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Quando la corriera arrivava al paese , si sentiva il suono del clacson che s’insinuava nella valle , rimbalzava nella costa del monte e saliva, di tornante in tornante fino alle prime case del borgo.

Arrivò puntuale sulla piccola piazza , suonò ancora a lungo come se volesse avvisare la gente che da lì a poco sarebbe ridisceso verso il capoluogo. Finalmente si aperse la portiera del piccolo autobus e scesero i passeggeri .

Erano diversi anni ch’era partita , s’era sparsa la notizia che forse sarebbe ritornata a ritrovare i parenti, come dice il proverbio :... : -il paese è piccolo la gente mormora – Giorgio l’aspettava con gioia . Si erano lasciati quando l’amore dell’adolescenza accende il cuore e infiamma l’animo. Ricordava quei baci acerbi , rubati , quelle labbra colorate come il colore del ribes e dal sapore delle mele di montagna. Baci innocenti che davano calore , che coronavano l’esistenza e la bellezza dei due giovani. Fu l’ultima a scendere. Aveva lo stesso sorriso e i gesti sbarazzini e disinvolti che lui ben conosceva e ricordava. Le forme, ora, avevano le rotondità di una donna matura. Abbracciò la zia con calore, Giorgio, rimase nascosto dietro l’angolo della casa , frenò lo slancio interiore : chissà se gli anni avevano spento in lei il ricordo di lui.

 

Marisa, questo era il suo nome, alzò il capo , si sciolse dall’abbraccio della zia e guardò intorno quelle case a lei note. Il pulman ripartì con alcuni gorgheggi di saluto, la piazza riprese il suo silenzio.

Giorgio rimase solo e s’incamminò verso i campi immerso nei ricordi. Il sentiero conduceva in un piccolo prato , era lì che s’incontrava con Marisa. Era lì che raccoglievano giunchiglie, margherite e ranuncoli. Era il loro mondo e con i giunchi più teneri univa ciuffetti di margherite e l’infilava nei capelli di lei. A Marisa piaceva questo gioco , le garbava essere adornata di fiori e lo ringraziava con un'infinità di baci.

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Poi raccoglievano mazzi di fiori fino a farne un cuscino colorato e lo mettevano ai piedi della Madonnina dentro la marginetta vicina .

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Giù, verso l’ultimo tornante, l’autobus urlava l’ultimo suono udibile dalla piazza del paese.

Il campanile suonava a festa ricordando ai fedeli ch’era domenica . Anche Giorgio andò alla Messa e la vide vicino all’Altare Maggiore . Gli sguardi per un attimo si incontrarono in un timido saluto . Il profumo dell’incenso non lo sopportava e preferì uscire di chiesa ,aveva bisogno di sole, di aria . Sentiva su di sè gli occhi della gente.

S’incamminò verso il prato e si appoggiò alla vecchia quercia , accarezzò con la mano due lettere – G .M – racchiuse in un cuore inciso nella corteccia . Pensò che la messa ormai era finita e che era meglio se fosse rimasto in chiesa : l’avrebbe salutata . Che senso aveva fuggire quando con lo sguardo la ragazza l’aveva accarezzato ?

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Sentì una mano posarsi dolcemente sulla sua spalla, si girò , era Marisa. Si ritrovarono abbracciati avvolti dal sole , risero e piansero senza parlare. Il loro era un dialogo muto ricco di armonia , di suoni, di colori. Si sedettero appoggiati alla grande quercia e posarono entrambi la mano sull’incisione dei loro nomi.

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Un tuono, un terremoto, una frana , cos’era tutto quel rumore ? Aprì appena un occhio , fuori era ancora buio mentre i sassi si abbattevano sulla porta di castagno rotolando con fragore. Cercò d’istinto l’interruttore della luce che nella fretta non trovò , mise i piedi in terra picchiando il ginocchio nel comodino : il dolore lo riportò alla realtà. L’amico continuava a bussare col bastone sulla porta. – Giorgio ! Giorgio ! Svegliati , dobbiamo andare a lavorare , siamo in ritardo –

Finalmente riuscì ad accendere la luce; non c’erano né margherite, né la quercia e nemmeno Marisa. Scosse con amarezza la testa e rispose all’amico . – Arrivo -

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Giulio Salvatori , o , se preferite - Il Maledetto toscano.

11 Commenti a “PROFUMO DI RIBES……di Giulio Salvatori”

  1. Giulio Salvatori ha detto:

    Leggo che Vi siete tutte/i tufati in quel prato con piacere. Non è stato facile ritrovare un pezzetto di penna. Troppe cose ti coinvolgono. -Ci coinvolgono- E siccome i sogni vagano nelle stanze della memoria, ne ho scovata una con la porta aperta e ho preso in un angolo, una cartellina che mi garbava. E’ ovvio che conoscevo il contenuto : diapositive annebbiate che piano piano ho messo a fuoco . Chi ha detto che sono un duro ? Balle ! Non ci si può avvicinare alla musica, al canto,alla scrittura romantica con il cuore granitico.

  2. lucia1.tr ha detto:

    Gli anni passano e il “Maledetto toscano” diventa romantico e sognatore! Una bella storia, di quelle che si leggevano tanti anni fa, nelle riviste femminili e piacevano a tutta la famiglia, un tuffo nel passato; lui, lei, giovani innamorati che sognavano un futuro da condividere. Oggi tutto questo sembra che non debba più accadere ma, fortunatamente il racconto di Giulio ci ha fatto rivivere emozioni e dolci momenti vissuti in gioventù, continuiamo a sognare tutti, il modo migliore per rimanere giovani…

  3. francesca (franci) ha detto:

    E come volevasi dimostrare, Giulio alla fine è un “duro” che sa anche sognare. Ho scritto “duro” ma è un finto duro, è un sentimentale che sotto la dura scorza fatta di pietra del suo marmo seravezzanese (si dice così?), nasconde un cuore da scioglievolezza immediata, basta fargli due complimenti e te lo sei “comprato”, nel senso più benevolo del termine, ovviamente. I miei, caro Giulio, sono solo tasselli che danno si colore, ma il merito è solo tuo se io ce li ho impigliati dentro. Tu me li hai suggeriti col tuo racconto, con la dolcezza che contiene, e anche se alla fine si tratta di un sogno credo che sotto sotto contenga uno scorcio di verità, un qualcosa di vissuto o di desiderato.
    Ciao, giovane-grande-uomo-sognatore!

  4. Giulio Salvatori ha detto:

    Doveroso ringraziamento per Franci che inserisce sempre tasselli di immagini che danno colore al testo. Brava , brava e brava .

  5. Enry ha detto:

    Bellissima storia, mi ha fatto sognare .

  6. franco ha detto:

    Giulio sarà pure maledetto ,ma è soprattutto romantico , con quella pulizia di sentimenti che ricorda momenti lontani,giovinezze non dimenticate.Un acquerello neorelistico che giustamente può appartenere solo ad un sogno.

  7. Giulio Salvatori ha detto:

    Grazie delle belle parole .Sognare non costa niente .

  8. gianna ha detto:

    Bellissima storia,Amori passati in tenera gioventu’ ma sempre nel cuore rimangono avranno lasciato i segni dell’amore ,Giulio sei sempre un grande,pensarti innamorato ti sei “calato dentro”,un Toscano non maledetto ma ancora innamorato della sua bellissima, Marisa di un tempo, con le labbra rosse come il ribes, bellissime le vostre iniziali incise nell’albero, e bello rivederle e ricordare quei baci innocente della vostra gioventu’. grazie Giulio e molto romantico il tuo racconto,,Belle le foto e il video…un saluto a presto scrivi noi sapremo leggerti con piacere.!!

  9. sandra vi ha detto:

    Lasciamo solo il”Toscano “tanto vi conosco bene ombrosi ,testardi individui,bella la tua fresca storia ,lasciamola cosi’ colsuo profumo di ribes e di sogno di gioventu’ .IL sogno rimane sempre magico ,la vita l’avrebbe snaturato ,cio toscano torna presto,anche col sax magari

  10. alba morsilli ha detto:

    come è avara la vita, ti ha svegliato da un sogno dolcissimo, un amore giovanile fatto semplicente con la purezza di allora
    di baci puri e casti.
    Il sogno a volte è irreale, ma può essere anche il nostro sub cosciente che ci riporta a cose vissute, come la bella storia che ho letto.
    Forse chissà le incisioni nell’albero ci sono davvero! io ti consiglio di andarci a dare un’occhiata

  11. lorenzo.rm ha detto:

    Grande Giulio. Alla tua storia mi ci sono “calato dentro” e l’ho apprezzata tantissimo. Grazie.

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