Era una bella serata di fine agosto, Roma si era messa l’abito della festa, un po’ perché era quasi domenica, un po’ per omaggiare la nostra presenza. Camminavamo chiacchierando, ridendo di scene simpatiche improvvisate da qualcuno della bella compagnia, di battute spiritose e ironiche  ricordando il simpatico cameriere che ci aveva servito all’ultimo bar in cui ci eravamo fermati per mangiarci dei gelati poco più piccoli di una collina di Asti. Il povero barista, volendo apparire come un grande conoscitore di specialità, ha tentato in tutti i modi , sfoderando la sua semi-seria e quasi ridicola parlantina, di farci assaggiare i gusti che lui prediligeva e che sponsorizzava con grande enfasi, col risultato che ciascuno di noi, dopo avergli fatto elencare, con dovizia di particolari circa gli  ingredienti e la  lavorazione, tutte le specialità,  ha preso ciò che ha voluto. Passeggiando tranquillamente, senza una meta precisa ma solo con il desiderio di godere del meraviglioso posto e della bella compagnia, incontrando e scontrandoci con un mondo di varia umanità, capitiamo, prima davanti al Pantheon e poi  in Piazza Navona e qui nascono le diatribe tra me e Giuliano. Tutti voi sapete che  il Pantheon  è un imponente monumento sul quale ci sarebbe da dire e da scrivere pagine su pagine, ma quello che mi incuriosiva tremendamente quella sera erano le sue colonne,  quelle enormi, colossali sedici colonne che, però non erano di un bel marmo bianco (come mai, io mi chiedevo..??) e ho fatto la domanda diretta a Giuliano. Insieme abbiamo supposto si trattasse di granito o altro materiale simile, ma ho voluto verificare di persona. Mi sono avvicinata, ho contemplato quel vastissimo ingresso, ho ammirato il fregio in lettere di bronzo che riporta la scritta di Agrippa e poi mi sono accostata alle colonne e le ho toccate, ritoccate. Era granito, grigio nelle colonne esterne  e rosso in quelle interne, in alcuni punti un po’ scrostato. Alzo gli occhi per godere di tutta la loro imponente altezza e noto, con stupore, che i capitelli corinzi sono in marmo bianco. Successivamente, documentandomi a tal proposito, ho scoperto che il granito proveniva dall’Egitto mentre il marmo dalla Grecia. La mia curiosità era, per il momento appagata; purtroppo, essendo notte non ho potuto appagare anche la mia passione artistica godendo delle meraviglie custodite all’interno. Cammina, cammina giungiamo in Piazza Navona. E qui è Giuliano, stavolta, a mettermi alla prova. Che la “Fontana dei quattro fiumi” fosse del Bernini lo sapevo anch’io ma il buon Giuliano (acccc…….a lui..) mi prende in contropiede e, indicando la Chiesa di Sant’Agnese che si erge proprio di fronte mi chiede: “chi l’ha fatta?”. Lì per lì ho un vuoto di memoria, poi azzardo..”Borromini..” ma quasi sottovoce, per le poche certezze che avevo al proposito. La risposta  era giusta ma lui, inesorabilmente e senza cuore, mi indica le statue rappresentanti il Nilo e il Rio della Plata, rispettivamente con una benda sulla testa e una mano alzata a ripararsi gli occhi, e mi chiede il perché di queste allegorie. E qui cado in una misera e squallida figura, purtroppo devo rispondere: “non lo so”. Non avevo studiato abbastanza, Giuliano mi assegna uno zero e mi promette che mi manderà, tra il serio e il faceto, alcune storie riguardanti le allegorie citate farcite da leggende metropolitane. E così è stato, eccole qui sotto. Buona lettura e buon divertimento a tutti voi. Storie, identità e leggende di alcuni monumenti di Roma Alcune leggende di Roma, viste dal mio particolare angolo visuale. Ci sono migliaia di guide e informazioni che si possono trovare su questa città, ma a me piace raccontarla attraverso leggende che prendono spunto da avvenimenti del tempo o da fatti accaduti in epoche più remote e che non sempre si trovano nelle guide turistiche. Piazza Navona (stadio di Domiziano) Non è assolutamente  vero che piazza Navona era usata per le battaglie navali: si tratta di una leggenda metropolitana generata dal fatto che la piazza era allagata solitamente nel mese di agosto per rendere un po’ più tollerabile il caldo; anticamente la piazza era concava, le chiusure delle tre fontane erano bloccate e l’acqua usciva in modo da allagare la piazza. Il nome della piazza era originariamente "in Agone" (dal greco agones, "giochi") poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. La piazza è citata dal Belli in un famoso sonetto che riesce a renderne una descrizione artistica ed anche storica, (*qua si fa un lago quando è estate) rievocando il tempo della Roma papalina in cui la piazza ospitava una pubblica gogna, con la facoltà del torturatore di aumentare la pena corporale di quanto ritenesse opportuno a beneficio dello spettacolo, per il pubblico sempre numeroso. Se po’ ffregà Ppiazza-Navona mia E dde San Pietro e dde Piazza-de-Spaggna. Cuesta nun è una piazza, è una campaggna, Un treàto, una fiera, un'allegria. Va' dda la Pulinara a la Corzía, Curri da la Corzía a la Cuccaggna ; Pe ttutto trovi robba che sse maggna, Pe ttutto ggente che la porta via. Cqua cce sò ttre ffuntane inarberate: Cqua una gujja che ppare una sentenza: *Cqua se fa er lago cuanno torna istate. Cqua ss'arza er cavalletto che ddispenza Sur culo a cchi le vò ttrenta nerbate, E ccinque poi pe la bbonifiscenza. (1 febbraio 1833) Storica è la rivalità fra i due architetti Bernini e Borromini, tanto radicata nel tempo da creare a una leggenda che ancora oggi è possibile vivere nella piazza. Si svolge tra la chiesa di S Agnese e la Fontana dei Fiumi, così denominata poiché sintetizza quattro fra i più importanti fiumi dei quattro continenti e cioè: Nilo, Gange, Danubio e Rio della Plata. La leggenda ci racconta che a due delle quattro statue dei fiumi, il maligno Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l’opera dell’avversario: al Nilo una benda sulla testa per non vedere l’orrore dell’opera del Borromini, mentre, dall’altro lato della fontana, il Rio della Plata tende la sua possente mano destra per ripararsi dal crollo del complesso borrominiano; ma la credenza è infondata perché la fontana fu realizzata prima della chiesa. E’ vero invece che come risposta a questa provocazione Borromini pone una piccola statua di marmo bianco raffigurante la Vergine Santa Agnese (detta la Sora Agnesina dai romani) con le mani al petto in atteggiamento rassicurante come voler dire che non cadrà mai. All’estremità della piazza ci sono altre due fontane: la Fontana del Moro (danneggiata ultimamente) e la Fontana del Nettuno. Il Pantheon Il Pantheon è il monumento romano che vanta il maggior numero di primati: è il meglio conservato, ha la cupola in muratura più grande di tutta la storia dell'architettura, è considerato l'antesignano di tutti i moderni luoghi di culto, ed è stata l'opera dell'antichità più copiata e imitata. Il tempio è famoso non solo per la cupola (diametro = all’altezza dell’edificio.) ma anche perché vi sono le tombe di italiani illustri: i pittori Raffaello Sanzio e Annibale Carracci, dell'architetto Baldassarre Peruzzi e del musicista Arcangelo Corelli e dei re d’Italia: Vittorio Emanuele II, il figlio Umberto I, la regina Margherita. Tra i tanti monumenti è quello che più mi affascina… è uno dei punti da visitare sicuramente. Fu costruito come tempio di tutti gli dei o meglio alle sette divinità planetarie (Sole, Luna, Venere, Saturno, Giove, Mercurio, Marte), convertito in seguito al culto cristiano e consacrato dal Papa Bonifacio IV è, quindi, una chiesa cattolica (basilica), chiamata Santa Maria ad Martyres. Il punto in cui sorge è un luogo leggendario della storia della città. Secondo una leggenda romana, infatti, questo era il posto dove il fondatore di Roma, Romolo, alla sua morte fu afferrato da un'aquila e portato in cielo fra gli dei. “Tu dimme er Pantheon, no la Rotonda!” La frase gioca sul doppio nome che i romani danno al Pantheon, detto anche la Rotonda (Rotonna in romanesco, Rotonda è poi la piazza antistante al tempio). Più o meno significa: Non mi dire una cosa per l’altra, oppure :Impara a chiamare le cose con il loro nome vero. Verità o leggenda? Nella chiesa di S. Marcello al Corso vi è un crocifisso di legno scuro, ritenuto dagli studiosi come il più realistico di Roma, sia per la perfezione tecnica sia per il verismo espressivo. Questo crocifisso fu ritrovato intatto, tra la cenere, dopo l’incendio che distrusse la chiesa. Sulla sua realizzazione nacque una leggenda: Pare, infatti, che l’anonimo autore, assillato dal desiderio di voler riprodurre dal vivo e con assoluta fedeltà lo strazio dell’agonia, avrebbe assassinato un povero carbonaio per ritrarlo durante gli spasmi della morte. Così, mentre il poveretto spirava tra atroci sofferenze, lui avrebbe tratteggiato la figura del morente per poi intagliarla nel legno scuro. Sarà vero? Che gli artisti siano a volte eccentrici e talvolta un po’ eccessivi è risaputo… di sicuro il risultato è stato davvero efficace… e chissà se il carbonaio sarà stato contento di ispirare un simile capolavoro… Vero o leggenda la chiesa è sicuramente da visitare per ammirare questa scultura. Roma è cultura, storia, festosità, colori, allegria, è una città che rimane nel cuore e negli occhi di chi la visita. E’ un intreccio di storie di vita, storie di chi ci abita, storie che parlano di amore, amore per i suoi monumenti, per le sue chiese, per le sue fontane, amore per questi luoghi eterni e sempre pieni di fascino, che riescono farci innamorare della vita. Se l'amore coinvolge il risveglio dei sensi, a molti, Roma è il luogo di cui innamorarsi. Una passeggiata serale, un espresso bar, un semplice viaggio al supermercato sono opportunità di cedere ai piaceri infiniti di Roma sensuale: la vista di un migliaio di stelle scintillanti (lo Zodiaco), i suoni della musica d'opera all'aperto (Caracalla), il tocco della brezza di là del Tevere (Ponentino), il profumo del pane appena sfornato o il gusto della deliziosa cucina italiana ... qualsiasi cosa stiate facendo, ovunque vi troviate, i vostri sensi saranno pienamente coinvolti. Non si sa mai il vostro Gregory Peck o la vostra Audrey Hepburn potrebbero aspettarvi nella prossima piazza!

8 Commenti a “ROMA, Piazza Navona e Pantheon….di Franci e Giuliano”

  1. nikodireggio ha detto:

    buongiorno come è bella questa roma ci verrei ad abitare di corsa mi da un energia positiva e una citta meravigliosa

  2. maurizia ha detto:

    risolto l’enigma franci?ti sei trovata impreparata quella sera ma hai recuperato

  3. rosaria3.na ha detto:

    … e non solo, Nadia, anche UN GIORNO DI INCONTRO (con me ahahahahah). A parte lo scherzo mi sono rilassata molto quel giorno e ora profitto dell’occasione x ringraziare Franci x la bella lezione di Arte e Giuliano per le leggende ed altre informazioni. Siete grandi…che accoppiata!!!!!!!

  4. nadia (neve) ha detto:

    Gregory Peck e Audrey Hepburn li ho visti bazzicare per Napoli un paio di anni fa….forse son rimasti là!
    Ecco di cosa parlavate e perchè vi ho perso di vista quella sera….dovevate cercare di informar…VI delle opere d’arte.
    Prepara tutto quello che sai Giuliano e anche tu Franci, non si mai che…….
    3 bei giorni all’insegna della spensieratezza, arte, cultura romana e….divertimento!

  5. lieta ha detto:

    peck pure quello del buio oltre la siepe e l’erba del vicino sempre + verde. insoma ste invasati de roma so proprio irriducibili, mai vista roma da vicino solo cupolone da lontano di passaggio e mi sa ke da qua la vedrò mai. per forza è viva c’è sta colui dovrebbe esse rappresentante dell’Amore vero per tutti ciao e ke ci assista tutti sui sentieri della fratellanza universale

  6. marcella3.rm ha detto:

    Ragà,me so divertita un sacco, a legge er dialetto romanesco…
    ammazza,quanto sete BRAVI! 🙂
    ROMA..Quanto ti amo!!

  7. lucia1.tr ha detto:

    In quest’aria di vacanze romane,interessante lezione di storia dell’arte.

  8. Lorenzo.rm ha detto:

    Bello il réportage su Roma. Grazie.

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