Mi piace camminare in solitario tra boschi, colline e campagne che circondano i luoghi in cui vivo. E in questi miei viaggi, intensi e suggestivi,  "armata" della mia fedele macchina fotografica, incontro case abbandonate, bocche e occhi spalancati sul nulla ma carichi di fascino silenzioso. Il mio è un dialogo intimo coi luoghi decaduti, sono un'esploratrice spesso imbarazzata dalla profanazione che sento a volte, di perpetrare.  

Entrare nelle case abbandonate non è facile, possono rapirti in un tempo passato assoluto e mandarti in confusione.

Case vuote, piene di ricordi, case che non vogliono morire. Le case resistono e serbano testimonianze, possono apparire sbiadite, tristi, ma sono invece resistenti e tenaci nell'anima che non si arrende.

Se ascolto bene sento passi che ritornano, voci che risuonano, nei fantasmi di chi ha vissuto, amato, pianto, gioito, sperato,sofferto dentro quelle mura.

Testimoni mute di un vivere faticoso e stentato, essenziale e ordinato, non privo di una serena dignità.

Nel silenzio di un’abitazione abbandonata si può udire l’eco di mille voci, tante risa e qualche pianto, testimonianze, compagne d’esistenza di chi abitava stanze oggi ricoperte dalla polvere e dalla tela dei ragni.

Come sarebbe bello rivederle abitate! Come sarebbe bello che qualcuno le facesse rivivere, le tenesse da conto tornando ad amarle. Accendesse il fuoco nel camino, s'affacciasse alla finestra, tornasse a coltivare fiori e sentimenti. Ritrovarci l'infanzia, rivedere sorridere la giovinezza, recuperare entusiasmo e riportarci sogni.

Un'inappagata sete di vita che riaccende la scintilla, e tutto ritorna animato e gloriosamente nobile.

 

Francesca

8 Commenti a “QUANTO RACCONTANO LE CASE ABBANDONATE?…..di Francesca”

  1. francesca ha detto:

    Vedo che il mio post sulle case abbandonate vi ha suggerito tante altre storie, alcune belle altre brutte. Io penso che chiunque venga abbandonato, sia che si tratti di persona, oggetto, casa, soffra così tanto che si lascia morire. io le visito, in religioso silenzio, per rispetto di chi c’era e ha lasciato lì dentro la propria anima. Ma non riesco a penetrare il mistero che le case abbandonate con la loro presenza, all’apparenza così disarmata da essere un’assenza, rivelano.
    Grazie a tutti!

  2. carlina ha detto:

    i ruderi di oggi sono i ricordi di ieri, dove la vita scorreva ogni giorno nel bene e nel male guardarli forse risvegiano tenerezza e un senso impotente della vita, che è questa nosra, di ieri, di oggi di sempre

  3. anna b. ha detto:

    Concordo con Lorenzo, il mondo va troppo di fretta,voglia sempre più di abbandonare per il nuovo che onestamente il più delle volte brutto che mal s’adatta alla natura circostante.

  4. paul candiago ha detto:

    Signora Alba, non tutto il male viene per nuocere. Fra due anni di santa pazienza il “fato” fara’ mostrare che 600 a 1000 persone saranno modernamente accomadate in nuove struttre/case/ appartamenti una piu’ belli degl’altri. Consiglio che il buon senso di queste persone si unisca in una azione comune gruppo con tutte le “carte burocratiche” per proteggere il GRUPPO e i loro interessi sociali ed economici, di cui si sono, senza nessuna parte nel crollo di un ponte, pone a rischio il diritto di vivere in pace e tranqullita le loro vite giornaliere.L’unione fa la forza. Cordiali saluti,Paul

  5. alba morsilli ha detto:

    Il tuo articolo cade a fagiolo,per la città di Genova.Qui non si tratta di abbandonare casolari ma palazzi in una via di un quartiere dove i pilastri del ponte sono stati inseriti nei cornicioni.
    Sembra una scena da film dell’orrore.
    Tutto tace dove tutto in apparenza dorme, ma lì girano 630 anime, lì girano i ricordi, momenti felici ,ci stanno anche le liti ma almeno quella era vita.
    Ho avuto la sensazione di vedere Cernobil
    le finestre mi sembravano le bocche degli sfollati, i fiori ancora sui balconi le lacrime di chi ha lasciato tutto, un trauma che si porteranno dietro finchè vivono, però sono vivi e di questo devono dire grazie al buon Dio. La parte centrale del ponte è caduta nel greto del torrente ma due grossi monconi sono rimasti appesi sopra le case, pensate fossero scesi…
    Se cercate cartoline antiche Genova Sampierdarena vedrete il mare, era un posto di villeggiatura, l’uomo ha rovinato tutto, l’egoismo il Dio denaro ha portato l’incuria e i morti.

  6. giannina ha detto:

    E’ bello questo post, parla di case abbandonate, silenziose, per sentirsi in liberta’ girare nel colli, nei prati, seminare fiori, piante, forse un tempo era bello cerano famiglie numerose,in liberta’ specialmente per i bambini giocavano si divertivano in questi grandi cortili,pensi hai vecchi ricordi, le voci le risate ,i pianti le gioie dun tempo,ma credo che ora non è piu’ come un tempo, oggi vivere in una casa cosi, penso che se non sei abituata , puoi aver solo paura? Ogni movimento pensi male oggi questi ruderi di case, abitano solo i stranieri,le badanti ecc..ecc..Io preferisco vivere dove c’è vita non serve una villa, basta un appartamento, con tutti i suoi confort.parlando di chi vive in queste case,isolate non è un disprezzo e nemmeno e non avranno dei ricordi, ma perche’ manca la possibilita’ di pagare un affitto, entrano abusivamente e ci rimangono per sempre.comunque i gusti non sono uguali,a chi piace è puo’ sistemarla, diventa sempre una bella casa molto dignitosa ma io non amo la solitudine.Neppure fosse una villa,grazie francy un saluto ciao

  7. franco ha detto:

    Da un paio di mesi sono a Montese nell’appennino modenese e quì le case in abbandono sono tante , soprattutto per lo spopolamento. Vorrei raccontarvi della “casa del comandante” ,(ora in rovina) struttura del 1400 che alloggiava il comandante (Santagata) delle milizie dei Montecuccoli che presidiavano quel territorio . I Tanari, signori di Gaggio , praticavano il brigantaggio e un giorno misero a ferro e fuoco i borgi di Salto (dove appunto era sita la casa del comandante) e San Martino, uccidendo e stuprando. Mesi dopo , Vannino Tanari , autore di queste scorrerie , fu catturato alle Sassane , gli squarciarono il petto e cavarono il cuore che fu fritto e mangiato dai supestiti dei due borghi.Questo horror quattrocentesco, non è il solo racconto tramandato vocalmente, molti altri ruderi importanti hanno il loro fantasma e la loro storia.

  8. lorenzo12.rm ha detto:

    Sarebbe bello davvero, Francesca, vivere nel passato, e interrogarsi, interrogare, chiedersi perché. E, quando si può fare, s’aprono mondi infiniti e sconosciuti. Ogni volta che possiamo, facciamolo, anche se non è facile. Il mondo sembra preso dall’irrefrenabile voglia di cancellare e dimenticare.

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