scritto da francesca il 1 11 2024
Monte Cavallo (Alpi Apuane) La Caratteristica Forma Delle … Flickr | Trekking A Cavallo Toscana | kuivoja.ee

-State attenti a un favvi male- Era la frase che ripetea sempre mi Ma’ a mi Pa. E lu’, tutte le volte la solita risposta: < ‘n ti devi tapinà per nulla, ‘n ti preoccupà, e’ pericoli un ce n’èd e si va sù pianino. Lo sai che la matina presto è sempre fresco e ‘n si vede gnanco un biscio: dòrmino. Si po’ ‘ncontrà qualche ramarro quando siémo ale Fontanelle, ma anco s’èn grossi, èn ciordèllere, un abbocchino. Sta’ tranquilla, te lo riporto ‘ntero.>

Aveimo ‘na selvetta lassù a Pruni di Menco, pigliava il nome da’ pruni neri che crescevino lungo la selve, ma perchè Menco un lo sa nimo: forse d’èra il nome di qualcuno. C’èrino anche de le piante di orbaco: mi Ma’ volea sempre che gli portassimo de le fogliette per mettile ne’ la cendora quando facea il bucato, dicea che: < dàno profumo a’ cenci. Vo’ omeni un podete capì. > Infatti quando facea il bucato, l’agliutavo sempre a fissà il borraccio ale palette dela conca, e sopre ci mettea la cendora co’ le foglie d’orbaco e paioline d’acqua calda, guasi bollita. Quand’èra finito, aprio il pisciarino de la conca e metteo il ranno dentro i conchini: mi Ma’ ci mettea ‘n mollo i calzerotti. Mi Pa’ volea che andassi sempre con lu’ perché imparassi a fa’ la rimonda de la selve: il rusco, servia per le bestie, il farzame s’appilava al calcio de’ castagni e si ricupria di terra col marrello. Era concime per la pianta: no’, quegli spiazzi, si chiamino i ripari. I confinanti faceino uguale: le selve erino tutte pulite. Guai a sconfinà, ognuno stava sul suo.

La nostra selvetta era piccola, ma c’erino diverse qualità di castagni: il Carpinese, il Polpo, la Pelosora, la Chiappina e qualche altra pianta.

Infondo aveimo de’ pollonncelli salvatichi e mazze che mi Pa’ volea innesta’, e m’avea anco insegnato, ma né pigliavo solo qualcuno.

A proposito de le Chiappine, queli della piana fano le mondine con le castagne grosse: un sano che le più bone eno le Chiappine, piccole e sane.

Nel cardo ce né anco sei o sette strepizzate: è per questo che piglino la forma di piccole chiappe.

A metà matinata, mi Pa’ tirava fori dal taschino il roskoffe e dicea: < ora omo si riposièmo e si mangia qualcò. Guarda ‘n po’ nello zaino che ha preparato tu’ Ma’ > Ne la sponda del collettero vicino, Lorè cantava sempre lo steso stornello ala fiorentina: “ Oh muso nerooooo, se vèni a la fontana te lo lavoooo, se vèni a la fontana te lo lavo, col cencio che do’ ‘n terra ti ci asciugo”. Da la Costa terrinchesa, gli rispondeino con altri versi.

Mi Pa’ un si sedea mai, solo un attimo per prillassi ‘na sigaretta di trinciato forte. Gli garbava fa’ i bastoni, e come vedea un frasso dritto lo tagliava e gli facea supito l’impugnatura tonda e la legava al fusto co ‘na vitorchietta e dicea siguro: <Così secca e un si rimove.>

Gli garbava fa’ i bastoni e gli facea sempre de’ disegni: col ferro arrovellito ricamava il costo con strane incisioni che sembravino bisci avvolti. Po’ gli regalava. Anco a me è rimasta questa passione, ogni tanto né faccio qualcuno e lo regalo; ma un eno belli come quelli del babbo.

Ci si preparava per il ritorno e dicea che: <A casa voti ‘n ci si va mai.> Lu’, si facea un fascetto di calocchie, sempre di frasso, perché il frasso un marcisce, più s’è taglio a luna calante. A me dava il compito di fa’ un carichetto di scope femmine per fa’ le granate. Quele maschie un eno bone: en tutte storte. Si scendea piano piano e ogni tanto si pigliava fiato a posatogli. Quando si arrivava a casa la solita cantilena di mi Ma’: < Sei stracco bimbo? > Scrollavo la testa per fa’ capì che’ ero grando.

Le gambe mi tremavino per qualche giorno, perché la discesa tronca anco se hai il carico leggéro. Ma èsse stato una matinata col babbo mi riempiva il core: da lu’ ho ‘mparato tante cose che oggi un si trovino scritte ‘nverunato: gli innesti, la potatura, come si fermino i sassi ne’ muri a secco, martellà la falce e il roncone, arrotà pennati e seguretti, riconosce tutti gli ugelli di quassù e duve fano il nidio, fa’ zùffili e piffere, il gruppo della cava, la tèmpera a le subbie, e tante altre cose che ora un mi venghino in mente.

Aveo sciolto il carichetto de le scope e l’aveo misse ritte al muro, così in poghi giorni perdeino tutti i bimboli e podeo fa’ le granate e granatini: anco per la nonna e le vicine di casa. L’Angiò e l’Oriè, mi davino sempre qualche spicciolo.

Seduto sul ciocchetto nell’angolo della piazzetta, guardavo Montecavallo e il Canale di Picchiaglia che sbucava fra le su grotte, e a sinistra la cima de’ Campacci. Un popoino più giù, la nostra selvetta a Pruni di Menco. E dentro di me, la rivedeo lassù duve ora volavino i falchi, tutta pulita e pronta per accoglie le castagne ne’ ripari che aveimo fatto.

A mi ma’ che m’asciugava il sudore e mi pettinava ho ditto: < La marmellata di fichi neri ch’hai fatto, col pane era proprio bona.> Ha sorriso.

Giulio Salvatori

scritto da francesca il 11 10 2024
Gli amori estivi ci fanno stare bene, lo dice la scienza - R 101

Ogni stagione ha i suoi colori e profumi. Questa estate è stata particolarmente calda, anche troppo. Ti porta le sospirate ferie e si aggiunge l'entusiasmo della vacanza, siamo al top. Al mattino spiaggia, bagni e tanto tanto relax, e sole per l'abbronzatura. Complice la vacanza nascono anche amori, si dice amori di "stagione". L'amore non ha stagione primavera, estate, autunno, inverno è senza tempo. Quanti amori sono nati con l'estate. Altri nasceranno.

Una canzone ed ecco si apre il cassetto dei ricordi, amori dal sapore del mare, ricordi fanno bene, chi non ricorda un amore, l'amore non è mai tempo perso, anche se ti lascia qualche ferita, rimane sempre un qualcosa di magico, è quella magia, è l'insostenibile leggerezza dell'amore. C'è per tutti belli, brutti, giovani, diversamente giovani. Arriva una nuova estate con nuovi colori e profumi, con nuovi amori. Buon amore per tutti, è bello vivere la magia dell'estate.

Gugli

scritto da francesca il 4 10 2024
Un dipinto di una coppia che balla davanti a una colonna. | Immagine Premium generata dall'IA

L'estate in Versilia, come in altri posti vacanzieri d'Italia, pullula di iniziative. Ho seguito molti complessi musicali, uno come me che "mastica " un po' di musica, è attratto da questi eventi. Una sera, vicino a casa mia, sentivo dal balcone musiche che conoscevo e che ho suonato tante volte. Così sono andato a vedere e sentire questa orchestra. Un sax suonava un motivo vecchio ma sempre attuale: Fumo negli occhi, detto in italiano. Molte coppie ballavano appiccicate al ritmo del dolce motivo.

Cercavo di seguire anche le improvvisazioni dell'esecutore e, niente da dire, era bravissimo. Mentre ascolto rapito, mi sento toccare dolcemente una spalla, mi giro e non credevo ai miei occhi, era lei, il primo amore. Quella la ragazzina, oggi donna , che mi stringeva la mano sorridendo. Pochi attimi e ci siamo ritrovati abbracciati strettamente e a ballare insieme a tante coppie. Per fortuna ero solo, la moglie era rimasta a casa. Mi sono avvicinato all'orchestra e ho chiesto gentilmente se poteva suonare altri motivi dolci di titoli di brani che ben conoscevano. Così, il nostro incontro è stato premiato anche da ricordi. Ricordi che ci raccontavamo abbracciati stretti. Anche lei era sola, il marito era rimasto a casa. Prenotai un tavolo appartato e ci sedemmo a bere qualcosa di forte: ne avevamo bisogno. Poi, quando il motivo suonato dall'orchestra era di nostro gradimento, continuavamo a ballare. Guardò l'orologio e mi fece capire che doveva andare via.

L'accompagnai alla macchina che aveva parcheggiato vicino e, prima di salire, ci baciammo a lungo.

Una voce mi chiama: "Stamani non fai colazione ?" Acc! Non c'era orchestra né la signora. Solamente il televisore in sala che dava le notizie del mattino, e il tavolo con la moka e qualche biscotto. Mia moglie mi osserva e dice: Come sei strano stamani.

Non ho detto certamente con chi: "ho passato la notte".  Porcaccia la miseria. Era solamente un sogno. 

Giulio

scritto da francesca il 28 08 2024
Mentre salivo mi domandavo: "ma le Dolomiti sono pietra o sono nuvole? Sto sognando o sono vere?".

E invece eccomi qua, "abbracciata" dalle montagne più famose del mondo alla cui bellezza e magìa nè gli occhi, nè lo spirito sanno resistere. Impossibile pensare che queste magnifiche vette furono teatro, tra il 1915 e il 1917, di uno dei più cruenti conflitti mai combattuti: la Prima Guerra Mondiale che ha chiesto un alto prezzo in termini di vite italiane e austro-ungariche. Questo, però, non ha attenuato la bellezza delle Dolomiti, anzi i sentieri tracciati dai soldati costituiscono oggi uno dei più affascinanti e arditi percorsi alpini.

Ora me le sto gustando e respirando a pieni polmoni, ma mi è difficile farne una descrizione senza avere la consapevolezza di dimenticare qualcosa, perchè fare un elenco di quel che c'è da conservare sarebbe infinito e quasi impossibile.

C'è TROPPO di tutto!

Arrivo in albergo, poso zaino e trolley, apro la finestra e ciò che appare ai miei occhi è qualcosa di stupefacente. Le Tre Cime di Lavaredo sono lì, se allungo una mano posso quasi toccarle. Sono tre cattedrali naturali, monumenti di eccezionale grazia che da sempre affascinano  visitatori e turisti di tutto il mondo.

E allora, via, cosa aspetto ad avventurarmi per uno di quei sentieri che, salendo, conducono ai vari rifugi?

Così, mi attrezzo con abbigliamento adatto , zaino in spalla e parto. La camminata verso la destinazione che mi sono prefissa è di circa 3 ore ma quando mi trovo proprio sotto le Tre Cime devo fermarmi ad ammirare quelle straordinarie pareti verticali dove i più bravi scalatori stanno conquistando il "muro" della Cima Grande che è di una perfezione quasi metafisica, per tanto tempo ritenuta impossibile da scalare. Resto incantata per una decina di minuti, ma il tempo incalza e io devo raggiungere il Rifugio Locatelli.

Rifugio Locatelli - Tre Cime di Lavaredo / Dreizinnenhütte

Assaporando l'aria fresca che attutisce i raggi del sole verso l'alta quota, salendo mi godo il panorama tutt'intorno. Mi fermo qualche minuto dentro la piccola chiesetta  dedicata a Maria Ausiliatrice e, dopo aver superato il Rifugio Lavaredo salgo verso la Forcella Lavaredo, il punto più elevato dell'escursione. Strada facendo  ammiro le pareti rosate della  Croda Passaporto e di fronte vedo  le pareti della Cima Piccola, dove mi pare di scorgere alcuni rocciatori impegnati nella scalata.

Proseguo per il sentiero panoramico e più agevole verso la destinazione e ammiro fiori che crescono lungo l'intero tragitto, come il papavero alpino dai petali di colore giallo intenso o più o meno aranciato, l'erba storna, una pianta prostrata dai numerosi fiori piccoli con petali roseo-violetti riuniti in racemi, la silene rigonfia dai fiori penduli con calice ovoidale, il dente di leone montano dai fiori di colore giallo puro, lo spillone di dama dai fiori di colore rosa intenso riuniti a capolino, la peverina dei ghiaioni dai fiori di colore bianco candido, e tanti altri i cui nomi ora non ricordo.

Erba storna [Noccaea rotundifolia ] Thlaspi rotundifolium

Finalmente giungo al rifugio Locatelli e qui, abbastanza stanca,  mi rifocillo con un bel pranzo tipico dell'ospitalità delle Dolomiti.

Rinfrancata nel corpo e nello spirito riprendo la camminata per la discesa e seguendo la mia espertissima guida ho la fortuna di imbattermi in una fauna di tutto rispetto.  Camosci, marmotte e volpe rossa non sembrano intimiditi dalla nostra presenza.

210+ Rododendro And Dolomiti Foto stock, immagini e fotografie royalty-free - iStock

Man mano che mi avvicino alle Tre Cime ritrovo le fioriture caratteristiche di questa zona. Rododendri e genziane sono visitati da numerose farfalle dalle ali intensamente colorate.

Un ultimo sguardo alle Tre Cime e poi la stanchezza e il sonno prevalgono, ma non prima di aver ammirato l'emozionante e romantico spettacolo che le Cime offrono in notturna.

Stagliate contro il cielo stellato e illuminate dalla luna come tre enormi sentinelle a protezione del mondo intero è un panorama di rara bellezza. Faccio calare il sipario su  questa rappresentazione con la certezza che l'indomani sarà nuovamente lì ad aspettarmi.

TRE CIME IN TRE NOTTI - Il Viaggiatore-Magazine

E con questo, cari amici vi saluto e spero di avervi condotto con me in questo meraviglioso viaggio.

Alla prossima!!!!

Francescagif