Angilina, mi dicisi.

A Rroma mi nni vaiu.
Piazza Navona-Roma

Piazza Navona-Roma

Ccà non mi sentu

di starici cchiù.

E chi è vita chista?

Senza aperturi,

senza spiranzi,

senza ’na luci?

Vogghiu emigrari,

comu si dici.

Oggi è cchiù facili,

semu italiani

e non d’autri paisi,

di cchiù ni supportunu.

A Rroma, poi, c’è

‘u centru do’ munnu.

Milli funtani,

antichi palazzi.

‘A storia iddu ‘a ficinu.

 

E tu ccà mi lassi,

mi voi abbannunari.

Dimmillu, dimmillu

ca c’iai ‘na rrumana.

Senza tia chi fazzu?

Mi sintissi abbannunata.

Inveci, facemu sacrifici.

Parramu cu’ chiddu

ca ni voli aiutari.

Iddu parra cu dd’autru,

non ti preoccupari.

 

Chiddu, chissu, dd’autru.

Tutti prumettunu ma nenti

fanu, cridimi. E poi

chiddu non mi piaci

comu ti talìa.

L’occhi ci’arridunu

e ‘i labbra s’allicca.

Sentimi a mia,

lassamu stu postu,

l’aria canciamu,

sinnò si fa tardu.

Viremu si a Rroma

i cosi si fanu cchiù

facili. Pacienza, po’ essiri

ca n’gnornu turnamu.

 

Va beni Turiddu.

Partemu, ma ‘nsemi.

Cu ttia vogghiu stari.

Sulu non parti.

 

Sì, accussi, non sì maritata,

buttana ti chiamunu.

Aspetta, ppi favuri.

Iù partu e taliu

Qual è ‘a situazioni.

All’annu, si trovu

‘n travagghiu pulitu

ca ni fa campari,

ni maritamu e ‘na vita

nova accuminciamu.

Luntani da’ Sicilia,

ca matri ingrata è,

non duna travagghiu

né possibilità.

Cchiuttostu quarchi sordu

arricugghiemu, ca ni po’

sérviri. Oggi stissu chiamu11

a mè cucinu Carmelu,

ca sai ca a Rroma travagghia.

Mi fazzu cunsigghiari.

Ma ccà cchiù non ci pozzu,

non ci vogghiu stari.

Curaggiu, Angilina,

capiscimi e vasimi.

 

Sì Turiddu. Sula, però,

ccà, na sta manica di lupi,

cchi fazzu? No è megghiu

ca partemu ‘nsemi?

Ccà diciunu ca mi lassasti,

ca perciò si nni ponu prufittari

e me patri va a finiri

ca ti veni a circari.

Megghiu facemu ‘na fuitina

e ni maritamu quannu si pò.

 

Sai ca hai raggiuni, Angilina?

‘Na bella idea, ‘na fuitina.

Partemu ‘nsemi fora di ccà

e travagghiamu, sicuru, già.

Appuntamentu fra ‘na simana.

Bedda, ‘u capisti, ‘nsemi si va.

Curremu, curremu, oh felicità.

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Traduzione.

- Angelina, mi sono deciso, me ne vado a Roma. Qui non mi sento di starci più. E che cos’è vita questa? Senza aperture, senza spiragli, senza una luce? Voglio emigrare, come si dice. Oggi è più facile. Siamo italiani e non di altri paesi. Ci sopportano più di prima. A Roma, poi, c’è il centro del mondo. Mille fontane, antichi palazzi. La storia l’hanno fatta loro.

- E tu mi lasci qua. Mi vuoi abbandonare. Dimmelo, dimmelo, che hai una romana. Senza di te che faccio? Mi sentirei abbandonata. Invece, facciamo sacrifici, parliamo con quello che ci vuole aiutare. Lui parla con quell’altro. Non ti preoccupare.

- Questo, quello, quell’altro. Tutti promettono ma non fanno niente, credimi. E poi, quello non mi piace come ti guarda. Gli ridono gli occhi e si lecca le labbra. Sentimi, lasciamo questo posto, cambiamo aria sennò si fa tardi. Vediamo se a Roma le cose diventano più facili. Pazienza, può essere che un giorno ritorniamo.

- Va bene, Turiddu. Partiamo, ma insieme. Voglio stare con te. Solo non parti.

- Sì, così, non sei sposata, ti chiameranno puttana. Aspetta, per favore. Io parto e guardo qual è la situazione. Fra un anno, se trovo un lavoro pulito che ci fa campare ci sposiamo e incominciamo una nuova vita, lontani dalla Sicilia, che è una madre ingrata e non dà lavoro né possibilità. Piuttosto, raccogliamo qualche soldo, che ci può servire. Oggi stesso chiamo mio cugino Carmelo, che sai lavora a Roma, e mi faccio consigliare. Ma qua non ci posso e non ci voglio più stare. Coraggio, Angelina, comprendimi e baciami.

- Ah sì Turiddu, sola, però, qua, in questa manica di lupi, che faccio? Non è meglio che partiamo insieme? Qua direbbero che mi hai lasciato e che perciò si possono approfittare di me e va a finire che mio padre ti verrà a cercare (per darti una lezione). Meglio che facciamo una fuga d’amore e ci sposiamo quando si può.

- Sai che hai ragione, Angelina? Una bella idea, una “fuitina”. Partiamo insieme, fuori di qua e lavoriamo, sicuro, già. Appuntamento fra una settimana. Bella, hai capito. Insieme si va. Corriamo, corriamo, oh felicità.

 

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9 Commenti a ““FUITINA A RROMA” Poesia scritta da Lorenzo.rm (pubblicata da Rosaria3.na)”

  1. lorenzo.rm ha detto:

    Sono io che ringrazio te, Giampietro, per la tua lucidità e sensibilità.

  2. giampietro ha detto:

    Lorenzo, io ho aperto una porta e tu, da persona colta e intelligente, hai capito dove il mio ragionamento vuole portarti. Titina ha completato il suggerimento.Ti vorrei ancora leggere e rileggere, sono certo che ci farai ancora riflettere,assaporando i tuoi scritti.Ci porterai,ove possibile,se lo riterrai opportuno, ai costumi di un tempo
    alla concreta vita di coppia che, Rosaria, ha concluso, auspicando una vita e un futuro migliore ma con amore vicendevole. Tema, interessante ,potrebbe essere la Famiglia ,la cara nostra famiglia e non allargata ,come oggi si usa chiamare ma, focolaio domestico di vita semplice e serena. Scusami per la replica,ma la ritengo doverosa.GrazieLorenzo

  3. lorenzo.rm ha detto:

    Certo Giampietro hai colto il punto dolente. Si tratta sempre di ragazzi “per bene”. E non di quanti, oggi, non la pensano come loro. Di quanti pensano ad altre cose e fanno altre cose. Ma io tifo fortemente per i ragazzi della mia storia. E gli altri, pur non condannandoli perchè spesso sono vittime di un contesto, non li amo. Se mai si riuscirà ad uscire dagli attuali problemi lo faremo perchè ci saranno altri Turiddu e Angelina che si impegneranno a fare le cose che si accingono a fare con sacrificio i protagonisti della poesia.
    L’idea di Titina può avere una logica: sì, la vita a Roma, i problemi, i figli che verranno, le inevitabili tentazioni. Perché no, Titina? Grazie del suggerimento.
    Rosaria, sì, mi piace la coppia che si ama e cerca un futuro migliore. Ragazzi bellissimi.

  4. rosaria3.na ha detto:

    Eccolo, l’eterno dilemma dei meridionali che risalgono la penisola in cerca di lavoro. C’era, c’è e ci sara’ sempre questo annoso problema, per quanto, oggi non c’è + lavoro da nessuna parte x i nostri giovani. Se non altro i due della poesia partono insieme e godono così almeno del fatto di affrontare “l’incerto” insieme. E poi la famosa “fuitina” era molto in auge anni fa in Sicilia, non appena si presentavano alla coppia problemi. Bravo Lorenzo, hai cercato di fondere le due cose, “l’amore” e “il viaggio verso un futuro migliore”!!

  5. giampietro ha detto:

    scusatemi sognavano con semplicità

  6. giampietro ha detto:

    la poesia è bella ma, in fondo ha i suoi principii:sono persone che vivevano nella povertà ma sognavano con onestà,guardavano al diritto di vivere con onestà,condensavano il tutto con amore reciproco,davano legalità al dopo perchè la fuitina era una promessa di matrimonio: La famiglia nasceva le difficoltà si superavano assieme. Oggi è cosi? si pensa così?
    Grazie Lorenzo per i tuoi scritti che sono sempre di insegnamento e ti leggo molto volentieri.

  7. tittati ha detto:

    Lorenzo, come già sai, dei tuoi scritti mi piacciono soprattutto quelli in siciliano, li sento più veraci, più autentici, senza nulla togliere a tutto il resto. I due protagonisti della poesia, già dai nomi, sono tutto un programma, mi sembra di vederli intenti a ragionare sul loro futuro, perchè non porti avanti questa loro storia? Potrebbe essere un’idea! Complimenti, Lorenzo, e un caro saluto.

  8. luciano3.RM ha detto:

    Divertente la poesia, è anche simpatica scritta in siciliano. Avranno trovalo il lavoro e la felicità, i due innamorati, lo spero. Un saluto.

  9. lorenzo.rm ha detto:

    Il solito atto di amicizia, Rosaria. Grazie. Il contenuto della poesia è evidente, quindi non c’è bisogno di commenti da parte mia. A me è piaciuto il buon senso di Turiddu: basta, non facciamoci più prendere in giro, andiamo via verso il nostro avvenire. Insieme.

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