Col passare degli anni i ricordi si annebbiano ma alcuni rimangono fissi nell’album della memoria, così leggi quelle pagine a te care e come diapositive le proietti sullo schermo e ti sembra di accarezzarle. Poi, nella forma che ritieni opportuna, le doni... Mia sorella era molto più grande di me, era come la seconda mamma. Si era sposata e aveva lasciato il paese natio. La sua casa era proprio vicino alla sponda sinistra del fiume Arno. Mi aveva invitato molte volte ma, io, nato sulle pendici delle colline versiliesi, non ci pensavo neanche lontanamente. Ma sentite le ripetute parole: “ E dai, vieni, sono sola, ti divertirai. Basta una settimana, vedrai qualcosa di diverso, cosa vuoi che sia”. La mamma, fece le dovute pressioni e mi preparò il vestiario occorrente. Il babbo non disse nulla, se non un sorrisetto sulle labbra che non mi dava fiducia. Lui, era già stato altre volte a trovare la figlia, ma la sera, ritornava sempre a casa. Parlava poco se non dire: “Stanno tutti bene”, come in un famoso film. Ecco che, avevo pochissime notizie di dove fosse questa abitazione, se non la certezza che abitasse in prossimità del fiume a Marina di Pisa a pochi chilometri dalla città della torre pendente. Si arrivò la sera tardi ed era buio. Una veloce cena e al letto. Cercavo di vedere dalla piccola finestra dove mi trovavo, ma i rami di un grosso pino impedivano la visuale. Non mi restava che cercare di dormire ; ma faceva caldo e un continuo e fastidioso rumore delle macchine che correvano nella via poco distante mi fecero stare sveglio quasi tutta la notte. Finalmente un raggio di sole e saltai subito alla finestra. Poco lontano scorreva calmo, quasi immobile l’Arno. Grande, grandissimo che non riuscivo a vedere l’altra sponda. Mi ricordai che la casa si trovava a Bocca d’Arno, vale a dire alla foce. Infatti non riuscivo a capire se era il fiume o il mare. Ero abituato al mio fiumiciattolo che non è che un piccolo torrentello, ma per noi è il fiume che scende con le sue acque chiare, schiumose, capricciose nella valle del Giardino. Erano le prime ore del mattino perché sentivo solamente un vociare debole e lontano. Vidi due uomini in bilico sopra una lunga trave indaffarati a girare la manovella di un verricello per calare una grande rete nell’acqua torbida: come potevano esserci dei pesci? Mi sbagliavo. Guardavo curioso cose che non avevo mai visto se non nei pochi fumetti illustrati. Risollevarono lentamente la rete e tanti, tanti pesci che non conosco, saltellavano con riflessi argentati per ricadere fra le mani dei pescatori che li mettevano nei cesti. Pensai che:“ Se il buon giorno viene dal mattino” nei prossimi giorni non mi sarei certamente annoiato. Ester, è il nome di mia sorella, mi chiamò che la colazione era sul tavolo.         Giulio Salvatori

7 Commenti a “LA FOCE DELL’ARNO……di Giulio”

  1. Marisa ha detto:

    Bel racconto. Mi ricorda quando da piccola sono stata un mese in collegio. Non riuscivo a dormire per il rumore delle macchine. Era vicino alla via Aurelia.

  2. Marisa ha detto:

    Bel racconto.

  3. carlina ha detto:

    un racconto che ha tutta l’aria di una favola- invece è una bella realtà, che ormai è rimasta nei tuoi ricordi- raccontane altre di queste favole-reali grazie

  4. francesca ha detto:

    Mi piacciono i tuoi racconti, Giulio. Hanno la freschezza della rugiada in un mattino di primavera. E poi sono storie di vita quotidiana, e questo è molto importante. Grazie, continua a mandarcene.

  5. Giuseppe3ca ha detto:

    Un raccontino che appenaa ho iniziato a leggere mi ha coinvolto Giulio e sono arrivato subito alla fine. Si sente la timidezza di un giovane verso qualcosa che non conosce ma, appena scopre il nuovo si lascia coinvolgere e si immerge in toto spinto dalla curiosità e da quello spirito d’avventura che nei giovani non manca mai. Grazie, accontaci anche il seguito, ciao.

  6. Salvatori Giulio ha detto:

    Grazie Gabriella. Premetto che è tutta verità. Cose che non si dimenticano

  7. gabriella2.bz ha detto:

    Un bel post Giulio, mi sembrava di essere con te vicino al fiume. Un saluto ciao

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