C’è un meraviglioso dipinto che, grazie alle mani esperte e quasi miracolose di una bravissima restauratrice, è tornato a risplendere di luce propria come, probabilmente, l’artista che l’ha lasciato incompiuto avrebbe desiderato fosse.

E’ la “Sant’Anna” di Leonardo. Un capolavoro incompiuto in “sosta” al Louvre dal 1801. Era stato donato, a suo tempo, al museo parigino da Luigi XIII, dopo averlo avuto dal Cardinale Richelieu che l’aveva acquistato nel 1629.

  Siamo a Firenze, nell’Ottobre del 1503. Leonardo ha 51 anni, uomo elegante, di bell’aspetto, i folti capelli argentei gli ricadono fin sotto le spalle.  Rientrato da Milano dove ha realizzato quel grande affresco nel Refettorio di S. Maria delle Grazie, il “Cenacolo” vero capolavoro, si compiace della gloria dell’artista. Pittore, scultore, architetto, inventore, poeta, ingegnere, il suo studio viaggia a pieno regime protetto dai signori più potenti del suo tempo.     Ma è suo desiderio festeggiare il ritorno alla sua città natale, Firenze dove ha avuto il battesimo dell’arte nella bottega di Andrea del Verrocchio e immagina una  composizione di reale dimensione su soggetto della patrona della Repubblica di Firenze: SANT’ANNA.     Leonardo inizia l’opera su un cartone di grandi dimensioni che vorrà poi riportare su un pannello di legno.   La mirabile composizione comprende tre personaggi: Sant’Anna che è seduta con Maria sulle ginocchia la quale, con gesto grazioso, solleva il bambino occupato a giocare con l’agnello sacrificale. Il piccolo attira l’attenzione della madre con un sorriso scherzoso. Lei finge di rimproverarlo dolcemente e in questo capolavoro di tenerezza prorompe la complicità tra madre e figlio. Anna sembra rassicurata vedendo la composta rassegnazione della figlia al sacrificio futuro del proprio bambino. Tre generazioni a confronto. C’è tutta l’illusione della grazia e della vita in questo dipinto. La modulazione dei panneggi, gli atteggiamenti dei personaggi, il volume dei corpi, la profondità del paesaggio, tutto di straordinaria bellezza. Ma riprendiamo, dunque, il lavoro di Leonardo. Incomincia a dipingere sul pannello di legno. Modifica, riprende, approfondisce, traccia di nuovo, cerca le linee e le tracce migliori. Il tutto, come è nella sua natura, instancabilmente. E nei suoi spostamenti tra Milano, Roma, Firenze e, ultimo, la Francia porterà con sé questo capolavoro, incompiuto e durato diciannove anni di accanito lavoro. Così rimane il dipinto, alla sua morte, ad Amboise nel 1519.      

     il dipinto prima

 

     del restauro

          Il tempo che passa al Louvre  lo copre di un penoso strato di sporcizia. Ritoccato grossolanamente nel XIX secolo e nei successivi anni ’50, vengono accumulate ridipinture a strati di vernice che producono orribili macchie marroni che coprono i personaggi e i colori naturali. Finalmente viene dato il via all’operazione di ripulitura affidandola a questa bravissima restauratrice di Roma, Cinzia Pasquali che ha restituito lo splendore ai dipinti della galleria degli Specchi di Versailles. Lei viene definita una maga ma qualcuno si chiede: “chi potrà misurarsi con il genio di Leonardo?”. E maga lo è senza dubbio. Prepara le sue “pozioni” mentre il bambino la guarda in attesa del suo bagno. Con un bastoncino di cotone sfiora la grana della pelle che sembra riprendere vita. I suoi movimenti hanno un tocco di tenerezza e di dolcezza. Lei non restaura, lei accarezza.      

     e questa è la Sant'Anna dopo

 

      il restauro

          Il Bambino Gesù ritrova il suo visino roseo e paffuto. Maria, come in un intervento di lifting ritrova la freschezza della gioventù. Il paesaggio di montagna, sullo sfondo, si rivela abitato e sgorga anche l’acqua ai piedi di Sant’Anna. Il manto blu della Vergine, di una bella seta vaporosa, incanterebbe chiunque, persino Freud che nell'abito di Maria vi aveva immaginato, intravvedendolo,  un avvoltoio osservato di fianco. E LA PASSIONE PER L’ARTE TORNA AD INFIAMMARE LE EMOZIONI CON TALE INTENSITA’ DA RIMANERNE CONTAGIATI PER SEMPRE. E come dicevano gli antichi: “ars non habet inimicos nisi ignorantes” (l’arte non ha nemici se non …).  

10 Commenti a “L’ARTE SCATENA LE PASSIONI….scritto da Franci”

  1. ERNESTO SOLARI ha detto:

    SANT’ANNA AL LOUVRE: UN RESTAURO MOLTO DISCUTIBILE
    Sono stato a Parigi dove ho visitato la mostra sul restauro della Sant’Anna. La mostra è ben leggibile e ben allestita; sono però diverse le lacune in mostra che sono state in parte colmate sul catalogo della mostra stessa. Mi riferisco in particolare alla fase precedente la realizzazione dell’ultima versione della S.Anna che doveva essere sviluppata di più, come è stato tentato di fare sul catalogo, partendo dallo studio fiorentino dell’Annunciata e ancor prima della Madonna delle rocce dalla Madonna dei fusi di cui è presente naturalmente solo la copia del Louvre. Sul catalogo sono state citate, oltre all’opera del Brescianino (l’unica presente in mostra) anche la Madonna Archinto (stranamente qui non attribuita a Marco d’Oggiono) e quella attribuita a Giampietrino di Ospedaletto Lodigiano; sono state invece ignorate le due copie di Como (Solario e Luini) e quella di Lipomo (la più leonardesca di tutte) oltre ad altre copie non ancora studiate. E di questa mancata presenza nella mostra del Louvre e soprattutto nel catalogo, un po’ di colpa va cercata nello spirito ostruzionistico degli stessi comaschi come ho avuto modo di scrivere in un articolo sulla Provincia di Como del 20 Maggio 2012.
    Ma il problema principale della mostra riguarda proprio il restauro di S.Anna. Ammetto che l’impatto col dipinto, così nuovo e ricco di colore, sembra apparentemente emozionante e convincente, poi, a ben vedere, saltano agli occhi i primi problemi. Sicuramente accostare l’immagine del dipinto non ancora restaurato a quello del dopo restauro porta subito a pensare che il lavoro era necessario e quanto mai opportuno, ma alcuni particolari aspetti e risultati rischiano di mettere in discussione questa decisione che oserei definire un po’ avventata. Certamente il recupero del color lapislazzulo e del rosso lacca di kermes sono interessanti ma mi chiedo a quale prezzo. L’azzurro della veste risulta estremamente appiattito e privo della sua plasticità originale con un esito nel braccio destro della Vergine estremamente negativo. Il contrasto di chiaro-scuro emerso dalle pieghe del gomito danno al braccio una forma anatomica errata e quasi deformata. Anche il braccio sinistro di S.Anna è estremamente appiattito rispetto all’esito precedente. Fortunatamente, come ammesso dalla restauratrice, sul volto e sugli incarnati la pulitura è stata più leggera e quindi la loro plasticità è ancora percettibile. Pensate se fosse stata più approfondita non avremmo più avuto quel modellato sottile che Leonardo otteneva grazie alle velature e che asportate con un’azione più incisiva non ci avrebbero dato più quella caratteristica leonardesca. La cosa che maggiormente mi ha colpito e mi ha lasciato esterrefatto è la presenza attuale di una linea di contorno nera e quindi troppo incisiva causata dall’abbassamento dei toni e quindi dalla maggior luminosità degli stessi nel rapporto con lo sfondo ma anche fra le diverse parti che compongono le vesti. Questo dipinto sembra quasi un collage del 700 o un’opera dureriana o di scuola tedesca dove il distacco fra i vari colori è caratterizzato da vere e proprie linee di contorno che qui sembrano ancora più scure o addirittura inopportunamente nere. Abbiamo, a mio avviso, rischiato di perdere un grande capolavoro leonardesco che ci è rimasto solo parzialmente. Purtroppo la risposta a queste osservazioni, così come la restauratrice si è già premurata di scrivere, finirà sempre coll’espressione “è un’opera incompiuta e non finita”. Spiegando così che gli appiattimenti e le piallature non sono dovute ad una pulitura troppo energica e che lei non ne ha colpa, anzi ha lasciato gli incarnati così come apparivano, ma le vesti e il paesaggio sono meno importanti degli incarnati?

  2. Pharme294 ha detto:

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    (Ciao, sito molto interessante! Mi piace, molto molto bene!)

  3. lieve ha detto:

    Aaah gli ignoranti , che artisti!!
    Grazie Franci , bravissima!

  4. francesca (franci) ha detto:

    Grazie Sandra, Fernando, Angelo e Lorenzo. Fa proprio piacere trovare condivisione nell’espressione del bello.

  5. francesca (franci) ha detto:

    Eh si Giuliano, hai proprio ragione. L’arte ha il potere di farmi rilassare, arrabbiare, sorridere e anche innamorare.
    Quando tutto sembra diventare difficile, triste e pensieroso mi rifugio nell’unico luogo dove posso trovare forza e ristoro: l’ARTE.
    Grazie amico mio.

  6. sandra vi ha detto:

    Franci no resta che ringraziarti perche’ leggere i tuoi scritti e’ sempre un piacere ,ho visto ed ammirato il dipinto coi tuoi occhi .invidiandoti naturalmente.Anch’io trovo bella la tua frase finale gli ignoranti quanto danno fanno

  7. giulian.rm ha detto:

    L’Arte scatena le passioni, mai titolo fu più azzeccato. Fatte le dovute ricerche, scopro che
    da sempre l’uomo ha avuto necessità di esprimersi in modo artistico per comunicare passioni, amori, piaceri, ma anche tormenti, disagi e tristezze e, poiché “azione umana”, l’arte deve avere un’utilità per l’artista e per l’utente: deve cioè necessariamente scatenare in noi delle reazioni. È da qualche tempo che l’uomo s’interroga sul ruolo che l’arte ha nella vita emotiva, e anche pratica dell’individuo.
    Uno studio inglese ha scoperto che contemplare un’opera d’arte scatena le stesse reazioni che si scatenano quando ci s’innamora.
    La scoperta, oltre a confermare le teorie che guardare cose belle appagano sensibilmente il cervello, è anche utile per cominciare a studiare terapie basate sull’arte, come già accade per quelle associate alla musica, ai colori, alla danza, ecc.
    Insomma, quando si parla di amore per l’arte…è scientificamente provato.
    Provato scientificamente certo e perché non provarlo materialmente?Come?
    Guarda il caso: mercoledì 18 aprile 14° settimana dei Beni Culturali.
    Palazzo Barberini.
    Il palazzo, oggi sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica, ospita
    millecinquecento opere che ripercorrono circa sei secoli della storia dell’arte.
    La regina indiscussa della galleria è la
    Fornarina di Raffaello, che con il suo sguardo dolce e innamorato, accompagna i visitatori per le sale di questo bellissimo palazzo.
    Voglio proprio provare la veridicità di questo studio…non mi fido molto degli Anglofoni!!

  8. fernando. Garda ha detto:

    Gentilissima AMICA,Per non fare la figura dell’ignorante non mi permetto di parlare del dipinto, e confermo il mio pensiero sulla tua capacita di illuminarci.
    Con la la stima di sempre Fernando-

  9. ANGELOM ha detto:

    Franci, interessante e bella la spiegazione che hai dato per la realizzazione e le fasi per il dipinto del grande Leonardo. Per quanto riguarda il restauro dell’opera, posso dirti che solo mani esperte e professionalmente preparare sull’opera stessa, possono intervenire su certe opere. Ho avuto l’occasione di poter ammirare personalmente questi maestri del restauro sulle opere del Gozzoli a Montefalco nella Chiesa-Museo di S.Francesco, sono rimasto estasiato nella riuscita, sembrava che i dipinti freschi di colore erano come appena intinti dall’artista..

  10. Lorenzo.rm ha detto:

    In questo caso, almeno per me profano, l’arte ha scatenato il gusto del bello e la soddisfazione per un capolavoro ritrovato. E’ bella la tua frase finale, Franci, ripresa dal latino: per l’arte, come per tutto, i veri nemici sono gli ignoranti.

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