Vi sembrerà strano ma, stamattina, ascoltando alla radio la commemorazione del cinquantottesimo anniversario della morte di quel grandissimo statista che è stato Alcide De Gasperi, m’è tornato alla mente un aneddoto che ho letto in una delle tante sue biografie. Si narrava che quando De Gasperi si recò per la prima volta negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra a svolgere l’amaro compito di rappresentare presso i vincitori la povera, piccola  Italia, andasse girando nei corridoi del fastoso albergo sfolgorante di luci che lo ospitava a New York, per spegnere le luci inutili. E’ questo un episodio che mette in rilevante contrasto l’economia della parsimonia e l’assurdità dello spreco.     In un momento critico come quello in cui stiamo vivendo, dove ricorre spesso quel termine che i nostri governanti, forse per farci meno male, ci propinano all’inglese, spending review, anche un rubinetto lasciato aperto più del necessario, una luce inutilmente accesa hanno la loro importanza.         Non voglio assolutamente fare della demagogia politica perché non ne ho né le capacità né la volontà ma il mio pensiero è rivolto a ciascuno di noi, la sottoscritta in primis, per riflettere, nel nostro piccolo e all’interno della nostra quotidianità su ciò che costituisce l’economia della nostra vita di ogni giorno che condividiamo con i nostri famigliari.     Credo che dobbiamo correggere i nostri stili di vita, rivedere le priorità, eliminare tante cose  inutili, soprattutto gli sprechi che vanno dal cibo all’abbigliamento, dalle risorse naturali come acqua, energia elettrica all’attenzione verso l’immenso debito ecologico che ci siamo costruiti.   Tutti quelli che si avvicinano ai sessant'anni,  se proprio non provengono da una famiglia ricca, ricordano sicuramente i cappotti rivoltati, le scarpe con i ferretti sotto le suole per non consumarle, l’acqua minerale fatta con le bustine dell’idrolitina Gazzoni , i palloni e le bambole fatti di stracci, il Natale con mandarini, arance e liquirizia per regalo (mica la PlayStation..), la carne rara e misurata compensata con abbondanti porzioni di polenta.   Io sono cresciuta a polenta e rane. Sembra strano dirlo ma, per un’assurdità incomprensibile oggi è uno dei piatti che si pagano più cari al ristorante (…non lo ordinerei per nessun motivo al mondo..!). Allora era il cibo più semplice ma soprattutto economico procurato tutto da mio papà che ogni notte, su una barchetta da lui costruita, percorreva i numerosi canali del veneto “armato” soltanto di una lampada a carburo e di una rudimentale fiocina (sempre da lui costruita) e cacciava le rane che sarebbero state il pasto del giorno successivo per tutta la famiglia con la polenta, rigorosamente bianca, che preparava mia mamma. Scusate la divagazione personale ma quell’economia povera era indispensabile per la sopravvivenza allora, ma mi fa riflettere sull’enorme contrasto tra sprechi (attuali) e parsimonia (quasi sconosciuta). Io mi chiedo: ma questi ultimi sessant’anni, non di pace ma di assenza di guerre (almeno da noi), l’infaticabile lavoro di milioni e milioni di uomini, gli importanti sviluppi tecnologici, l’incremento della produttività industriale e agricola  hanno forse portato ad una sovrabbondanza che, in totale assenza di etica, morale e responsabilità, ha determinato un’economia dello spreco? Credo sia giunto il momento di correggere la rotta, e ciascuno di noi, nel suo “piccolo” può farlo. Correggiamo i nostri stili di vita, non per ritornare ad un’economia di povertà di cui parlavo sopra (e vi assicuro che non mi sento di escluderla in toto, vista la follia umana che persiste ora), ma per passare da un’economia dello spreco ad un’economia della giusta misura. Ma è ovvio che questo processo va portato avanti anche dai governi e dalla macchina pubblica in generale. Però, perché non cominciare da noi?  

8 Commenti a “DALLO SPRECO ALLA PARSIMONIA……scritto da Franci”

  1. maurizio ha detto:

    all’economia della giusta misura si arriverà dopo un adeguato periodo di miseria che comporterà violenti dissesti sociali, ma tutto ciò è inevitabile

  2. Maria Aiello ha detto:

    Brava Francy. Anch’io sono di quell’epoca e ricordo anche i colletti delle camicie di mio padre che si sostituivano.Ma parlando dell’acqua,noi che abitavamo ne arrivava pochissima e dovevamo trasportarla con le pendole dal piano terra, figuratevi se potevamo scialacquare. Ci lavavamo nella bacinella e poi la usavamo per lavare i pavimenti.Quelli si che erano risparmi. Adesso vivo in Australia e ci vivo molto bene. Maria

  3. Volpino ha detto:

    Mentre cantando mi faccio la doccia
    chiudo l’acqua e salvo la goccia.
    Goccia che cade dal rubinetto
    se chiudo l’acqua, risparmio un laghetto!
    Risparmio un lago se lavo di meno io chiudo
    l’acqua e vivo sereno;
    Vivo sereno facendo il bucato
    se il cesto è pieno non ho sprecato;
    Non ho sprecato nemmeno una goccia
    se in vece del bagno faccio la doccia;
    Se faccio la doccia al cagnolino
    senza la pompa, ma con il catino.
    Uso un catino per le stoviglie
    risparmio l’acqua per tante bottiglie;
    tante bottiglie risparmio fintanto
    che bagno le piante la sera al tramonto;
    dopo il tramonto si cene e si va a letto
    lavo i dentini chiudendo il rubinetto!
    Chiudo il rubinetto e risparmio…sai cosa?
    L’acqua trasparente, fresca e preziosa ,
    preziosa,pura,limpida e pulita,
    umida,brillante e che dona la vita.

  4. pasquino ha detto:

    Beh pè l’acqua se potrebbe prendere qualche spunto da Romani .
    Chi è stato a Ercolano o Pompei avrà notato,certamente, che in prossimità dell’ingresso delle case ce sta ‘na vasca quadrata,chiamata l’impluvium, serviva per la raccolta delle acque piovane.
    E non è tutto,ce stanno due scarichi,uno verso la strada, che veniva aperto per far uscire la prima acqua ,quella zozza de porvere e altre zozzerie; l’artro scarico mannava l’ acqua pulita nella cisterna della casa. Non serviva per bere perché le città erano piene de fontane pubbliche, ma per tutti gli artri usi domestici. Ce stanno ancora acquedotti e fognature,alcuni ancora funzionano, che non perdono ‘na goccia,no come quelli moderni che se la perdono pe strada!!
    Altro che pensa de anna su Marte e spendere tanti “sesterzi”per cosa poi?Per analizzare ‘n sercio?(leggi sasso roccia come te pare).

  5. Lorenzo.rm ha detto:

    Mi piace molto, Francy, la tua definizione di un’economia della giusta misura, accorta e senza sprechi. Ma guai se volessimo attribuirle un significato di rivoluzione sociale. Senza “sprechi” la nostra società non potrebbe assolutamente vivere, visto che siamo un Paese che, avendo raggiunto la prosperità, per mantenerla non può che sviluppare i consumi “ricchi”. Perché la società cambi dovremmo cambiare non solo il modello sociale “interno” ma i rapporti con gli altri Paesi del mondo, a cominciare da quelli con i Paesi che stanno peggio di noi (molti). E dicendo chiaramente che, oltre a salvare i beni fondamentali: acqua, aria, terra, natura, dobbiamo redistribuire lo sviluppo a tutti. In fondo la redistribuzione, per me, è il vero problema. Nel caso contrario vivremmo soltanto con i complessi di colpa e non risolveremmo comunque i problemi. Sia ben chiaro che non è una critica alla tua impostazione ma, mi sembra, un’integrazione necessaria.

  6. garda.fernando ha detto:

    Brava Francy, come al solito coerente e precisa nel descrivere
    gli sprechi.
    Come sempre ammirevole ! ciao

  7. armida.ve ha detto:

    Un’economia della giusta misura..Già.. Franci..perchè non cominciare da noi? Noi.che siamo vicini ai 6o,che abbiamo visto cappotti e colli di camicie rivoltati.. che abbiamo bevuto idrolitina e mangiato tanta polenta da gonfiare la pancia per non sentire la fame; che abbiamo giocato con bambole di pezza e abbiamo usato le galosce con le “brocche” antiusura.. ..Noi abbiamo imparato presto che si può avere di più..”L’economia deve girare”,recitava uno spot di qualche tempo fa.E allora.. compra! spreca! così gira l’economia!
    Per fortuna pò di coscienza sembra che stia maturando,Proprio l’acqua come esempio.. sempre meno bottiglie di plastica indistruttibile..sempre più attenzione..speriamo di consegnare ai nostri nipoti un mondo finalmente vivibile

  8. giulian.rm ha detto:

    Certo che ricordo bene tutte le cose che hai descritto: cappotti rivoltati, pantaloni alla zuava e l’idrolitina…le rane le ho mangiate dopo, molto tempo dopo…brrrrrrrr!
    C’è stato il boom economico, la ricchezza cresceva rapidamente, le risorse energetiche, gas, elettricità, petrolio erano a basso costo. E allora non si pensava, per dirne una, a spengere il motore dell’auto, anche se si sostava in attesa di…
    Così come a spengere la luce se uscivi da una stanza ecc.
    Ora si parla molto di risparmiare l’acqua perché è una risorsa preziosa e non va sprecata, ogni anno diminuiscono le riserve idriche. E sull’acqua c’è un’iniziativa chiamata:
    “Chiudi il rubinetto”, un invito a ragionare sui piccoli gesti quotidiani che possono ridurre l’impatto idrico nell’ambiente domestico del bagno, proprio dal lavarsi i denti. Insegnare a bambini e adulti a tenere chiuso il rubinetto mentre si svolgono altre attività sono un importante contributo alla crescita di una coscienza eco-responsabile in ognuno di noi.
    Non tanto per noi ma per le generazioni future,quanti “correggeranno la rotta ?”

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