Quello di cui voglio scrivere oggi necessita di una breve premessa. Ve la espongo con questa storiella:

"Un capitano dell'esercito prussiano si ritrovò un giorno a corto di soldi. Decise così di privarsi del suo orologio d'oro da taschino, un oggetto di grande valore tempestato di gemme preziose e così spedì il suo attendente da un noto gioielliere con l'orologio custodito in una scatola e un biglietto col quale gli proponeva l'acquisto. Il gioielliere scrisse una lettera dicendo di essere interessato e fece un'offerta. L'attendente tornò indietro con la missiva e l'orologio ma quando il capitano lesse l'offerta scrisse una risposta al gioielliere dicendogli che avrebbe potuto abbassare le sue pretese solo di pochi rubli ma non oltre quelli. Il gioielliere gli scrisse a sua volta comunicandogli che quella era la sua ultima offerta e se non l'avesse accettata avrebbe potuto anche aprire il pacchetto e riprendersi l'orologio. Cosa che il capitano fece, ma quando aprì il pacchetto, insieme al prezioso orologio trovò un altro bigliettino del gioielliere. C'era scritto: " E va bene, accetto il suo prezzo".

Non so se questa storiellina sia vera ma è l'atmosfera che descrive ad essere interessante perchè delinea un mondo in via d'estinzione. Quel mondo nel quale molte comunicazioni erano goverate dalla scrittura lenta, quella ragionata che ci costringeva a   mettere in fila i pensieri scrivendoli a mano, belli stesi sulla carta. Quel tipo di scrittura che ci imponeva di rileggerli quei pensieri e magari scriverli meglio, se necessario. Questa modalità non era solamente un esercizio di bella scrittura, significava assumersi un impegno, una responsabilità verso noi stessi e verso le persone con le quali si stava mantenendo una relazione personale o professionale.

Oggi il nostro modo di scrivere è cambiato con l'aumento della velocità con cui comunichiamo e il mezzo che utilizziamo ha finito per modificare il contenuto.

Che cosa ne è delle nostre povere vite governate oggi dalla velocità? Il nostro modo di comunicare con gli altri è completamente cambiato. Le relazioni personali, professionali, amorose sono state stravolte dai mezzi con cui veicoliamo le nostre parole ed i nostri messaggi, di qualunque tipo essi siano.

Il punto è: possiamo delegare alle macchine la complessità delle relazioni personali? La loro fragilità e magari la delicatezza di certe comunicazioni? Possamo comunicare la scomparsa di una persona cara con un sms? Nell'epoca in cui i nostri contatti, inclusi quelli più intimi, sono condensati in un messaggino o nelle 140 battute di un tweet, tutto viene veicolato attraverso la fibra ottica, l'amore, la salute, il lavoro.

Ricordo una notizia che fece scalpore qualche tempo fa. La Corte d'Appello di Roma ritenne legittimo il licenziamento di una dipendente comunicato via WhatsApp. Per i giudici romani la comunicazione di licenziamento fatta attraverso WhatsApp, equivale ad una raccomandata con ricevuta di ritorno (????).

Bisogna adeguarsi ai tempi? Questo vogliono comunicarci anche i magistrati?

Non voglio apparire irrimediabilmente nostalgica e non sono rimasta legata all'immagine della penna e del calamaio, ma l'idea che una persona possa scoprire di aver perso il lavoro e di essere stato licenziato dando un'occhiata distratta ad un messaggino mentre sta prendendo il caffè prima di uscire di casa, è una cosa che francamente mi mette i brividi. E nello stesso tempo mi costringe a riflettere sull'idea di moderno. E' questo lo scotto da pagare in cambio della comodità di avere strumenti di relazione sempre più sofisticati e disponibili?

Davanti alla mostruosità di vedere il proprio futuro cancellato con un tweet è davvero troppo sognare di tornare alla vecchia comunicazione fatta di parole e di sguardi? Ma di sguardi veri intendo, non di faccine gialle col sorriso o con la bocca in giù che dovrebbero sostituirli.

Francesca

3 Commenti a “TI LICENZIO CON UN TWEET!”

  1. franco ha detto:

    Sia ben chiaro non sono così contrario all’uso del computer anche per le comunicazioni. Esiste ad esempio la PEC (posta elettronica certificata) dove una mail ha valore legale, esiste la possibilità di scaricare modulistiche , esami di laboratorio, transizioni bancarie ecc.ecc. Quindi internet è un meraviglioso mezzo di comunicazione a 360° che fa guadagnare tempo e denaro. E’ chiaro che un licenziamento fatto in modo informatico è soprattutto un azione vigliacca , dove il datore di lavoro non ha il coraggio di comunicare una cosa così grave guardando l’ex collaboratore negli occhi .

  2. lorenzo12.rm ha detto:

    La comodità ci sta facendo sopportare l’aridità della vita di oggi. Non è un bene ma è così. Ormai ha vinto e i “diversamente giovani”, come venivano chiamati una volta, non sono d’accordo, non si capacitano, pur non avendo la forza ed i mezzi per protestare. E così sono d’accordo con Franco. Non è la prima volta e presumibilmente non sarà nemmeno l’uultima. Grazie a Francesca per aver posto il problema.

  3. franco ha detto:

    E sì cara Francesca , è per quello che io aborro gli smartphone , gli sms , le faccine, le contrazioni lessicali quasi demenziali e amo la scrittura anche se in formato “modern roman” . Quella comunicazione come facciamo qui in Eldy nei blog , con lo stesso concetto della missiva , con quel tanto di formazione del discorso, con quella voglia di dire le cose possibilmente cercando di farci capire. Sì non ci sono gli sguardi perchè la comunicazione moderna ha abolito ( a mio parere , per fortuna) le distanze , che in qualche modo possonio essere compensate da una maggiore qualità della comunicazione.

Scrivi un commento