regioni

Qualche mese fa, in un articolo pubblicato in questo blog, si era detto di riunire alcuni modi di dire, soprattutto espressioni dialettali, che comprendessero un pò tutta l'Italia. E visto che in Eldy ci sono provenienze che spaziano da nord a sud e da est ad ovest, io ho fatto un pò di ricerche.

Aiutandomi con l'aiuto di amici eldyani e anche con altri amici e conoscenti personali che vivono in diverse parti della nazione, ho messo insieme un "pacchetto" di modi di dire dialettali.

Devo dire che ho apprezzato molto la descrizione che ha fatto l'amico Guglielmo del termine "bischero" in Parliamone. E allora perchè non continuare su questa interessante materia?

Premetto che ho raccolto i modi di dire e le espressioni che, in parte mi sono state comunicate, e in parte facendo ricerche sul web.  Devo dire, inoltre, che molti modi di dire fanno parte di espressioni della lingua italiana, poi tradotte nei dialetti delle varie regioni o paesi.

Ecco qua cosa ne è "saltato" fuori (e facciamoci due risate):

  Gente-che-ride

 

Bergamasco

Al ghè fa l'öf anche ol gal.

Gli fa l'uovo anche il gallo. (Quando uno è fortunato......)

   

Calabrese

Puru i pulici hanu 'a tosse.

Pure le pulci hanno la tosse. (Anche chi non vale nulla si permette di sentenziare).

 

Campigiano (Campi Bisenzio - FI)

Fra nìnnoli e nànnole, oppure, fra ùzzoli e minuzzoli. (P.S. - niente a che vedere con Muzzioli...ahahah..)

Fra una chiacchiera e l'altra va a finire che si fa tardi.

   

Ferrarese

Al nasa al temp e al camina in s'i ov.

Annusa il tempo e cammina sulle uova. (Detto di persona abile a furba, in grado di fare previsioni e muoversi in situazioni critiche).

 

Umbro Ta lassa sta' 'i hòn fregat la moje. A colui che diceva sempre "lascia stare" gli hanno rubato la moglie.

 

Versiliese Anco il mi’ nonno se avesse uto le rote sarebbe stato un baroccio.

 In risposta a chi faceva uso del senno del poi o si rammaricava per qualcosa che avrebbe potuto cambiare la vita se accaduta e che per fatalità non si realizza.

   

Fiorentino Vo a Lucca a comprare bambolini di stucco.

Risposta sgarbata a chi domanda insistentemente "Dove vai?"'.

 

Livornese Senza lìlleri, 'un si làllera.

Senza soldi è inutile sognare grandi cose.

 

Lombardo Chi laüra ghà una camisa e chi fà nagott ghe n'à dò .

L'ingiustizia governa.

Scarliga merlüss che l'è minga el tò üss.

Vai altrove che qui non è aria.

 

Siciliano A megghiu paruola è chiddha ca un si dici. La migliore parola è quella che non si dice. (Prima di parlare pensaci ancora un pò; oppure: parla poco,ascolta assai e giammai ti pentirai).

   

Napoletano Friere o pesce cu l’acqua e fà e nozz che fiche secche.

Friggere il pesce con l’acqua e fare le nozze con i fichi secchi (ottenere il massimo da ogni situazione).

 

Piemontese

Sentissi come na barca 'nt in bòsch (tipico astigiano)

Sentirsi come una barca in un bosco (sentirsi fuori posto od in grosse difficoltà).

Chi a l’à vedú Turin e nen la Venaria l’à cunusú la mare e nen la fia (tipico torinese) Chi vide Torino e non La Venaria conobbe la madre e non la figlia (riferito alla Reggia di Venaria).

   

Pugliese Ce nge na ma scì sciamanìnne, ce non ge na ma scì non ge ne sime scènne!

Se dobbiamo andarcene, andiamo altrimenti rimaniamo.

 

Veneto Magnarghe i risi in testa.

Essere più astuto, più intelligente di qualcuno.

 

Genovese I gondoin e i funzi náscian sensa semenali.

Gli stupidi e i funghi nascono senza seminarli.

 

Sardo

Fagher su bellu in cara, et insegus s’istoccada.

Far il bello in faccia, e dietro la stoccata.

 

Modenese Dire a fine pasto: an t'alvèr da tèvla mai se la tà bàca l'an sà ed furmài (questo lo lascio tradurre al modenese doc).

 

Romanesco doppo li quaranta, nun se fischia e nun se canta, doppo la cinquantina, un malanno ogni matina.

Con l'avanzare degli anni, si manifestano gli "acciacchi" con sempre maggiore frequenza.

 

Questi sono solo alcuni dei numerosi modi di dire dialettali delle Regioni italiane. Ora aspetto di leggere i vostri, cari amici.  Sono certa ne avrete tantissimi da aggiungere.

Buon fine settimana a tutti.

  francesca (3)

28 Commenti a “MODI DI DIRE DIALETTALI…..di Franci”

  1. francesca (franci) ha detto:

    Grazie Sandra e ringrazia la tua fantastica nipote Lucia che ci segue e ci da tanti suggerimenti importanti.
    Ora abbiamo davvero espatriato. Posso tornare in Grecia, sto imparando la vostra lingua.
    Un abbraccio☺

  2. sandra vi ha detto:

    scrivo i due modi di dire anche in greco
    “γουρούνι στο σακί”
    “κάθε καλό ξεχνιέται, κάθε κακό θυμίζεται”

    e ne aggiungo un altro comune anche a noi “έφτασε ο κόμπος στο χτένι” cioè tutti i nodi vengono al pettine

  3. francesca (franci) ha detto:

    Grazie Sandra per la bella ed esauriente spiegazine del nostro modo di dire “piantare in asso”. Sapevo che derivava da un racconto mitologico greco e te l’ho chiesto apposta. Così anche chi non conosceva la leggenda ora ne sa qualcosadi più.
    Invece dei due modi di dire sul maiale non ne sapevo nulla. Grazie anche di questo, ora ho imparato qualcosa in più.
    E’ bello espandersi…oltre frontiera!
    Un abbraccione.

  4. sandra vi ha detto:

    (per il commento sopra ho tratto da wikipedia)
    ti metto anche 2 modi di dire greci :

    “comprare il maiale nel sacco”, cioe’ fare una cosa senza prima sapere bene di cosa si tratta
    “ogni male viene ricordato, ogni bene dimenticato”

  5. sandra vi ha detto:

    Franci, ti do la spiegazione di quello che mi hai chiesto :

    La spiegazione secondo cui piantare in asso deriverebbe per corruzione linguistica dall’originaria espressione piantare in Nasso affonderebbe le proprie radici nella mitologia greca: Arianna, dopo aver aiutato con il suo filo l’eroe ateniese Teseo a sconfiggere il Minotauro e ad uscire dal labirinto di Cnosso, fugge insieme agli ateniesi, ma viene abbandonata (piantata) da Teseo sull’isola di Nasso, per motivi che il mito non chiarisce. L’episodio è citato ad esempio da Ovidio nei Fasti e da Igino nelle Fabulae. Nell’italiano colloquiale il toponimo esotico Nasso si sarebbe ben presto trasformato in un più comune asso

  6. Gugli ha detto:

    Chiedo scusa. Mi sono dimenticato la fonte da cui ho preso il commento (Firenze Curiosità)

  7. Gugli ha detto:

    “Tussei un Ganzo”
    In realtà non solo utilizzata a Firenze, l’esclamazione “Ganzo”, ha nel dialetto Toscano in generale la sua massima espressione.
    Quante volte al giorno, nel fraseggio quotidiano, ci esprimiamo considerando nel discorso comune, spesso non in quello professionale, la parola Ganzo!
    E’ una forma dialettale, assorbita anche dal linguaggio italianesco. Nata dal vernacolo, evidenzia spesso l’individuo, rispetto a qualcosa che ha compiuto di esaltante o ad una atteggiamento positivo: una “Ganzata” in pratica.
    La parola Ganzo si dice anche ad una persona particolarmente scaltra, astuta; ad “uno” bravo, in gamba o anche simpatico; un tipo bello, piacevole; una cosa bella, piacevole.
    Si usa spesso per riferirsi all’amante, con intento positivo naturalmente.

  8. francesca (franci) ha detto:

    E così attraversando i dialetti delle varie regioni siamo arrivati anche al latino. Dante Alighieri nel suo “De vulgari eloquentia” però critica i sardi, sostenendo che essi non sono italiani ma imitatori di “gramatica” come le scimmie imitano gli uomini. Sostiene insomma che scimmiottano il latino. Ma lui era latino schietto. Invece il trovatore provenzale Raimbaut de Vaqueiras, che paragona il sardo al tedesco ed al berbero, fa un altro interessante paragone con questi due versi: «No t’intend plui d’un Toesco / o Sardo o Barbarì». Tradotto letteralmente: “non ti capisco più di un tedesco / o sardo o berbero.

  9. franco muzzioli ha detto:

    Piccola digressione dialettale : Se venite a Modena è facile sentir dire …quello sì che è “togo”….per dire che è una persona(o una cosa) in gamba …e anche bella!! Sembra che il termine venga da una pubblicazione del 1905 di una gazzetta modenese che fece un articolo sulla battaglia vinta dall’esercito nipponico nella guerra Russo/Giapponese dove si pubblicò la fotografia di bell’uomo del generale Togo…il vincitore! In contraltare se una cosa è scadente e brutta si dice che è “lofi” . Si credette da sempre che Lofi fosse il nome del generale russo che perse la battaglia. Ma di generali Lofi non esiste traccia …..si pensa invece derivi da “loffia” (scoreggia).

  10. franco muzzioli ha detto:

    Quello che non sapevo è che il dialetto sardo è la “lingua” più vicina al latino …”non est farro” in latino si dice “non est farro” ….ma anche la costruzione del discorso è identica !!!!!!!

  11. Giulio Salvatori ha detto:

    In Versilia non abbiamo -Un Dialetto- ma semmai una parlata che varia da paese a paese anche se a pochi km l’uno dall’altro.E’ un pò il caso della nonna che nel periodo estivo, quando arrivano i villeggianti, vuol mettere in evidenza il suo italiano. Ecco che grida al nipotino :- Vai piano, non correreeeee, dopo cadi e “picchi na cotrionata in terra ” Traduzione : vai piano che cadi e batti la schiena in terra –
    Altro esempio : Rolà, duve sei ito ? risposta : ‘n verunato .
    Traduz. Rolando, dove sei andato ? In nessu posto –

  12. francesca (franci) ha detto:

    Ma quanti ne avete tirati fuori, amici! E quanti ne ho imparati. Certo che se non aveste messo le traduzioni non ci sarei mai arrivata. Il piemontese di Edis, si lo capisco. Ma il genovese di Alba è tutta una lingua, così come il sardo di Giuseppe. Tra l’altro mi sono divertita a cercare e leggere un pò qui e un pò lì. Pare che qualche anno fa, in un articolo del Gazzettino Sanpierdarenese si comunicasse l’insediamento di un’Associazione sarda in Liguria e, dandole il benvenuto, l’articolista scriveva che “il parlare sardo è riconosciuto come lingua (non dialetto) ed è obbligatorio insegnarlo nelle scuole dell’isola”. E abbinava al termine “lingua” anche il genovese. Credo avesse proprio ragione. Se non le impari in famiglia, o a scuola, non le capisci.
    Grazie a tutti, amici☺

  13. Giuseppe3.ca ha detto:

    Eccone un’altra sarda:
    “Non est farra de fai ostia”
    Non è farina per fare ostie
    (non è una persona per bene)

  14. edis.maria ha detto:

    La mia mamma cantava questa ninna nanna in piemontese, per farmi addormnetare. Fa ninin (Piemonte)
    Fa ninin o fa ninana e cuntenta la tò mama; se la to nona la savis in t’la cuna dora at metaris.
    Fa ninin o fa ninana, o fa ‘l sugnin, cuntenta la tò mama; se la tò mama la sarà cuntenta, o fiulina fa ‘l sugnin che t’indormenta.
    (Traduzione)
    Fà la ninna o fà la nanna e accontenta la tua mamma; se la tua nonna lo sapesse in una culla d’oro ti metterebbe.
    Fà la ninna o fà la nanna, o fà un sonnellino, accontenta la tua mamma; se la tua mamma sarà contenta, o bambina fà il sonnellino che ti addormenta.

  15. alba morsilli ha detto:

    eccovi alcuni proverbi genovesi

    i PROVERBI genovesi
    (the Genoese proverbs, génoise proverbes, proverbios genoveses, genovês provérbios, пословицы генуэзской, ことわざのジェノバ, 谚语热那亚, الأمثال جنوة)

    Ed ora un po’ di saggezza popolare genovese, dalla “a” alla “z” (proverbi genovesi nella grafîa ofiçiâ dell’Académia Ligùstica do Brénno):

    1) per iniziare un bel modo di dire che inquadra perfettamente il modo in cui i genovesi vedono i forestieri (e forse anche il loro modo di trattarli):
    vâ ciù un zenéize inte ’n dîo che ’n foestê câsòu e vestîo
    (vale più un genovese in un dito che un forestiero calzato e vestito)

    2) i genovesi, si sa, non amano mostrare opulenza e ricchezza in giro; forse per questo che i più bei palazzi della Superba nascondono i loro tesori all’interno, invisibili a colui che è all’esterno. Questo proverbio riflette tutto ciò:
    o cû e i dinæ no se móstran a nisciùn
    (il sedere e i soldi non si mostrano a nessuno)

    3) nessuno è perfetto:
    sbàglia fìnn-a o præve into dî méssa
    (sbaglia anche il prete nel dire la messa)

    4) rimanendo in ambito religioso meglio guardarsi dai bigotti:
    Dîo m’avàrde da-i beghìn e da chi va in gêxa tùtte-e matìn
    (Dio mi guardi dai bigotti e da chi va in chiesa tutte le mattine)

    5) colui che si crogiola nel dolce far nulla non combina niente:
    se o càn o se gràtta e bàlle, a lêvre a scàppa inta vàlle
    (se il cane si gratta le palle, la lepre scappa nella valle)
    ed anche:
    pestâ l’ægoa into mortâ
    (Pestare l’acqua nel mortaio)

    6) un pò di sano ottimismo ligure, o come direbbero i liguri… un po’ di sano realismo perché ricordate, ”Un pessimista è uno che, quando sente profumo di fiori, si guarda in giro per vedere dov’è la bara.”(Henry Louis Mencken):
    o méize de çiòule o vén pe tùtti
    (il mese delle cipolle (delle lacrime) viene per tutti)

    7) e se in giro per l’Italia il bue dà del cornuto all’asino a Genova:
    o crövo o dîxe a-o mèrlo: “cómme t’ê néigro!”
    (il corvo dice al merlo “Come sei nero!”)

    8) sbagliando si impara o detto in modi spicci alla genovese:
    ògni câso into cû o fa anâ ’n pàsso avànti
    (ogni calcio nel sedere fa fare un passo avanti)

    9) la mamma dei cretini, si sa, è sempre in dolce attesa:
    a moæ di belinoìn a l’é de lóngo grâia
    (la mamma degli imbecilli è sempre incinta)

    10) e se la mamma dei cretini ha partorito:
    scinché e prîe aniàn a-o fóndo, d’abelinæ ghe ne saiâ de lóngo
    (finché le pietre affonderanno, gli sciocchi non mancheranno)
    od ancora:
    mànco boìn a trovâ l’ægoa ’n mâ
    (non essere neppure capaci di trovare l’acqua in mare)

    11) tutti possono sbagliare, solo alcuni possono porvi rimedio:
    i sbàgli di mêghi l’ascónde a tæra, quélli di rìcchi i dinæ
    (gli errori dei medici li nasconde la terra, quelli dei ricchi li nasconde il denaro)

    12) e se qualcuno pensa che noi genovesi siamo troppo attaccati al denaro… non si ricreda:
    a salûte sénsa dinæ a l’é ’na mêza moutîa
    (la salute senza i soldi è una mezza malattia)
    od ancora:
    chi l’é sénsa dinæ spùssa ciù che a mòrte
    (chi è senza soldi puzza di più della morte
    (detta in altre parole: l’essere senza soldi è una disgrazia peggiore che essere morti)

    13) e quando la miseria è di casa:
    avéi ’na mizêia ch’a se védde pasegiâ pe-a câza
    (avere una miseria che si vede passeggiare per casa o detto altrimenti: essere così poveri che sembra di vedere la povertà che passeggia per casa)

    14) ma non sempre il denaro è tutto:
    ’na bónn-a reputaçión a vâ ciù de ’n milión
    (una buona reputazione vale piu’ di un milione)

    15) e se qualche volta uno fa il generoso con un amico:
    a prestâ e palànche a ’n amîgo, ti pèrdi e palànche e ti pèrdi l’amîgo
    (se presti soldi ad un amico, perdi i soldi e perdi l’amico)

    16) c’è poi chi ha solo la bellezza:
    a l’à a beléssa de l’âze
    (ha la bellezza dell’asino, in altre parole: è semplicemente bella, senza possedere nessuna altra dote. È una traduzione a orecchio del francese “la beauté de l’âge”: la bellezza dell’età.)

    17) vi sono cose che vanno per le lunghe, a Genova si dice:
    a l’é cómme a Fàbrica de Caignàn
    oppure
    a pâ a Fàbrica de Caignàn
    (il modo di dire nasce dalla lentezza con la quale venne innalzata e completata la basilica di Carignano. L’architetto Galeazzo Alessi che progettò l’opera mori nel 1572 senza vederne la fine. Dovrà passare ancora più di un secolo perché i lavori vengano portati a termine)

    18) ed ora uno dei più famosi proverbi genovesi sull’impossibilità di fare due cose contemporaneamente:
    no se peu sciusciâ e sciorbî
    (non si può soffiare e sorbire)
    detto in altro modo
    no se peu béive e scigoâ
    (non si può bere e fischiare)
    o ancora
    chi dôe lêvre càccia, unn-a a fùzze e l’âtra a scàppa
    (chi caccia due lepri, una fugge e l’altra scappa)

    19) quando le cose sono facili tutti siamo capaci di farle:
    co-o bón ténpo sémmo tùtti mainæ
    (con il buon tempo siamo tutti marinai)

    20) quando si dice, sprigionare allegria da tutti i pori:
    ghe rîEd ora un po’ di saggezza popolare genovese, dalla “a” alla “z” (proverbi genovesi nella grafîa ofiçiâ dell’Académia Ligùstica do Bréra

  16. edis.maria ha detto:

    Piemontese: la seira liùn,a la matin plandrun! Di sera leone, al mattino poltrone! Per svegliare colui che non vuole mai svegliarsi in tempo!

  17. franco muzzioli ha detto:

    Questa è la filastrocca tipica per i bambinetti di un anno o giù di lì in braccio al nonno.

    Tròta tròta cavalòun
    va in pìaza dal padròun
    dègh acsè a la sgnòra Lèvra
    ch’la parècia bèin la tèvla
    ch’à da gnìr di furastèr
    tòtt vistì da cavalèr
    Bòta de’dzà bòta de’dlà
    tòtta l’aqua la va per la cà…

    (Trotta trotta cavallone
    va in piazza dal padrone
    di così alla signora Laura
    che apparecchi bene la tavola
    che devono venire dei forestieri
    tutti vestiti da cavalieri
    Butta di qua e butta di là
    tutta l’acqua va per la casa….)

  18. francesca (franci) ha detto:

    E chi potrebbe mai offendersi, Franco? Anzi, ti ringrazio per avermi/ci (finalmente) dato spiegazione di quel 2 d’Agosto che mai ho capito..!!

  19. franco muzzioli ha detto:

    Continuo…….spero non vi offendiate:
    “I du d’ agòst” (i due di agosto)sono chiamati a Modena i testicoli …il nome fu coniato da popolo durante l’occupazione Napoleonica ,quando l’esercito francesse mise un bando per le attillatissime brache dei militari dicendo che si dovevano portare “i deux à gauche”(i due a sinistra)…di qui la storpiatura.

  20. lucia1.tr ha detto:

    Ancora due detti umbri, sempre molto validi e attuali:

    Consijo de volpe stirbizione de galline
    Consiglio di volpi strage di galline.

    Vòle la vótte piena e la moje ‘mbriaca.
    Vuole la botte piena e la moglie ubriaca.

  21. franco muzzioli ha detto:

    “Furtunè come un càn un cèsa” (fortunato come un cane in chiesa…….notoriamente i cani vengono cacciati in malo modo dalle chiese).

    “Quand la chèrna l’è fròsta , anch l’alma l’as giòsta ” (quando la carne è “frusta”,vecchia ,anche “l’anima si aggiusta”…si diventa più moralisti).

    “Roba da cìold ” (Cose da chiodi) …si riferisce ai falegnami che usavano i chiodi solo per le cose da poco. Quindi cose da poco.

  22. francesca (franci) ha detto:

    Grazie Sandra per il tuo apporto di detti in milanese e brianzolo. Ma vorremmo allargarci un pò ed espatriare. Non è che ne hai qualcuno anche in greco?

  23. sandra vi ha detto:

    Gaina vegia la fa el brod bun “gallina vecchia fa brodo buono
    Te se un gra fanigutun “sei un gra lazzarone
    A batti ii bagn compar la stria,A battere i panni appare la strega
    TE se propri un lavativ”sei uno che nn lascia perdere

  24. francesca (franci) ha detto:

    E bravo il modenese che ci ha dato la spiegazione. Mi par di capire che questo modo di dire vuol sottolineare che a tavola, voi potreste mangiare dall’antipasto al dolce, ma senza rinunciare mai al formaggio. E’ così o ho intuito male?
    Grazie Franco.

  25. franco muzzioli ha detto:

    “An t’alvèr da la tèvla mai se la tòo bàca l’an sà ed furmài” (Non alzarti mai dalla tavola se la tua bocca non sa di formaggio……..parmigiano reggiano ovviamente !)

  26. francesca (franci) ha detto:

    Non trovo nulla di discutibile nè tantomeno scandaloso nel detto umbro segnalato da Lucia. Anzi, qualche maschietto dovrebbe rifletterci su. Anche un fiore, ogni tanto, regalato alla propria donna costituisce un buon “alimento” al rapporto.

  27. lucia1.tr ha detto:

    Posto di nuovo questo commento, già apparso in Parliamone e che tante critiche ha suscitato lungo la chat per il suo contenuto discutibile…
    Molte delle espressioni dialettali della mia terra umbra, erano legate ai lavori nei campi, alle stagioni, alla vita della famiglia e alle ricorrenze religiose. Il duro lavoro non toglieva tuttavia il gusto di prendersi in giro, di ridere e di scherzare d’amore.

    Le fémmine e lu focu tòcca stuzzicalli ‘gni pòcu.
    (Le femmine e il fuoco vanno alimentati ogni tanto)

  28. francesca (franci) ha detto:

    Di sicuro avrò commesso qualche strafalcione, vi prego di correggermi amici. Grazie

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