Sono le 6,10 del mattino, minuto più minuto meno. Poggiato sul tavolino da notte, accanto al letto, il mio cellulare, che ha dormito insieme a me una notte serena, si mette a pigolare. A quest’ora? Che cosa può essere successo nel mondo perché qualcuno mi cerchi prima dell’alba? Poi, alla svelta, l’ansia si intrufola nella mia mente insonnolita che fruga nella memoria per passare in rassegna i possibili problemi legati ai miei figli. I giovani non comunicano col telefono agganciato alla rete fissa. Quando sono andati a vivere per conto loro hanno ritenuto la linea fissa una spesa inutile, tanto c’è il cellulare, hanno detto. E questo è il motivo per il quale il mio telefonino rimane acceso anche di notte accanto al mio letto. Allungo la mano e, con un pò di apprensione schiaccio il tasto che mi permette di leggere l’sms appena arrivato. Il gestore della mia rete telefonica, generoso, mi annuncia una ricarica gratuita di 0,50 centesimi, ma contemporaneamente mi dice che se voglio averla devo effettuare una ricarica di qualunque importo (minimo 5 euro). Attualmente la mia privacy notturna e il mio tempo di prima mattina (quello che si dice, ha l’oro in bocca..!) valgono, messi insieme, 968 vecchie lire. Ma che cos’è, esattamente, il contenitore di un telefonino, che suona o vibra o si accende nel suo non privatissimo display? Zelanti segreterie a distanza ci segnalano che quando il cellulare era rimasto spento o in zona d’ombra, siamo stati chiamati da questo o quel numero. Ore tarde della notte possono marcare una famigliarità fra chi cerca e chi non è stato trovato. Talvolta due persone amerebbero invece che l’ora della chiamata restasse particolare, non disponibile a  chiunque possa smanettare il telefonino lasciato in giro. Ma si sa, l’era telematica raramente coltiva la discrezione. Ritengo fastidiosa l’idea che le mie esperienze telefoniche legate all’uso del telefonino vengano conservate nelle banche-dati elettroniche insieme ad uno sterminato granaio di parole e lettere che costituiscono miliardi e miliardi di informazioni personali. E tra pochi giorni sarà San Valentino. Immaginiamo quali incredibili cifre tra telefonate e sms si macineranno per l’occasione. Lo stesso accade per l’ultimo giorno dell’anno. Ma tant’è, l’italiano medio senza cellulare è perso, come una malattia viene vissuta la provvisoria impossibilità di smanettare, sapere dove sono gli altri e far sapere dove si è. Non parliamo poi del fastidio che provocano quando li senti squillare nel bel mezzo di una riunione, o essere costretti al ristorante, ad ascoltare intere conversazioni del tuo vicino di tavolo il quale, privo della benché minima nozione di galateo, appena si siede, prima ancora di posare il tovagliolo sulle ginocchia, appoggia il cellulare sul tavolo, o peggio ancora, nelle aule di lezione.

Con l’avvento dell’auricolare, peraltro di fondamentale importanza per chi e’ alla guida di un’auto, si vedono persone che camminano, sole, gesticolando e parlando, da sole,  riuscendo pure ad arrabbiarsi (sempre da sole..). E’ uno spasso guardarle! Va detto, però che tutto l’insieme ha una grande, intrinseca utilità, può aiutare a dar nome all’autore di un delitto,,può incastrare un criminale, consentire la scoperta di un complotto terroristico. Ma quanti controllori del traffico telematico servirebbero? Il Garante della privacy italiano, ha ufficialmente riconosciuto che è possibile ricostruire, per un notevole arco di tempo , l’intera rete delle relazioni, delle preferenze e degli spostamenti di ogni cittadino attraverso i dati del suo traffico telefonico. Questo può ritenersi un progresso nelle generali condizioni di vita? Si, ma solo se, tanto per usare le parole del Garante, si è consapevoli che “non ci troviamo soltanto di fronte a mezzi di comunicazione, ma a potenti strumenti di controllo sociale”. Ameremmo essere “controllati” con mano più leggera, educata e prudente. Forse non sembra ma i padroni di questo “vapore” siamo noi consumatori. Se le nostre chiacchiere tacessero, se i nostri sms sparissero, addio business. Ma soprattutto, cerchiamo di non diventare vittime di “nomofobia”, quella malattia da dipendenza da cellulari studiata dai ricercatori britannici che colpisce chi arriva addirittura ad essere colto da crisi di panico se ha dimenticato il telefonino, o la batteria è scarica o si trova in zona dove non c’è campo. La domanda è sempre la stessa. Ma come facevamo vent’anni fa senza questo “malefico” ma utilissimo strumento?

10 Commenti a “CHE INVADENTI QUESTI TELEFONINI….di Franci”

  1. sandra vi ha detto:

    Est modus in rebus ” infatti i cellulari diventano utilissimi quando sono usati con moderazione e.come nel mio caso in caso di necesssita’.I,miei si spostano facilmente e,cosi’ siamo sempre in contatto.

  2. franco muzzioli ha detto:

    Viva viva il telefonino , che lobotomizza i nostri giovani e che è estemamente pericoloso.
    E’ chiaro che il cellulare è una conquista , ma quando in una nazione di 60 milioni di abitanti ci sono dai 70 ai 75 milioni di telefonini (1,22 per abitante) qualche problema può nascere.
    Da almeno dieci anni la scienza ha dimostrato che per miliardi di persone l’esposizione quotidiana, anche se minima, alle radiazioni ionizzati , può essere il maggior pericolo esistente.
    Il dott. Grimaldi del CNR ha proposto di scrivere sui telefonini, come si fa già con le sigarette, che sono” estremamente nocivi per la salute”.
    Inoltre l’uso nevrotico ed ossessivo porta a gravi forme d’ansia e l’eventuale mancanza induce a momenti di disagio e destabilizzazione.
    Anche io ho il cellulare, è ovvio , ma ne faccio un uso parco, come potevo fare con il telefono.
    Mi piace il vino, ne bevo un bicchiere o due a pasto…se invece ne bevessi un paio di bottiglie mi verrebbe la cirrosi epatica, sarei alcolista, avrei gravi disturbi circolatori e così via…..scusate l’esempio, ma tutte le cose utili e che danno piacere non fanno male, l’abuso sì!

  3. giosue.vi ha detto:

    mi sembra che il cellulare sia adoperato troppo inutilmente da tutti a cominciare dai giovani che x loro e come una droga non possono farne a meno. io ce l’ò ma lo adopero pochissimo solo nei casi neccesari ,e urgenti. tanti non possono vivere senza cell,.si rendono schiavi del cellulare?????

  4. Lorenzo.rm ha detto:

    Francy, sì, forse si viveva meglio senza. Ma ogni giorno che passa sembra sempre di più una domanda oziosa, alla quale non si può che rispondere: Senza telefonino? Ma siamo pazzi? Certo, siamo controllati, e sull’eventuale uso fraudolento del cellulare occorre una repressione ferma. Ma questa è un’altra cosa.

  5. riccardo2.co ha detto:

    Ben venga la tecnologia, ma come per tutte le cose va usata con giudizio e potrà aiutarci ha vivere meglio.

  6. nadia (neve) ha detto:

    Lei Giuliano, dice che una volta si viveva bene anche senza tutta questa tecnologia (ovviamente anche lei ne ha 1 cell ma devo dire che lo usa con molta parsimonia ed è molto rispettosa quando si trova in Ospedali, uffici, scuole ecc…).
    In sostanza, è nata nel periodo sbagliato, doveva nascere ai tempi nostri che io ritengo per molti versi sia stato il periodo migliore.
    I suoi figli avranno il cell quando iniziarenno la prima superiore (ci sono bambini di 2/3^ elementare che viaggiano col cell).

  7. giulian.rm ha detto:

    Il cellulare ha cambiato la nostra vita, avere oggi, in qualsiasi momento e luogo, la possibilità di fare una telefonata, mandare e/o ricevere un messaggino, ci rassicura averlo diventa indispensabile.
    E non sempre siamo consapevoli di essere stati influenzati, in questo, proprio dallo strumento tecnologico che usiamo tutti i giorni.
    L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di telefoni portatili pro capite, più di uno a testa.
    Nadia, a volte la tecnologia ci semplifica un po’ la vita.
    Ma ci rende anche meno indipendenti,forse Erika si riferisce a questo.

  8. nadia (neve) ha detto:

    Vent’anni fa si faceva tutto lo stesso, certo, ma il mondo va avanti, se non fosse così, saremmo ancora fermi a ”Wilma, dammi la clava!”.
    E’ la disscussione a tavola domenica scorsa con mia figlia e company. Lei (ed è unica a pensarla così) non è d’accordo con la tecnologia moderna.
    Come ogni cosa, bisogna imparare a farne buon uso.

  9. alba morsilli ha detto:

    vivere senza cellulare per anticonformismo è come pretendere di vivere oggi senza luce eletrica,o senza lavastoviglie,……
    in teoria si può, ma in praticaè come tornare indietro mentre il mondo va avanti.
    Percarità ha i suoi pregi è molto utile per le emergenze, ma gli italiani sono diventati dei maiaci.
    Vai per strada sali sul bus e non vedi altro gente che parla,gesticola,se non avessero quel coso in mano sembrano dei matti che parlano da soli.Bambini ragazzicon il dito pollice sempre in funzione per i MSM difatti molti hanno incontrato una nuova infiamazione del dito.
    Il buon senso vale anche per il suo uso come per tutte le cose.
    Poi non sappiamo quanto sia dannoso per la nostra salute le sue onde eletromagnetiche

  10. maurizia ha detto:

    bellissima domanda franci,si viveva benissimo e più tranquilli,ciao

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