Credevate vi lasciassi tranquilli a godervi l’estate senza tediarvi con la mia mania dell’ arte, vero? E invece no, eccomi qui a “parlare” con voi raccontandovi di un pittore che io considero uno dei più grandi manieristi e che ha vissuto intensamente e con foga pittorica, tutta la sua vita artistica. Proprio oggi, andando a visitare la Reggia di Venaria Reale ho avuto il piacere di ammirare un suo dipinto che si trovava in esposizione all’interno della Chiesa di Sant’Uberto che si trova appunto dentro la Reggia (della quale vi parlerò più avanti).  Il dipinto è:

LA CROCIFISSIONE

Un dipinto restaurato dal Centro di Venaria e vi assicuro che è un vero spettacolo ammirarlo. Abbinato vi è un video che mostra, in dettaglio, l’opera prima del restauro e dopo l’intervento. Il risultato è davvero spettacolare! Condannato alla pittura, una condanna a vita, novizio nella bottega di Tiziano, Jacopo Robusti,  a dispetto del nomignolo col quale la tradizione ha voluto suggellarne la fama,  avrà una vita artistica costellata di opere gigantesche. Era diffuso costume dei tempi soprannominare i giovani dai mestieri dei padri e siccome Giovan Battista Robusti esercitava l’arte del tingere le sete, il suo figliolo Jacopo aveva già il destino segnato nel nome: figlio del Tintore, cioè Tintoretto. Stessa cosa accadde, ad esempio,  al Vannucchi, più noto come Andrea del Sarto, appunto dalla professione paterna. Riporta il Vasari nelle sue  “Vite” che, nel 1564, per aggiudicarsi la commissione degli affreschi della Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco in Venezia, Tintoretto mise in pratica subdole strategie.  Quando i membri della confraternita si riunirono sotto il soffitto che avrebbe dovuto essere affrescato, si accorsero che Tintoretto li aveva preceduti installando una versione a colori e a grandezza naturale del proprio progetto. Naturalmente vinse l’incarico. Tutti i migliori  dipinti del Tintoretto sono penetrati da una grande idea, tutti derivano da un autentico amore per l’uomo, dai tragici problemi della lotta per la vita, ai fondamenti più profondi di una cosciente visione del mondo. L’opera del Tintoretto si distingue per l’immensa varietà di temi, per l’ampiezza dei procedimenti stilistici, in un’associazione, quasi contradditoria, di slanci luminosi e tragiche “fratture”. Anzi di più, direi che le opere di Tintoretto sono caratterizzate da un intimo dinamismo e da un’energia quasi incontrollabile. Profonde ombreggiature aggiungono un tono mistico alle composizioni; i personaggi si riversano nella luce, esternando emozioni estreme. Emozioni che esplodono nelle  morbidezze sensualissime di dame nude ed eccitanti. Nelle dee come Venere che, non solo  erano apprezzate dagli aristocratici e dai ricchi commercianti della Venezia del Cinquecento ma gli stessi le desideravano nelle loro case, raffigurate dai più grandi maestri in pose nude e sexi. E qui il mio riferimento è palese, prendo ad esempio alcuni dipinti che hanno fatto parte di una mostra che da pochi giorni si è conclusa alle Scuderie del Quirinale e che era, forse, la più completa esposizione artistica del “pittore di tutti”.

 VENERE, VULCANO, CUPIDO E MARTE

 DANAE

 LEDA E IL CIGNO

e, non ultimo, perché di questo voglio parlarvi, il meraviglioso  

SUSANNA E I VECCHIONI

  E’ questa una composizione ricchissima di particolari, dove domina la figura nuda della donna che si stacca radiosa, teneramente modellata, appena accarezzata nelle sue morbide e sinuose forme da chiaroscuri e penombre create sul terreno, oltre i bordi della vasca, dalla siepe fiorita che si allunga verso il fondo. Fingendosi ignara ma, nel vero, consapevole degli sguardi dei due anziani giudici che, in agguato alle estremità della siepe, la spiano turbando la solitudine del vasto, incantevole giardino, Susanna si contempla, serenamente compiacendosi della sua bellezza. La luce calma che si diffonde scivola lentamente sul suo corpo, facendone risaltare i contorni sinuosi, senza modificare minimamente la meravigliosa integrità delle forme. Infiniti sono i particolari che, l’artista, con tocchi sensibilissimi e leggeri evoca in questo dipinto. Dal complicato annodarsi delle minuscole trecce bionde allo scintillio dell’orecchino di perla, dallo zampillare delle acque limpidissime ai monili sparsi sul terreno, dai tronchi alle fronde, ai cespugli, agli animali. Furono diversi gli artisti che rappresentarono questo episodio biblico ma, in particolare, amo questo del Tintoretto perché, a differenza di altri che immortalarono l’attimo più malvagio o lussurioso del tema, egli ha scelto quello più lirico nel quale i due “vecchioni” sono solo una lontana minaccia, quasi ignota, al felice abbandono contemplativo della donna. Nella sua “Carta del navegar pittoresco”, Marco Boschini, scrittore e pittore  veneziano, barocco come non mai, scrive del Tintoretto:   “Che gran stupori, che cose tremende, che pensieroni pregni e che fierezze! Co’l dar al Tentoreto encomij tanti. Qua tuti i venti, Maistro e Siroco, conduse la gran Nave tentoresca in sto’ profondo Mar, che sola pesca. Basta a dir: L’è la Scuola de San Roco… Chi avesse visto el nostro Tentoreto Quando el fece ‘sti quadri che xè qua, con che bravura e che facilità, s’averia visto un spirito foleto”.    

7 Commenti a “TINTORETTO: UN TALENTUOSO IMBROGLIONE………scritto da Franci”

  1. francesca (franci) ha detto:

    Permettimi Alba, ma sono io che ringrazio te. Per i tuoi commenti, per il tuo leggere e apprezzare i miei scritti. Questo mi rende orgogliosa e ho una piccola pretesa di riuscire, umilmente, a trasmettere a voi parte delle mie emozioni e del mio interesse rivolto alla grande passione che nutro per l’arte.
    Un abbraccio grande e stritoloso a te, Alba.

  2. albamorsilli ha detto:

    i blog di eldy incosapevolmente hanno una funzione molto importante per le persone che vogliono un approfondimento delle notizie.Tu Francescafai parte di questo persone e io non so più come scrivere il mio ringraziamento.
    Oltre a leggere il tuo bellissimo articolo sono andata a cercarmi la recenzione di Sgarbi che è stato curatore della mostra al Quirinale,ne sono rimasta affascinata, peccato mi ricordo quando lui faceva una trasmissione di cui si parlava di arte io ero una sua assidua ascoltatrice,Stai tranquilla anche con il caldo leggere storia dell’arte è ossigeno per il cervello

  3. francesca (franci) ha detto:

    Ottimo e interessante il tuo commento Giuliano, d’altronde da romano d.o.c. non puoi non aver omaggiato con la tua presenza, l’impareggiabile mostra del Tintoretto alle Scuderie del Quirinale. Melania Mazzucco ha esteso un superbo racconto delle opere di questo artista definendolo il pittore più chiacchierato del suo tempo e raccontandone interessanti aneddoti oltre a descriverne la personalità e le sue esperienze di vita. Corro immediatamente a rimediare all’inaccettabile omissione, scusandomi della dimenticanza, e aggiungo “Leda e il cigno” che vale assolutamente la pena di ammirare.
    Ciao e grazie.

  4. francesca (franci) ha detto:

    Eh si, cari Armida e Lorenzo, questo “terribile cervello della pittura”, come lo definisce il Vasari, ha saputo dosare luci e ombre nelle raffigurazioni religiose, ma anche intensi cromatismi come nel “San Giorgio e il drago”, e ancora autentici capolavori di ritrattistica. Ha saputo passare dalla malinconia al furore sconvolgendo quasi il suo stile ma senza nulla togliere alla grandiosa sensibilità dal tagliente realismo.

  5. giulian.rm ha detto:

    Se ti può interessare, Franci, Melania Mazzucco ha scritto un libro, La Lunga Attesa Dell’Angelo, dove svela un profilo inedito dell’artista. Ho letto le recensioni di questo libro in particolare è trattata la paternità dei figli del Tintoretto, con il rapporto d’amore tra un padre e una figlia illegittima, Marietta. Voluta o dovuta la mancanza del dipinto:
    Leda e il cigno?
    Strano perché questo soggetto che nasce dall’antico mito è tra i più amati dagli artisti di ogni tempo…
    O lo tieni per un prossimo articolo?

  6. armida ve ha detto:

    Secondo me,(ma non sono un’esperta d’arte, tutt’altro!)
    i teleri e i quadri di tintoretto a volte sono scuri,
    ,enormi, pesanti, quasi opprimenti,a parte il fascio di luce che sempre indirizza l’occhio di chi guarda verso il punto più importante della tela.
    Questi che hai scelto tu Franci,invece, sono bellissimi ,
    quasi leggeri..Ma sarà solo merito della tua “recensione”?

  7. Lorenzo.rm ha detto:

    Che bei tratti, che bei colori, che belle sfumature. Un Maestro, il Tintoretto. Una boccata d’aria fresca in un’atmosfera assai pesante, e non solo per il clima. Grazie, francesca.

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