In uno dei miei ultimi articoli affrontavo il tema del “narcisismo”. Non è raro, infatti, riscontrare anche nel mondo dell’arte, personaggi caduti vittima di eccessivo narcisismo. Ma c’è un grande artista, un pittore del Rinascimento Italiano che io definirei un mito, che nella sua breve avventura terrestre (morì, infatti a soli 37 anni), sia pure intensa e bruciante dal punto di vista artistico, ha tenuto una condotta esattamente all’opposto, senza ambiguità  ma quasi con  mistero, senza provocazioni né sfide ma con naturale eleganza, con buone maniere, dipingendo in maniera divina un’arte presa ad esempio dal suo grande maestro, il Perugino. Parlo di Raffaello Sanzio, o Raffaello da Urbino, “bello e raffinato, oltre che di grande abilità, quasi come un dio mortale..” come lo definisce il Vasari. Eppure pochi artisti della sua grandezza hanno praticato il narcisismo meno di lui. Pochi hanno parlato o scritto o fatto scrivere di sé meno di lui durante la propria vita.  Di Raffaello rimangono pochissime lettere, alcune poesie ma un’immensa opera artistica. Nessun conflitto con altri pittori, nessuno screzio, lui non muove causa a nessuno, va d’accordo con tutti, offre garanzie agli amici, è amato da allievi e collaboratori. Mi sono trovata parecchie volte ad ammirare un dipinto di Raffaello e, anche se la mia ammirazione aveva un che d’estasiato, ho capito, sinceramente, che non potevo racchiudere  il tutto in un semplice “ bello!”. Troppo generico, troppo pre-confezionato, troppo “spoglio” di supporto critico e ammirevole. Il fatto è questo, che Raffaello è stato talmente l’interprete di un ideale di bellezza classica, artistica ma anche naturale, che il suo mistero sta proprio nella sua grandezza di artista, nell’aver interpretato magistralmente una raffinatezza d’immagini attraverso uno stile personale che ne affina ed esalta la massima elaborazione.  Dell’arte di Raffaello pittore si potrebbe parlare per giorni ma siccome ho iniziato rivolgendo il mio pensiero alla bellezza contenuta nei suoi dipinti, voglio parlarvi di un quadro che in quanto a sensualità e fascino femminile ne contiene a profusione.

 E’ LA  FORNARINA

dipinto che ho ammirato a Roma presso la Galleria d’Arte Antica di Palazzo Barberini.  Fu Raffaello una persona molto amorosa e affezionata alle donne. Non v’è certezza che Margherita Luti, la Fornarina, appunto, così chiamata perché figlia di un fornaio, fosse la donna della quale si innamorò il giovane Raffaello e che poi, segretamente, sposò. Ci sono tante versioni che rendono ancora più misteriosa questa figura e il rapporto che ebbe col pittore. Ma nelle sue poesie ritroviamo un sonetto che pare proprio scritto per una donna con cui ebbe concreti rapporti d’amore, durante il suo soggiorno a Roma, trovandosi sottoposto al “giogo” e alla “catena dell’amore”.  Quanto fu dolce el giogo e la catena de’ tuoi candidi bracci al col mio volti, che sciogliendomi io sento mortal pena”.  Scopriva  l’amore-passione per la prima volta? Impossibile rispondere, ma è certo che la rappresentazione di questo abbraccio sembra avere, nella sostanza sentimentale del pittore, il sapore della “prima volta”. Ma i “candidi bracci” potrebbero non essere propriamente quelli della Fornarina, tal gentile pensiero potrebbe essere rivolto alla “Velata”, l’altra donna, quella dall’effige pura, la virtù visiva, figura sacra nata dal profano. Chi può dirlo? La giovane donna che ho ammirato a Palazzo Barberini rappresenta una fanciulla dalla vistosa prosperità, quasi a voler far toccare la carnalità del personaggio. Raffaello, che aveva un gusto naturale per la scelta del bello ha voluto che nulla rimanesse freddo e inutile esaltando il senso intimo di una figura che, pur apparendo nuda non si lascia vedere nuda nel suo vero spirito. Sembra voler spezzare la forma usando un modello che trasmette idee e sensazioni in una visione sublime dove le vesti sono la carne pura, gli occhi languidi si fondono con l’aria di rassegnata dolcezza, l’anima fluttua nebulosamente sull’involucro che racchiude quel fiore di vita. Sul bracciale che la fanciulla porta al braccio sinistro c’è la scritta “Raphael Vrbinas” quasi a voler siglare, con la propria firma, il loro ardente ed impetuoso amore. Circa 300 anni più tardi, un artista francese, Jean-Auguste-Dominique Ingres, pittore del neo-classico, arrivò a Roma e si accostò alla pittura di Raffaello. Cito questo pittore per mostrarvi un dipinto col quale Ingres fa un omaggio al maestro del Rinascimento.

 IL FIDANZAMENTO DI RAFFAELLO

  Nel dipinto vediamo un Raffaello che cinge, trattenendola a sè,  la sua donna-modella  in un momento di pausa dalle sue fatiche. C’è infatti, alle spalle del pittore, un cavalletto con la tela che ritrae la Fornarina, iniziata dall’artista e verso la quale lo stesso volge lo sguardo.   Predominante è il contrasto verde-rosso dei panneggi e nota luminosa, proveniente dall’esterno, è il triangolo di cielo azzurro che si intravede dalla finestra aperta oltre l’apertura dei pesanti tendaggi. Ho voluto accennare brevemente a questo dipinto e al suo artista perché, secondo me, anche Ingres, come Raffaello, si rifugiava spesso nell’ideale di bellezza quasi come un desiderio nostalgico di qualcosa che, già allora, sfuggiva dalla realtà quotidiana.     Dei suoi cieli, dei suoi vasti cieli che ricordano la luce di Urbino e avvolgono con splendore nitidissimo case e paesaggi, è la pittura di Raffaello; più di qualsiasi discorso critico essa ci aiuta a penetrare l’universalità del “divino” artista.  

10 Commenti a “IL BEL RAFFAELLO E LA SUA FORNARINA….scritto da Franci”

  1. Elio ha detto:

    Bell’articolo! Io di arte non sono granchè esperto ma è sempre un piacere leggere quello che scrive qualcuno di più competente di me 🙂

  2. sandra vi ha detto:

    franci,lo so perfettamente che il “bel Raffaello”aspettava solo me cio’ nn toglie che il pezzo sia molto bello scritto bene ,come sai fare tu .Lo si legga veramente con anto piacere gustandolo,grazie Franci,gurda che io adoro l’arte ,ma manco di basi

  3. raf1.ce ha detto:

    BENE, FRANCI, SI VEDE CHE SEI VERAMENTE APPASSIONATA ALL’ARTE E SI DENOTA UNA CERTA ATTENZIONE ALLE INFORMAZIONI REALI.CMQ SEI BRAVA…COMPLIMENTI

  4. francesca (franci) ha detto:

    Grazie a Fernando, Lorenzo e Giosuè.
    Signor Spitz, non deve assolutamente scusarsi. La Sua precisazione sulla cultura in Internet è nota importante non solo per chi non ha la fortuna di visitare luoghi e mostre di persona ma anche per chi, come me, si reca direttamente sui luoghi d’interesse per “toccare con mano”.
    La ringrazio dell’elogio al mio scritto e Le auguro una felice serata.

  5. francesca (franci) ha detto:

    Giuliano, l’aggiunta del tuo particolare sulla tomba di Raffaello al Pantheon è di notevole importanza. Purtroppo io spesso dimentico cose che, per me sono risapute ma sono interessanti per chi non conosce tutta la storia di un artista.
    Mi hai fatto venire in mente quella “famosa” sera davanti al Pantheon e la nostra diatriba. Bei tempi!
    Ciao e grazie

  6. Spielman von Zuhoerer ha detto:

    Come sempre l’articolo è scritto in maniera chiara e scorrevole, mi piace!
    Nulla da aggiungere se non per un accenno riguardo alla “cultura” al tempo di Internet.
    Mi riferisco a chi non ha la fortuna, come la signora Francesca, di visitare questi luoghi dove sono esposti tali capolavori.
    Misembra innegabile che la rete mettendo a disposizione di ognuno un gran numero d’informazioni possa facilitare enormemente la conoscenza.
    Che internet possa essere fautrice di “cultura” o meno dipende da chi e da come si utilizza…con quale animo. Si può utilizzare la rete come semplice fornitrice d’informazioni e può essere molto utile se si scelgono adeguatamente i siti adatti.
    Nell’augurarvi una buona serata chiedo scusa per il fuori tema.
    Spitz

  7. giulian.rm ha detto:

    Permettimi Franci, di aggiungere solo un particolare:
    La tomba di Raffaello, al Pantheon, è forse la più suggestiva, e per questo spesso la più ammirata dai turisti.
    Con un’iscrizione struggente scritta da un amico di Raffaello, il cardinale Bembo:
    Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori.
    (Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire.)
    L’epitaffio fa riferimento al genio del grande artista che ha saputo cogliere il reale così bene che la natura ha temuto di esserne privata.
    Un grande artista, bello, raffinato non poteva che essere seppellito dentro il capolavoro assoluto dell’architettura romana: Il Pantheon.

  8. giosue1.vi ha detto:

    brava franci bellissime immagini di raffaello con la fornarina ,vedi era un bravo artista pittore,??????

  9. Lorenzo.rm ha detto:

    Svegliarsi con Francesca e Raffaello fa davvero bene allo spirito. Grazie, Franci.

  10. fernando. Garda ha detto:

    ANCHE IN QUESTA OCCASIONE SEMPRE PUNTUALE E RICCA DI ANNOTAZIONI ! TI AMMIRO AMICA MIA.

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