani e valenti come quel Bernardo Cavallino e Micco lo Spadaro chè tutti mi ubbidivano come Onofrio Palumbo, mio pupillo, nel dipingere le tante storie dalle quali ottenni ogni onore e gran fama. Ecco, questa è la mia storia. Ho conquistato la libertà dell’essere e della donna pittrice con la forza di sotterfugio son divenuta un’artista famosa. Ho vinto le avversità e vissuto il grande amore di un uomo, una vita straordinaria. Lo ammetto, qualche volta sono caduta in errore e ho mentito ma lo feci in buona fede e per difendere la mia virtù. La pittura è stata la mia più grande passione. Questa è pura verità, quant’è vero che mi chiamo Artemisia”. E dopo aver ascoltato Artemisia, con l’emozione che mi bloccava il respiro,  in estasiato religioso silenzio ho iniziato il mio percorso tra i suoi dipinti. Credo di non aver nient’altro da aggiungere se non accompagnarvi con me in questo straordinario itinerario dove la passione e il coraggio di una donna d’altri tempi ha sfidato le convenzioni sociali raggiungendo una parità di spirito tra i due sessi. DANAE AUTORITRATTO GIUDITTA E LA SUA ANCELLA SUSANNA E I VECCHIONI MADDALENA PENITENTE BETSABEA AL BAGNO ALLEGORIA DELLA PITTURA MADONNA CON BAMBINO LUCREZIA CLEOPATRA  

10 Commenti a “ARTEMISIA GENTILESCHI, la passione e il coraggio di una donna, di Franci”

  1. francesca (franci) ha detto:

    Grazie a tutti voi, miei amici. Chi ha visto la mostra sa come “parla” Artemisia accogliendo all’ingresso il visitatore.

  2. Lorenzo.rm ha detto:

    Conoscevo l’arte di questa splendida artista. Ma l’ho rivista con grande piacere. Grazie a Francesca.

  3. Giulio Salvatori ha detto:

    Brava , Brava e Brava Franci. A questo punto potrei anche chiudere il mio semplice commento, ma voglio aggiungere anche un grazie di cuore , per avermi accompagnato in questo splendido “Sentiero” .

  4. sandra vi ha detto:

    non so come ringraziare per questa magnifica presentazione,realizzata in modo stupendo .Io ora che sono lontana non avrei mai potuto vederla percio’ ne sono doppiamente grata e me la gusto moltissimo grazie franci (a presto con altre brochure appena possibile …quale regalo…..

  5. ANGELOM ha detto:

    Come sempre Franci, profonda conoscitrice dell’arte, questa volta ci ha presentato una meravigliosa Artemisia Gentileschi , la sua pittura profonda, drammatica e nello stesso tempo dolce con una sensibilità e sfumature pittoriche oltre che realistiche, ci lascia allibiti davanti ad una sua opera. Franci ci ha presentato un accattivante e minuziosa biografia, conoscevo già l’artista ma fa sempre piacere rinverdire il proprio sapere. (Se hai altre brochure da farci leggere ti aspettiamo.)

  6. alba morsilli ha detto:

    che silenzio attorno si sente solo la voce della guida tutti attenti alla storia della biografia di Artemisia che spiegata con maestria penetra nelle orecchie e rimane impressa nel cervello con una facilità estrema.
    stroria affascinate di donna violentata, umiliata,con il dono di dipingere.
    Io penso guardando le foto che il coraggio di affrontare la vita e parlo del 1600 lo ha personificato nei suoi quadri
    grazie di tutto di vero cuore

  7. fernando. Garda ha detto:

    Cara Amica,grazie di avermi fatto conoscere la Gentileschi che non conoscevo e che ritengo molto valida pittoricamente, molto bella anche la sua storia ricca di pathos e di avvenimenti del tempo.
    Con l’ammirazione di sempre ti abbraccio caramente.

  8. lucia1.tr ha detto:

    Ringrazio Franci per averci accompagnato a questa bellissima mostra a Palazzo Reale. Conoscevo quest’artista dai tempi della scuola e ne avevo un ricordo lontano e vago, mi è piaciuta molto la presentazione in prima persona della pittrice, una pagina di storia della letteratura italiana. Spero che Franci torni a proporre qualche altra mostra, in modo da far conoscere a chi non a modo di visitarla, quanto di bello e prezioso il nostro Paese ci offre.

  9. nikodireggio ha detto:

    buongiorno so0no proprio contenta per questa presentazione io l’arte la seguo d’istinto e poi cari miei quanto costa un biglietto per quello ci posso andare pochissime volte come questa volta artemisia mi acchiappa non solo come artista ma per la sua vita e per il suo coraggio grazie biglietto 9 euro
    iul martedi ridotto 7,50 mi sa che vado martedi

  10. calcio2.ce ha detto:

    Complimenti allo storico dell’arte, niente male, un bel “servizio”,(sapessi quanti soldi intascano per allestire una mostra) vabbè, vabbè …Quindi all’ingresso di questo palazzo reale di Milano c’erano delle brochure? E tu ne hai preso una copia per farla leggere anche a noi? Grazie!

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