Se penso che i miei genitori, per il mio bene, volevano farmi sacerdote, mi viene da ridere ancora. Siccome da ragazzino ero un chierichetto convinto, pensavano che che la chiesa fosse la mia casa futura. Quando il prete per ordini superiori lasciò la parrocchia del mio paese, ci rimasi male e sua madre mi ospitò per un lungo periodo a casa sua in una città in provincia di Pisa. Immaginate un ragazzetto abituato in un paesino di montagna, avvezzo più a salire sugli alberi che passeggiare fra i parchi rasati con fiori e panchine.  Al mattino, continuavo a "servire" la Santa Messa, ma quelle persone sedute per me erano sconosciute. Tutte linde e aggiustate e gli uomini cambiati con tanto di cravatta. No ! Preferivo le donne del mio paese, magari con i fazzoletti legati al collo, e gli uomini, con le mani "sporche" di fatica. E la solita curiosità: <Oh reverendo, o di dove viene quel bambino? >  Quel bambino ero io che le avrei fulminate. Non ricordo quanto rimasi in quella città, ma cominciavo a dare segni di impazienza. Sentivo odore di incenso anche in casa del prete. Sua madre capì che non potevo restare un giorno di più. Dopo circa un mese, mi riportarono a casa. Non ho mai capito se i miei genitori erano contenti o no. Forse speravano che prendessi la via del seminario. Magari mi vedevano già con l'abito nero e il colletto bianco. Padre Giulio Salvatori. Ma non sentite come suona male? Il nome potrebbe anche passare, ma il cognome certamente no: Reverendo Salvatori.
  Insomma, ritornai al mio paese a respirare aria buona. Ma per giorni mi rimase nel naso il profumo d'incenso.
Giulio Salvatori

6 Commenti a “REVERENDO SALVATORI…….di Giulio Salvatori”

  1. NEMBO ha detto:

    Giulio, per poche volte pure io ho fatto il chierichetto visto anche che il paesello era piccolo e di ragazzini non eravamo in molti e il Don ci cercava, preferivo aiutare i nonni con i cavalli di cui sono appassionato, così avevo una scusa, proprio non mi trovavo e avevo vergogna verso i miei compagni più grandicelli, anche se poi due di loro entrarono in seminario (Venegono VA) hanno studiato, ma alla fine hanno abbandonato. Il percorso per diventare prete è colmo di studi (filosofici e teologici ecc…) preghiere e riflessioni. La La Vocazione è infatti è una chiamata di Dio verso gli uomini, e avere con Lui un dialogo continuo…Hai preferito la vocazione della musica,del palco dove ti esibisci e non quella dell’altare, non ti conosco personalmente Giulio, ma ti posso dire che hai preferito e indossato l’abito della riflessione, che medita attentamente su ciò che dici,( visto i tuoi Post) su ciò che fai o ha intenzione di fare, che pondera ogni azione, e non agisci d’istinto. Forse non ti chiameranno Don ma sicuramente ti chiameranno maestro di Sax o come tu lo chiami ferraccio amichevolmente. Un Saluto

  2. Giuseppe3ca ha detto:

    Reverendo Salvatori forse no ma Don Giulio suonava meglio e chissà dal pulpito quante prediche per quelle signore linde e aggiustate e gli uomini cambiati con tanto di cravatta.
    Peccato però, non ti è arrivata la vocazione. Va bene Giulio, ti preferiamo come sei, continua a salire sul palco per facci sentire ancora quelle melodie che sai far uscire dallo strumento che tu chiami ferraccio storto.
    Grazie per il simpatico raccontino e un sincero saluto. Ciao.

  3. Giulio Salvatori ha detto:

    Sorelle Carlina, Gabriella e Francesca, Vi ringrazio delle vostre attenzioni, come ebbe a dire un nostro antenato: “Il dato è tratto”. Se la salute mi assiste, continuerò a soffiare in quel ferraccio storto cercando di donare tutta la melodia che posso.Per quanto riguarda la penna, non posso farne a meno. Pregherò a modo mio: Qualcuno mi ascolterà. Grazie ancora. Va a finire che da: maledetto toscano, diventerò benedetto.

  4. carlina ha detto:

    caro Giulio meglio un uomo libero pieno di iniziative come te che un parroco che avesse dato ascolto ai genitori- senza troppa fede- anche se i genitori hanno sempre ragione, si dice- l’odore dell’incenso non potevi proprio sopportarlo

  5. gabriella2.bz ha detto:

    Giulio ti posso dire che mi son fatta una mezza risata, mentre sentivi l’odore del incenso, meglio il profumo dei boschi. Nei tempi passati le mamme ci tenevano ad avere in famiglia un prete o frate, era un onore come dicevano loro e alle volte spingevano i ragazzi a entrare in convitto per frequentare le scuole per diventare dei sacerdoti. Ti vedo meglio con una penna in mano a scrivere racconti e libri, quando non sei a suonare il tuo ferro. Scusa Giulio non mi funziona il pc per le virgolette ,punto esclamativo ecc. ma da natale avrò il pc nuovo.Con questo ti saluto con uno strittoloso abbraccio come dici sempre tu.

  6. francesca ha detto:

    Caro Giulio meno male che è andata così. Non ti ci avrei proprio visto come sacerdote. E poi chi avrebbe potuto interpretare in modo così sublime e armonioso quelle musiche che tu esegui col tuo sax?
    Ciao e buona domenica.

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