Passavo sotto un balcone in questi giorni, qualcuno deve aver dimenticato di ritirare la bandiera, alla fine delle “celebrazioni”. Sventolava, stancamente, senza più passione, aspettando che qualcuno la riponesse nella scatola, come si fa con l’albero di natale o il presepe alla fine delle feste.

Il 2011 è spirato da circa un mese e i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, iniziati con grande entusiasmo e pian piano scivolati nel dimenticatoio, bene o male si sono conclusi. Molta retorica è stata fatta nel corso dell’anno, molte sono state le occasioni in cui ci si è commossi o inorgogliti alle note dell’inno nazionale.

La parola “patria” che negli ultimi decenni era stata messa al bando, è tornata nei discorsi ufficiali. Il tricolore che per decenni era stato opportuno sventolare solo in occasioni delle vittorie calcistiche, è persino riapparso alle finestre di tante abitazioni, fiammante a gennaio ed un po’ scolorito e sdrucito a dicembre, forse a causa del sole o della scarsa qualità della stoffa. Il cammino del Risorgimento è stato lungo e faticoso, ha coinvolto uomini e donne desiderosi di libertà e indipendenza ed ha condotto all’unità della nostra Italia. Ma la storia, si sa, la scrivono i vincitori ed ai vinti tocca in sorte di tacere e rimpiangere il destino avverso. Fu così anche per Mazzini, che si spense nel 1872 a Pisa sotto falso nome e con passaporto inglese, che la polizia fece finta di prendere per buono. Le celebrazioni di questo 150° anniversario hanno dato a ciascuno il suo: a Mazzini il riconoscimento di grande ed illuminato intellettuale, a Garibaldi il giusto peso, soprattutto a proposito del ruolo avuto nella collocazione dell’esercito meridionale e dei garibaldini nel nuovo esercito italiano. La figura di Cavour è stata studiata nei suoi molteplici aspetti di statista, agricoltore, imprenditore e di uomo amante del rischio. Il grande conte ha affascinato tante persone che di lui si ricordavano a malapena. Insieme a Cavour si è parlato di Vittorio Emanuele II, il re “galantuomo” perché accettò la monarchia costituzionale ma anche tanto astuto. E al proposito, vi voglio raccontare una simpatica storiella. Vittorio Emanuele II dopo la sconfitta del Piemonte, nel 1849, da parte dell'esercito austriaco, incarica il suo primo ministro, Cavour di preparare la rivincita. Il Conte intuisce che per riuscire nella difficile impresa deve procurarsi un alleato potente, e punta sulla Francia. Convoca sua cugina, la bellissima Contessa di Castiglione, già amante del re, dei Doria, di alcuni banchieri e di qualche ambasciatore piemontese. Era  sposata con Francesco Verasis, conte di Castiglione e discendente da nobile famiglia astigiana, gli Asinari. Ma  lei non l'ha mai amato, anzi provava nei suoi confronti una sorta di repulsione. Insomma una personcina proprio "discreta e per bene". Cavour la prega di andare a Parigi, in missione diplomatica, alla corte di Napoleone III per dare una mano a “costruire l’Italia”. In poche parole, le mette in una borsa un po’ di bagnacauda, un po’ di fonduta, due bottiglie di Barolo e la spedisce dritta dritta nel letto dell’Imperatore francese. Il fine del conte Cavour era quello di influenzare favorevolmente Napoleone in modo da spingerlo all’alleanza col Piemonte.

Più o meno sappiamo tutti come andò a finire e non è stato certo un piatto di "bagnacauda" ad aggiustare le sorti dell'Italia ma, seppur con mezzi discutibili,  la Contessa dell'" intrigo" ebbe il suo piccolo ruolo nel processo di avvicinamento di Napoleone III alla causa italiana. Questa è una storiella che gira qui in Piemonte, liberamente tratta dai “pettegolezzi dell’epoca alla Corte dei Savoia”. Forse non è proprio andata veramente così ma tanti sono stati i protagonisti del Risorgimento riscoperti nell’anno passato di celebrazioni. Peccato, però, che a ricordarli siano soprattutto gli italiani di una certa età, quelli che il Risorgimento a scuola lo avevano studiato davvero. Negli ultimi decenni, guardando al Novecento, le origini della nostra storia nazionale sono passate in secondo piano e non sono molti i giovani che sanno quel che accadde a Curtatone e Montanara, o quale sia l’importanza della Costituzione della Repubblica Romana del 1849, matrice dell’attuale Carta Costituzionale. E che dire del più popolare dei canti?  Il Canto degli italiani che si è intrecciato con le nostre vicende storiche e politiche, l'Inno di Mameli che, con "l'elmo di Scipio" più che rappresentare Cesare imperatore rappresenta la forza, la grandezza e il  riscatto del popolo italiano. E' il richiamo alla Roma repubblicana.

Francesco Hayez - I Vespri Siciliani - 1822

(scusate, ma siccome io sono "quella dell'arte" adesso vi devo fare il solito "dispettuccio"  inserendo un dipinto).

Nella sua strofa "chiave", il canto di Mameli ricorda la vittoria dei Comuni a Legnano contro Barbarossa, la rivolta del genovese Balilla contro gli austriaci, i Vespri siciliani con cui la gente cacciò i francesi. Oggi, per capire chi o che cosa dovremmo "cacciare" dalla nostra Italia, dovremmo ritrovare valori accettabili come la moralità, l'etica pubblica, costumi più severi.

Ma ve l'immaginate un De Gasperi, un Nenni, un Togliatti a scherzare con "forza gnocca"? Una classe dirigente che ha rifondato il paese, distante anni luce da quella odierna.

E allora, come cantava De Gregori nel 1979, "Viva l'Italia, l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, l'Italia che resiste".

E, nonostante tutto, anche oggi VIVA L'ITALIA, L'ITALIA CHE RESISTE!

14 Commenti a “LO SBIADITO TRICOLORE…scritto da Franci”

  1. lieta ha detto:

    io dico solo na cosa patria è dovere prima ke diritto nel rispetto di tutti tanto + quelli ke han + fatti ke parolone farcite di buonismo e poi perseguitano donne sole ke al solito san + pensa ke prega e del loro dovere han fatto sacrificio della propria vita cercando cmq la gioia nell’insieme dei veri onesti……………..

  2. giosue.vi ha detto:

    scusa cactus x fortuna hai detto un breve commento? ciao ti saluto scherzo??

  3. cactus ha detto:

    Vorrei anch’io scrivere un breve commento a questo articolo, dove si parla di Tricolore…Patria… Unità d’Italia con accenni anche al nostro Risorgimento. Ho letto i vari commenti, inneggianti alla nostra bandiera e al nostro Paese. Tutti interessanti e intessuti di sacro amor patrio ma poco propensi a parlare del popolo che questo Paese abita: gli italiani.
    Inizierei col riproporre il famoso motto attribuito a Massimo D’Azeglio: abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani o, come è più nota, ” fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. A questo motto farei seguire un altro suo pensiero, formulato in più tarda età e molto meno entusiasta: “gli italiani (…) pensano a riformare l’Italia e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro. pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli Italiani”.
    Forse sono in errore, ma a me dà l’impressione che per alcuni, se non per molti, sia sufficiente lo sventolare del Tricolore, il professare l’amor patrio a parole, l’essere riuniti in un unico Paese o il semplice portare rispetto ai nostri Padri fondatori, per definirsi “Italiani”.
    Domandiamoci: che cosa facciamo noi “italiani” quando qualcosa nel nostro meraviglioso Paese è palesemente sbagliato?
    Deleghiamo la risoluzione del problema ai nostri governanti! E questo sarebbe corretto se coloro che ci guidano fossero di cristallina onestà e competenza. Ma lo sono? A quanti scandali abbiamo assistito aventi come principali interpreti proprio questi “Signori”? E a quanti dovremo ancora assistere?
    Nulla succede alla fine perché i nostri politici hanno una fede in comune: proteggersi a vicenda!
    Già… deleghiamo a chi ci rappresenta e quando questi sbagliano, sappiamo solo fare critiche fini a sé stesse.
    Cos’è la Patria?
    Cos’è la Bandiera?
    Non sono niente se non esistono gli Italiani…quelli veri…quelli pronti a rimboccarsi le maniche e a far sentire concretamente la propria voce ad ogni livello ed a portare avanti il concetto di Patria, che non significa soltanto esporre il Tricolore alla finestra nelle ricorrenze, ma portarlo nella mente e nel cuore, per poi donarlo e lasciarlo in eredità ai figli, perché possano trasmetterlo alle future generazioni.
    Quindi, cosa significa essere, anzi, sentirsi “Italiani”?
    Penso che il prendersi “personalmente” cura del bene comune e del proprio sia alla base di una società civile “umana”. Non chiudere gli occhi davanti a episodi che non ci toccano direttamente o ci sfiorano; non girare la testa quando ci si trova di fronte a soprusi; non fare finta di nulla quando a commettere un’azione indegna è un nostro rappresentante.
    Denunciare!
    Avere la volontà e il coraggio di esporsi in prima persona dando risalto tramite stampa… internet…passa parola o altri metodi, di ciò che noi riteniamo lesivo della nostra società, invitando pubblicamente il colpevole a lasciare l’incarico di governo per cui non si è dimostrato degno.
    Se questo avvenisse i partiti stessi si guarderebbero dal “sopportare” nei propri schieramenti, un elemento che farebbe perdere consensi nel proprio elettorato.
    Se non ci comporteremo in questo senso, cosa che purtroppo la maggioranza degli italiani sta facendo, inutile parlare di Patria e di Bandiera. Potremo farlo solo quando dimostreremo con i fatti di preoccuparci dell’Italia e del suo popolo. Diversamente rimangono parole senza significato.
    Vorrei concludere con il dire che alcuni pensano al significato della parola “Patria” in senso ristretto. Oggi per noi indica Italia. Domani potrebbe chiamarsi Europa e non per questo dovremmo smettere di preoccuparci per i confini allargati. Se ci chiudessimo a riccio per difendere “l’intruso” cadremmo in un grave errore…e questo errore si chiama nazionalismo.
    Penso a quel nazionalismo aggressivo, legato all’imperialismo e che consiste nell’azione tesa a imporre la propria egemonia su altri paesi per poter sfruttarli impunemente.
    Esempi? Nazismo… fascismo… franchismo e solo per parlare dell’Europa occidentale.
    Cactus

  4. franco muzzioli ha detto:

    Caro Nembo la pianura padana ,ossia la valle formata dal fiume Po è un dato geografico incontrovertibile…è che per i signori dai fazzoletti verdi è “padania” anche la Liguria, l’alto Piemonte, la Valle d’Aosta, L’alta Lombardia, il Trentino Alto Adige , l’Alto Veneto, il friuli Venezia Giulia ,che poco c’azzeccano con “la valle padana” ,”il grana padano” ed il “gazzettino padano…..e spero con i leghisti.

  5. sandra vi ha detto:

    IO sono milanese al 100/00 ,italianissima al 1ooo/1ooo w la mia terra ,la mia povera Italia nave senza nocchier in gran tempesta,ma spero sempre in temi migliori e chre il vessillo tricolore sventoli sempre piu’ in alto W l’ITALIA

  6. Nembo ha detto:

    Perfetto Franco, io sono nato in Lombardia, con questo nn voglio assolutamente fare polemica dettata da puro spirito geografico, xrchè nn sono un geografo ne tantomeno erotostene,detto questo chi brucia la bandiera, chi ripugna l’inno Italiano per me nn esistono,ho difeso sia la bandiera Italiana, che la nostra Patria,abbiamo un’art. del C.P. il 292, villipendio allo stato, in un altro paese, avrebbero già risposto con sanzioni molto durea dir poco per nn dire altro…ma siccome siamo in uno stato fatto da burattini, tt questo passa in polemica e null’altro. Ritornando alla padania che esista o meno c’è sempre un dubbio, la leggittimità politica e giuridica del concetto padania come istituzione nazionale 2012 la lascio ad altri…comunque dal punto di vista strettamente geografico, essa coincide indubbiamente con la “pianura padana” (nebbia)che tante volte la sentiamo pronunciare in tv, giornali, radio, tantè che c’è anche un notiziario della radio nazionale che si chiama “gazzettino padano” -notiziario -da circa 50 anni e nn è della lega.Scorrendo i trend sul twitter italiano, sta imperando anche il “grana padano” è una battuta … La pianura padana o, meglio, con il bacino idrografico del pò esiste. Se si da un’occhiata all’Italia fine VI secolo, si evince che è tutta frammentata tra i possedimenti longobardi e bizantini, la valle padana come si chiamava è occupata di longobardi e da li deriva il nome Lombardia che sta a designare -pianura padana-da almeno fino al secolo XIX c’è la storia della padania (intendo geograficamente) x il resto Franco sono tt coriandoli dei leghisti. Mille uomini hanno unito l’Italia 945 uomini? x nn dire altro con i nuovi entrati la stanno distruggendo questo è il mio pensiero. Come lo è nel dire W L’Italia, W IL TRICOLORE, W i veri Italiani. Con stima Nembo

  7. ANGELOM ha detto:

    NON ESISTE ALTRA TERRA CHE LA NOSTRA PATRIA E IL NOSTRO ONORATO SIMBOLO, LA BANDIERA. W L’TALIA

  8. franco muzzioli ha detto:

    Caro Nembo ,dato che la “padania” esiste solo per i leghisti mi pareva implicito ….io sono nato in Emilia Romagna non in “padania”

  9. Nembo ha detto:

    Franci ringrazio che hai voluto ricordare la nostra bandiera, anche se è sbiadita fuori di sicuro nn lo sarà dentro x la persona che ha messo la bandiera sul balcone, a casa mia è anni che sventola e quando la guardo mi sento orgoglioso di essere Italiano. Il tricolore, la bandiera nn è una semplice insegna di stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di frattellanza, uguaglianza, di giustizia e nei valori della propria storia e civiltà. La Patria nn è fatta solo di terra, tutte le terre si assomigliano, la Patria è qualcosa di tuo, è nel tuo sangue, è come una eredità d’amore che se ci credi rimarrà sempre nel tuo cuore, ovunque tu sia, ed tua da quando si nasce.W l’Italia, W IL Tricolore.
    P.S. Per Muzzioli Franco, la bandiera la bruciano i leghisti, nn chi è nato in padania.

  10. edis.maria ha detto:

    Franci, ormai le vecchie bandiere fanno tristezza ! Ma ricordiamo nell’anno ,testè trascorso ,la bellezza di Torino imbandierata, la bellezza dei palazzi barocco, resi splendidi dal ” tricolore! Dal centro, all’estrema periferia, nessun palazzo mancava di tricolori! C’era entusiasmo, anche chi la Nostra Storia, l’aveva dimenticata ne discorreva , e ,anche i giovani, forse anche solo per curiosità, si informavano. Non è invano e spero, visto che la bandiera ce l’abbiamo quasi tutti in casa , la esporremo nelle occasioni prossime. Hai saputo esporci in modo molto sintetico, forse troppo, il Risorgimneto aggiungendo anche una nota di gossip!!!! Sbaglio , ma un pizzico di ironia sussiste?

  11. giulian.rm ha detto:

    Grazie, Franci per quest’articolo, grazie per aver citato la parola “patria” ,mai come oggi, in un periodo contrassegnato da frammentazione e una certa disaffezione per le istituzioni, il senso più autentico del principale simbolo dell’unità nazionale. Il solo che possa, in qualche modo, restituirgli il suo significato originale: non quello di divisione e guerra al quale il Tricolore è stato a lungo associato nel corso del Novecento, ma quello positivo e pacifico della collettività.
    Un simbolo che, soltanto pochi anni fa, fu al centro degli sforzi dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il quale si batté per trovare alla bandiera bianca, rossa e verde un posto nel cuore degli italiani (suo il celebre discorso, il 4 novembre 2001, con il quale auspicava “un Tricolore in ogni casa”.

    La nostra Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, stabilisce all’art. 12: “La bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

    Ancora un grazie per aver ricordato la storiella della contessa Castglione, che poi, tanto, storiella non dovrebbe essere.
    Per quanto racconta la storia “del sor” Napoleone III, amante del buon cibo e grande ammiratore del gentil sesso e quella “ statua di carne, ” come la definì la principessa di Metternich, la strada dal salotto alla stanza da letto, magari per vedere solo i colori della tappezzeria, dovrebbe essere stata molto breve.
    Perché il mio interesse per la “divina Castiglione” considerata la donna più bella del suo secolo?

    “Sono nata alla Spezia, mi sono sposata alla Spezia e voglio essere sepolta alla Spezia mia ingrata, ingiusta amata città”.

    Nessuno dei suoi estremi desideri fu esaudito.

    In realtà, era nata a Firenze il 23 marzo 1837, figlia del nobile marchese spezzino Filippo Oldoini e della fiorentina Isabella Lamporecchi.
    Dopo i tre ringraziamenti ti devo dire anche brava con quest’articolo hai toccato un tema a me molto caro.
    Franci, spero che il “nostro comune amico”(ahahahahah)non mi riprenda per la lunghezza del commento.

  12. lieta ha detto:

    penso ke i veri italiani i veri patrioti son quelli ke tiran la carretta italia non queli ke se riempion la bocca come colui ke disse ke pure i meno abbienti devon fa’ sacrifici, se so meno già li fanno e non toccan le caste rikke occulte finanze marce co portafogli pieni e false operazioni oneste………………….

  13. franco muzzioli ha detto:

    Franci che ci vuoi fare ,siamo anche nell’Italia dei “padani” che bruciano il tricolore ed ignorano l’inno nazionale….hanno anche idee ben confuse perchè il loro (nostro) Alberto da Giussano combattè l’invasore Barbarossa e la Lega Lombarda fu un primo anelito di Patria comune.
    Ora si mettono in testa elmi “cornuti” tipici delle popolazioni celtico/germaniche , quelle che l’Albertino loro ha combattuto e sconfitto.
    Qui nel mio studio ho sempre un tricolore esposto ed è la prima cosa che guardo……siamo in tanti non ti preoccupare.

  14. Lorenzo.rm ha detto:

    Franci, bello il “pezzo” e, nonostante tutto, davvero: ora e sempre Viva l’Italia, l’Italia che resiste.

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