gurone Questa è la storia del fiume Olona e dei suoi abitanti, Bea la Trota iridea, e Dario la trota Fario. Altri partecipanti al racconto sono: Adone lo Scazzone, Leda la Lampreda, Ludmilla l’Anguilla, Ottone il Vairone, Mifune il Gambero di fiume. Mi raccontava mia mamma Carlotta che quando lei era giovane, negli anni precedenti la prima guerra mondiale,nel fiume Olona vivevano molte specie di pesci, tra queste anche i protagonisti di questa storia che si svolge nel tratto di fiume che va dal ponte in ferro della vecchia ferrovia Valmorea sotto l'abitato del paese di Malnate, zona Folla, alla confluenza tra il fiume Lanza che scende dalla Valmorea, e il fiume Olona che ha le sue sorgenti nella frazione Rasa sopra la città di Varese. In questo tratto che porta fino al ponte di Vedano O., il fiume era il parco divertimenti dei ragazzi che abitavano la piccola frazione di Gurone. Il fiume Olona dal ponte delle FNM, ( punt de fer) fino ai mulini di Gurone era composto dal corso naturale, e da una roggia molinara. Il fiume costeggiava la valle sul versante che guarda verso ovest dove si trova la città di Varese, e il paese di Bizzozzero, oggi diventato parte della città. La roggia molinara, si trovava sul lato di levante proprio sotto il paese di Gurone. La valle tra i due corsi d’acqua non era molto grande ma bastava ai contadini dei due paesi per il foraggio degli animali, e le colture di granturco, dove noi bambini del paese quando accompagnavamo i genitori al lavoro nei campi potevamo divertirci giocando sulle rive del fiume che, come ci raccontavano i nostri genitori, nei primi anni del 1900, era limpido e pieno di piccoli, e grandi pesci. Mia Madre un giorno mi raccontò la storia di Bea la trota iridea e di Dario la trota Fario. Era la storia di un amore impossibile, che creava grande stupore tra gli altri abitanti del fiume.
Trota Iridea

Trota Iridea

     
Trota Fario

Trota Fario

                      Voi vi chiederete perchè gli altri pesci erano stupiti di questo amore. Il loro era un rapporto d'amore impossibile perchè  tra le due trote non sarebbe mai potuto esserci una unione con dei figli. Infatti  Bea veniva da un paese lontano, Nord America, ed era stata portata nel nostro paese da ricchi signori che viaggiando per il mondo portavano tante specie di animali togliendole dal loro ambiente naturale per rinchiuderle in gabbie, acquari, o laghetti nelle loro sfarzose abitazioni. Ma  una volta finita la curiosità per il nuovo, decidevano di disfarsene, liberandoli in posti che non erano come la loro casa, il nord America e Canada, le nostre acque sono diverse come caratteristiche da quelle nord Americane. E anche se i due pesci appartenevano alla stessa specie, Dario non avrebbe mai potuto fecondare le uova della sua amata. Le uova di Bea potevano essere fecondate solo da altri maschi purchè appartenenti alla sua specie, ma il loro amore era tanto forte fino al punto che, se un altro abitante del fiume si fosse avvicinato a Bea, Dario lo avrebbe attaccato e messo in fuga fino a farlo saltare fuori dall'acqua, per il dolore dei suoi morsi. Un bel mattino di primavera Bea si accorse che Dario non stava bene come anche altri abitanti del fiume, che giravano come ubriachi andando a sbattere contro ogni roccia o radice sommersa. Anche Bea non stava  meglio degli altri, ma visto che grazie alla sua provenienza  era di costituzione molto robusta, riusciva a sopportare meglio i vari cambiamenti delle acque del fiume. Cosi allora Bea pensò bene di portare Dario in un piccolo ruscello che faceva da affluente al fiume. Trasportato  il suo amato al sicuro, e dopo aver fatto una buona bevuta di acqua pulita e ben ossigenata, tornò nel fiume per avvisare più pesci possibile del pericolo incombente. Così facendo dopo molti viaggi avanti e indietro, riuscì a salvare più pesci e gamberi possibile. inquinamento L'acqua dell'Olona che fino a quel giorno era sempre stata pura e cristallina, cominciò a cambiare continuamente colore, e ad emanare, inoltre,  un forte odore, come fosse stata avvelenata. E lo era, purtroppo,  perchè tutte le fabbriche che si erano insediate sulle sue rive scaricavano i loro veleni, senza preoccuparsi minimamente degli abitanti del fiume. Concerie di pelli scaricavano coloranti tossici e tannini, le cartiere fibre di legno; il tutto si univa agli scarichi fognari dei paesi che, a causa della migrazione si espandevano sempre più. Bea e Dario una volta ripresi da quello shock non si persero d'animo e dopo aver radunato più amici possibile in quel ruscello e in altri che dai pendii della valle finivano nel fiume, si organizzarono per creare una comunità la quale doveva, a causa delle ristrettezze, avere delle regole. Così un giorno tutti i  rappresentanti delle varie specie ittiche si riunirono. Alla riunione erano presenti: per gli Scazzoni, Adone, per i Vaironi, Ottone, Leda la Lampreda che con Ludmilla l’Anguilla rappresentavano i serpentiformi. In un angolino gli ultimi due rappresentanti delle Sanguinerole, piccoli pesciolini talmente delicati da essere considerati come un termometro dell’inquinamento del fiume, dimostrato dal fatto che pochi di loro erano scampati alla strage del progresso industriale. Praticamente in quattro e quattro’otto quel piccolo ruscello diventò una piccola Arca di Noè formata da pochi esemplari di pesci dell’ormai morto fiume Olona. Nei primi mesi vi fu una  convivenza felice, ma a causa delle ristrettezze,  ogni specie poteva essere possibile preda dell’altra. All’apice di questa catena si trovavano Bea e Dario, che nel frattempo si erano trovati un compagno. La mancanza di cibo, però, diede inizio alle prime liti, e chi rischiava di farne le spese erano, come sempre, i più piccoli, come le Sanguinerole, che praticamente erano cibo potenziale per tutti. Serviva trovare una soluzione urgente, perchè se avessero iniziato a mangiarsi l’un l’altro, alla fine l’ultimo sarebbe morto di fame. Fu allora che si fece avanti Mifune, il Gambero di fiume, che in fatto di intraprendenza non era secondo a nessuno, dicendo che per il vivere comune e la salvaguardia delle varie specie, da quel giorno in avanti, fino a quando il fiume non fosse tornato come prima, avrebbero dato la caccia solo agli insetti che cadevano in acqua, e chi avesse trasgredito a quell’ordine, sarebbe stato ricacciato nel fiume avvelenato. Bea e Dario avrebbero garantito l’ordine e la pace nel ruscello. La cosa, anche se all’inizio non sembrava logica ai più litigiosi, prese piede così bene che, la notizia portata da Salvatore il Merlo pescatore, si propagò negli altri ruscelli diventando legge. Così passarono gli anni senza che nessuno si impegnasse per ridurre l’inquinamento del fiume, anzi più passava il tempo e più il fiume era inquinato, tanto da meritarsi la fama di essere il fiume più inquinato d’Italia e noi ragazzi degli anni sessanta, non potevamo farci il bagno, come lo avevano fatto i nostri padri e i nostri nonni. Ma mentre i nostri amici nel ruscello, che si chiamava Prato Amaro, (prà màr, in dialetto) crescevano e si moltiplicavano e facevano attenzione solo ai pericoli che provenivano al di fuori dell’elemento liquido, si erano creati dei nemici. Questi erano: Nerino, l’Airone Cenerino, Beatrice la natrice dal collare, ( serpe d’acqua), ed il variopinto Martino detto Pescatore. Ma non avendo loro  altri posti dove cacciare, infatti le loro prede si trovavano solo nei ruscelli della valle, il tutto, fortunatamente, durò poco e,  vista la pochezza di prede, si spostarono sul lago di Varese e nei laghi vicini. Per noi ragazzi era uno spettacolo durante l’estate quando il fiume andava in secca, riuscivamo a fare il bagno nelle pozze che si formavano con l’acqua dei ruscelli, e ancora lo fu di più quando ci accorgemmo che quelle pozze erano piene di pesciolini che, come tutti i piccoli, uscivano dal ruscello per curiosare il mondo attorno a loro. Noi  giovani allora, come tutti, non pensavamo ai pericoli che correvamo nel caso fosse venuta una piena improvvisa. Questo per molti anni fu il segreto di noi ragazzi che nei boschi e in quei prati, passavamo le vacanze scolastiche e ogni momento libero, e lo fu anche negli anni a venire, perchè le uniche persone a conoscenza del nostro segreto erano le Mamme che andando al lavatoio, dove l'acqua fuoriuscendo  creava un ruscello, scorgevano dei pesciolini. Questi, talmente abituati alla nostra presenza, non fuggivano e noi eravamo tranquilli anche perchè le nostre Mamme non usavano i detersivi di oggi ma il vecchio sapone di Marsiglia, biodegradabile, che non procurava danno ai nostri piccoli amici. E immaginate che certe volte potevamo vedere quelli che si potevano considerare i pronipoti di Dario la trota Fario che, in lunghezza, superavano la larghezza del ruscello. Così arriviamo alla fine del mille novecento, Nella valle Olona c'è la crisi industriale, chiudono concerie e cartiere, la gente deve trovare altri lavori, ma come è risaputo noi Italiani sappiamo sempre cavarcela in ogni situazione. Mancando la fonte primaria dell’inquinamento il fiume pian piano inizia a ripulirsi. Ma  sarebbe stato molto meglio che il lavoro non fosse mancato, e le grandi fabbriche ora chiuse si fossero dotate di depuratori , senza arrivare alla morte del fiume per un periodo di circa cinquant’anni. t_fiume_olona_117_paesaggio-fiume-valle-olona-valle-olona-fiume-olona-beppesan Questo racconto un poco vero un poco inventato, avrebbe bisogno di venire illustrato, chi volesse darmi una mano mi farebbe cosa gradita. Sarebbero ideali dei disegni fatti da ragazzi delle scuole primarie. Se vi è piaciuto il mio racconto, forza datemi un mano, così sarà un ricordo di come era Gurone e la valle Olona negli anni sessanta. Riccardo

9 Commenti a “IL FIUME OLONA E IL PRA MAR (prato amaro)…..di Riccardo Avanzi”

  1. sandra vi ha detto:

    IO arrivo in ritardo xche’ ero senza connessione ,la mia nonna era di Gorla minore ,e la tomba di famiglia e’ nel cimitero di quel paese .Fino circa agli anni 60 mio fratello cogli amici scappava a nuotare nell’olona con acque pulite…….

  2. Giulio Salvatori ha detto:

    Una storia simile.Una realtà uguale a tanti luoghi. L’uomo ha perso da tanto tempo il rispetto della natura.Spetta a tutti vigilare e denunciare alle Autorità Competeti coloro che inquinano.Piano Piano ce la faremo.Grazie Riccardo

  3. Riccardo Avanzi ha detto:

    Questo è stato il segreto dei ragazzi del mio paese per più di mezzo secolo, guai se una persona si avvicinava per tentare di catturare trotelle o gamberi, rischiava le gomme.
    Nel 1997 quando ha chiuso l’ultima cartiera, la Sottrici Binda, posta sul confine della mia frazione, con il comune di Vedano Olona, un tardo pomeriggio, dall’alto dalla postazione per il controllo del depuratore,(che ormai funzionava solo con acque chiare, essendo finita la produzione della carta causa chiusura degli impianti, con relativa massa in mobilità di 220 operai) vedo come delle silouette chi si muovevano in un ansa, sembravano fili di erba riccia, smossi dalla corrente, ma ci accorgemmo che non stavano fermi come ancorati al fondo, ma si muovevano in corrente alla ricerca di cibo. Erano due grossi eredi di Dario, che erano ritornati in quello che tanti anni prima era la loro vera casa.
    Lorenzo io sono più che convinto, se ogni uno di noi non voltasse lo sguardo dall’altra parte alla vista di una qualsiasi infrazione, le cose sarebbero migliori.
    Salute a tutti e grazie agli amici che mi leggono e commentano.
    Riccardo A.
    P.S
    Posto una sola risposta in quanto causa un incidente, non posso usare il Braccio e la mano destra, e con la mancina faccio una gran fatica.

  4. alba morsilli ha detto:

    faccio parte di lega ambiente della Liguria e combattiamo tutti gli scempi dei fiumi e territorio sono voluta andare a vedere che cosa fa lega ambiente Lombardia per il fiume Olona ecco il rapporto

    Finalmente individuato un responsabile per il grave inquinamento dell’Olona

    Legambiente: “Molto bene il sequestro e l’azione della Procura. Ora però si continui su questa strada e si mettano in regola tutti gli scarichi”

    “Finalmente uno dei responsabili del grave inquinamento del fiume Olona è stato individuato e denunciato. Complimenti alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio per l’indagine che ha portato al sequestro dell’Insa di Fagnano Olona (VA), azienda produttrice di detersivi, e per il pervicace e intenso lavoro svolto dalla sezione che si occupa dei reati contro l’ambiente”. Questo il primo commento di Legambiente dopo la conferenza stampa di questa mattina in merito all’operazione che ha portato al sequestro di un’azienda accusata di scarichi industriali non autorizzati nel fiume Olona e di gestione illegale di rifiuti. “L’intervento delle forze dell’ordine conferma le numerose segnalazioni e denunce della nostra associazione e degli ambientalisti contro le schiume e gli scarichi abusivi” – insiste Legambiente.

    L’inquinamento idrico è un fenomeno grave e diffuso ma troppo spesso sottovalutato, tanto che un dirigente di un’azienda, anche di grandi dimensioni, che per anni abbia sversato senza alcuna autorizzazione, e quindi senza depurazione, reflui industriali in un fiume, rischia come pena massima l’arresto fino a 2 anni, che probabilmente non verrà mai scontato, e una multa di alcune migliaia di euro questo in data Maggio 2013

  5. pino vangone ha detto:

    Riccardo la storia ben raccontata da te, ripete la storia anche di tanti fiumi del sud, dove l’incuria, i detersivi e gli acidi delle lavorazioni industriali hanno distrutto gli ambienti naturali. Speriamo che non tanto la crisi ma l’impegno e la volontà dell’uomo possa far migliorare le cose

  6. edis.maria ha detto:

    Un racconto che indica come lo scrittore ami l’ambiente tutto, ma soprattutto quello del suo paese natio. Tutti i protagonisti sono descritti con dovizia di particolari, che sembra veramente di vederli e osservarli in queste bellissime fotografie che li contorna.C’è molto da riflettere sul danno che l’uomo provoca sulla natura, che dovrebbe sempre essere preservata e protetta. Riccardo Avanzi ci hai proposto una lettura che, oltre a dilettarci, ci fa riflettere molto

  7. elisabetta8.mi ha detto:

    Bravo Riccardo,il tuo racconto mi fa ricordare anche il Seveso con la stessa situazione,negli anni 50 sulle sue sponde si vedeva gente che pescava e dei ragazzini che facevano il bagno,dopo è iniziato l’inquinamento,le sue acque iniziarono a cambiare sempre colore e l’odore sempre piu’ nausebondo a volte la schiuma colorata si fermava sulle sponde creando viscidume,la gente comincio’ a protestare anche x vi erano abitazione vicine e la faccenda era diventata davvero molto antipatica,i comuni anno iniziato a coprire questo fiume dove era possibile e nel fratemo anna istallato dei depuratori,grazie Riccardo,hai messo in evidenza l’inquinamento dei fiumi,,,,,,,,

  8. francesca (franci) ha detto:

    Anch’io ho avuto a che fare con l’Olona nei primi anni Settanta. Allora ero poco più di una bambina e abitavo nell’hinterland milanese. Il fiume era quasi al termine del suo viaggio. Dopo pochi chilometri, infatti, si sarebbe riversato nel Lambro a Milano, per cui aveva raccolto, strada facendo, tutto quanto di più inquinante gli veniva riversato dentro. Ricordo l’orribile schiuma bianca che galleggiava ricoprendo interamente la superficie dell’acqua. E quell’odore insopportabile, così pungente e forte da penetrare anche dentro casa. Oggi è completamente coperto ma io, al contrario di te Riccardo, non ho mai visto bambini fare il bagno nelle sue acque nè donne lavarci i panni dentro. Io spero davvero che, anche grazie ai depuratori installati a monte, le sue acque siano più pulite, ma leggendo i giornali locali della provincia di Varese, mi capita spesso di apprendere che la schiuma persiste e pare proprio che gli enti preposti al controllo (Regione ecc…) non siano in grado neppure di capire da dove provenga.

  9. lorenzo.rm ha detto:

    Grande Riccardo. Puntuale, preciso, appassionato difensore della natura. Voi del luogo, denunciate e, soprattutto, date una mano vigorosa per rinnovare e ripristinare.

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