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"Una volta nella Appellplatz, i prigionieri venivano fatti spogliare, messi in fila e costretti a sfilare, nudi, davanti ai dottori. Dopodichè ricominciava quella pietosa via crucis, sotto gli occhi indagatori dei medici. Uomini con le schiene lussate, donne con la diarrea cronica, che si erano strofinate del cavolo rosso sulle guance per non sembrare troppo pallide, tutti sottoposti allo stesso umiliante esercizio: correre per sopravvivere.

Era questa la vera competizione. Con  lo stomaco in subbuglio ed il fiato corto, frastornati da quella musica menzognera, si correva per un premio chiamato VITA.

Mentre si leggevano i nomi, e gli scarti della Azione Salute venivano dirottati verso l'estremità orientale della piazza, si levavano grida di gente oltraggiata e smarrita.

Nell'ispezione della domenica precedente erano stati scoperti quasi trecento bambini e, mentre venivano trascinati via, le proteste e le grida dei genitori erano talmente forti da richiedere l'intervento delle forze dell'ordine, che sarebbero state impegnate per ore a contenere le ondate di madri e padri impazziti e a raccontare le solite bugie a quelli che avevano dei parenti tra gli scartati.

Non era stata data nessuna comunicazione, ma tutti sapevano che quelli laggiù avevano fallito la prova e non avevano un futuro.

Al termine dell'operazione, millequattrocento adulti e duecentosessantotto bambini sostavano, con le armi puntate contro, lungo l'estremità orientale dell'Appellplatz, pronti per l'ultimo viaggio alla volta di Auschwitz".

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Ho voluto iniziare questo post estrapolando alcuni brani dal libro "La lista di Schindler" di Thomas Keneally dal quale è stato tratto l'omonimo film "Schindlerlist". Sono certa che molti di voi lo conoscono. E' una storia vera, un libro che, per l'ennesima volta, adesso è sulla mia scrivania. Ricostruisce la straordinaria esistenza di un uomo, Oskar Schindler che sottrasse uomini, donne, bambini allo sterminio hitleriano, trasferendoli dai campi di concentramento ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia. Schindler intraprese una personale lotta al nazismo diventando l'eroico salvatore di tanti ebrei.

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Ma per migliaia di vite salvate, milioni di altre vite  sono state vittima dell'Olocausto. Ma non solo uomini e donne appartenenti a comunità ebraiche.

Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano:  membri dell’intellighenzia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, zingari, serbi, slavi, malati di mente, disabili, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.

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Credo non siano necessarie altre parole per esprimere l'orrore della Shoah, l'atrocità del genocidio nazista.

E' impensabile che oggi nessuno di noi si fermi, anche solo per qualche minuto,  a pensare e riflettere su ciò che è stato, allo strazio di chi si trovava al di là di quel filo spinato.

 

E concludo con un altro grande scrittore, innanzitutto uomo, Primo Levi. Cito una frase determinante, tratta dal suo libro  "Se questo è un uomo":

“voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no.”.

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Non ho voluto, deliberatamente, proporre le solite immagini di quei poveri resti umani.

Solo una rosa......Per non dimenticare...!!!

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16 Commenti a “PER NON DIMENTICARE…….di Franci”

  1. francesca (franci) ha detto:

    Le testimonianze di Alba e Edis mi commuovono e al tempo stesso mi sconvolgono. Come tutto ciò che è accaduto 70 anni fa nei campi nazisti. Io che sono nata anni dopo, non posso neppure immaginare quell’orrore. Ma so che è accaduto, purtroppo.
    Edis, spero che la tua amica Anna si sia salvata, pensalo anche tu e capisco il tuo timore al pensiero di cercarla. La paura di non trovarla crea ulteriori sofferenze.

  2. Riccardo ha detto:

    Io direi le giornate della memoria, una per gli Ebrei, per i Rom, per i Testimoni di Geova, per i malati di mente, per tutti i soldati, che si sono rivoltati al Nazifascismo, per i prigionieri politici.
    Non dimentichiamo mai questo orrore.

  3. edis.maria ha detto:

    La mia infanzia fu costellata dal ricordo di un’amica frequentata per tre anni a Bengasi ( Libia) dove vissi e andai a scuola, dai sei agli otto anni, prima di ritornare in Italia, perchè si “sentiva odore di guerra”! Bambina ebrea , ANNA ARBIB, nata a Firenze e trasferitasi in Libia. Carissima amica, si giocava tutti i giorni insieme, perchè vicini di casa, si facevano i compiti insieme.Dopo la mia partenza ci scrivemmo qualche lettera, ma poi non ne seppi più nulla. Quando si cominciò , qui ,a criticare gli ebrei, mi chiedevo in che cosa erano diversi da noi, anche i preti o le suore dicevano che erano colpevoli della morte di Gesù e noi, piccoli bambini , ci lasciavamo suggestionare. Io , però ricordavo Anna e la sua famiglia e mi dicevo: Erano come noi, gentili, caritatevoli, con usi un po’ diversi, ma non malvagi! Chiedevo a mamma che mi rassicurava, e mi diceva di star tranquilla che avremmo scritto e ricevuto una lettera! Spesso tornavo su questi pensieri, ma, quando , ormai grandicella, seppi tutto ciò che era accaduto agli ebrei, lessi libri sull’argomento e spesso piansi disperata, augurandomi che ad Anna non fosse accaduto nulla di tremendo. Attraverso internet ho appreso che a Firenze vivono ancora famiglie con cognome Arbib, ma non ebbi mai il coraggio di cercare di contattarli, dopo tanti anni. Non dimentichiamo mai, l’odio è il sentimento che ci distrugge, anche in questo periodo il Mondo è costellato da gente malvagia e mi pare che verso gli ebrei si stia ricominciando a colpire!

  4. alba morsilli ha detto:

    Genova era distrutta dai bombardamenti, ed in una piana molti cittadini avevano fatto delle baracche di legno, dove si viveva in proscuimità, io li sono nata e cresciuta dal 39 al 50 perciò fine guerra avevo 6 anni e come si dice i bambini hanno memoria fotografica ebbene io nella mia mente non è svanito nulla.
    col tempo ho capito perchè una famiglia si era fatta una tana e viveva sotto terra, erano di religione ebraica ma io allora non capivo perchè il mio caro amico usciva solo di sera a cercare qualche avanzo.
    Come sempre per soppravivvere si è disposti a tutto, e con una soffiata alle brigate nere quella famiglia fu deportata nei campi di sterminio.
    So solo che il amico prima di andarsene mi venne vicino e mi baciò era il bacio della disperazione sapeva che non non l’avrei mai più visto,
    a volte ci penso e lo penso nel suo paradiso se gli ebrei l’hanno

  5. francesca (franci) ha detto:

    Riprendo qua e là i vostri commenti. Quel “mai più..” scritto e ripetuto più volte da Franco, quel “per non dimenticare” di Lucia, quel “dobbiamo ricordarlo ai ragazzi” di Sandra, l’incredulità “dell’orrore” di Armida, il “silenzioso lamento del cuore” di Gianna, la “stupidità del dubbio” a cui accenna Alba, sono tutte considerazioni che generano forti emozioni. Ma soprattutto ci fanno riflettere su una cosa: IL PERICOLO DI PERDERE LA MEMORIA. Perchè perdere la memoria significa perdere la propria identità. La memoria è la costruzione della nostra identità. E affinchè non si ripeta mai più, non dobbiamo cedere all’oblio e all’indifferenza. Ciò che è importante è avere e conservare sempre la coscienza delle cose che avvengono intorno a noi. E ricordarlo ai giovani, con testimonianze, letture, storia. Insegnando loro ad avere il coraggio di agire, di pensare, di rifiutare. Se il nazismo ha potuto prendere potere e arrivare a sterminare milioni di persone è stato anche grazie all’indifferenza e alla mancanza di reazioni da parte della gente.

  6. francesca (franci) ha detto:

    ARBEIT MACHT FREI – “Il lavoro rende liberi”. Come suona beffarda questa frase. Un’infame menzogna posta all’insegna dei campi di concentramento, nei quali i lavori forzati, la condizione disumana di privazione dei prigionieri e sovente il destino finale di morte, contrastavano con il significato opposto del motto stesso.

  7. alba morsilli ha detto:

    Girando nel web ho trovato uno scritto da un prof universitario che mi ha veramente fatto venire voglia di prenderlo a pugni ve lo metto così lo leggerete anche voi

    “L’olocausto è una leggenda sulla quale esistono solo verità ufficiali non soggette a verifica storica e contraddittorio. Una leggenda utilizzata per colpevolizzare moralmente i popoli vinti. Anche le camere a gas, ammesso e non concesso che queste siano mai veramente esistite, sono una delle tante verità da verificare”: con queste parole, scritte sul suo blog, Antonio Caracciolo, ricercatore di Filosofia del Diritto dell’Università La Sapienza di Roma, ha suscitato un certo interesse da parte dei media, ma anche molte polemiche.

  8. francesca (franci) ha detto:

    E l’amarezza di Antonino diventa anche la mia leggendo ciò che scrive Franco. Com’è possibile che un rappresentante della Chiesa Cattolica consideri giusto il genocidio nazista? Credo che quel Gesù che lui chiama in causa,non la pensasse esattamente così.

  9. franco muzzioli ha detto:

    Mi ricordo nel 43/44 …avevo 6/7 anni …il parroco della mia chiesa diceva che era giusto perseguitare gli ebrei perchè erano quelli che avevano fatto crocifiggere Gesù.
    Vorrei che considerassimo anche questa grave colpa di una parte della chiesa Cattolica ,che ha accettato e fatto accettare un simile abominio.

  10. antonino8.pa ha detto:

    E’ giusto ricordare sempre le vittime
    dei massacri, tutti gli ebrei sterminati
    nei campi di concentramento, è giusto
    avere memoria di tutto ciò, per imparare
    e non dimenticare, ma tutto quello che è
    accaduto dopo, vedi Foibe, Bosnia, Ruanda,
    tanto per citarne alcuni, fanno pessimisticamente
    pensare che certe “lezioni” non siano proprio
    servite. Vorrei tanto che ciò non fosse vero
    e che guardare indietro non debba provocare
    solo vergogna.
    Scusa la mia amarezza e forse durezza, purtroppo
    a volte mi riesce difficile credere nell’uomo.

  11. gianna ha detto:

    Oggi Giornata della Memoria,Francy, quante volte abbiamo sentito raccontare, ricordo in casa si parlava di questi campi di concentramento,erano tanti anni che era accuduto, mamma raccontava di quelle persone morte in modi orribili,ma io piccola non potevo capire mi annoiavo,ma ora dopo tantissimi anni riesco capire che mai deve succedere una cosa del genere, donne, bambini, Genitori, dell’Olocausto,bruciati vivi. oggi veramente è una giornata ancora di dolore, abbiamo visto di tutto e mai cancelleremo nelle nostre menti quei ricordi!!
    una rosa per non fare vedere gli orrori di quei momenti, grazie francy, spero resti solo quel ricordo ormai nulla possiamo fare,Prendiamoci per mano in silenzio,con il lamento nel cuore ..Per Non Dimenticare mai!!!

  12. lorenzo.rm ha detto:

    Grazie, Franci.Sì, è la Giornata della Memoria. Ed è anche la giornata dell’impegno a non farlo più. Della riscoperta dell’impegno a non farlo più. Mai più: per qualsiasi motivo!!!!!!!!!

  13. armida.ve ha detto:

    Ricordo una scena struggente nel film :SCHINDLER’LIST.Una scena in bianco e nero dove si vedono portare via tanti corpi di persone uccise. Sul carro spicca il cappottino rosso indossato da una bimba che avevamo visto in precedenza. Quanto ho pianto con quel film! In questi giorni della memoria mi chiedo come sia stato possibile che accadesse, che l’umanità abbia potuto sperimentare tanto orrore. Purtroppo è davvero accaduto :”Meditate, che questo è stato!”(Primo Levi).

  14. sandra vi ha detto:

    Mai piu’ ,e pensare che ci sono persone che negano che tutto questo orrore ,negano l;esistenza dei campi di concentramento ,negano l’evidenza delle cose .Grazie franci per aver postato questo tuo scritto ,l’ho letto cn le lacrime agli occhi ,ma nn possiamo dimenticare ,dobbiamo parlarne sempre e ricordarlo ai ragazzi .

  15. lucia1.tr ha detto:

    Nel 1933 in Germania si iniziò ad organizzare e mettere in pratica, col programma Aktion T4, la sterilizzazione e l’eliminazione di persone affette da malattie ereditarie, perché non produttive per la società. Questo sterminio di massa è stato raccontato da Marco Paolini in Ausmerzen: “T4 sta per Tiergartenstraße numero 4, un indirizzo di Berlino. Durante Aktion T4 sono stati uccisi e passati per il camino circa trecentomila esseri umani classificati come “vite indegne di essere vissute”. Cominciarono a morire prima dei campi di concentramento, prima degli zingari, prima degli ebrei, prima degli omosessuali e degli antinazisti e continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che il resto era finito”.
    Per non dimenticare…

  16. franco muzzioli ha detto:

    Come ieri ero Charlie….oggi sono vestito col pigiama a righe e ho la gialla stella di David sul petto.
    Mai più…mai più…..mai più….mai più….mai più…..

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