Al mio paese il due di novembre, come in tutta l’Italia, è la commemorazione dei defunti, ma noi alla buona si dice –La Festa dei Morti-

cimitero-di-conegliano

Si incomincia molto prima a pulire il Cimitero, togliere le erbacce, le macchie dalle lapidi, viene stesa la graniglia bianca sulle tombe e lungo i camminamenti…insomma è un via vai continuo ; nel paese vicino c’è perfino la banda quel giorno e quindi la “festa” è ancora più grande.

Qualcuno dirà :-il toscano è matto - No ! E’ la verità. Le donne sono indaffarate, secchi con acqua calda, canovacci , pomice, saponi ,spugne , i prodotti più adatti per fare una degna pulizia. Ma quello che è bello è che, non si capisce se è un Camposanto o una fiera. E siccome ci si conosce ,il materiale per le pulizie, diventa proprietà collettiva e gira di tomba in tomba : forse incominciate a capire questa benedetta festa dei morti .

cris_sirio

Ha ragione la cantante Mia Martini quando cantava “la gente è matta “, la vigilia e il giorno dei Morti in particolare, fasci di fiori, crisantemi , rose …insomma , quel piccolo Cimitero diventa un giardino multicolore. Candele, candeline, luci a pila che sfiorano il ridicolo, alla sera è un luccicare continuo.

Poi , piano piano le pile si scaricano, le candele finiscono e rimane la tenue illuminazione pubblica. Il vento rovescerà i vasi, scompiglierà le composizioni e quel telo consumistico inutile finirà nell’immondizia.

Ma siamo fatti così, vogliamo sdebitarci verso i nostri morti per le lunghe assenze rimandate per “motivi di lavoro “ o altro. Gesti che nulla hanno a che vedere con la partecipazione del ricordo.

Emerge un aspetto molto bello: persone che da un anno non rivedevi quel giorno le puoi riabbracciare , salutare , i ricordi s’intrecciano, emergono circostanze e fatti che avevi completamente cancellato, la “famiglia” si allarga. Dico Famiglia, perché in una piccola comunità, siamo un po’ tutti parenti.

La mia abitazione è vicina alla strada che porta al Camposanto e siccome siamo “un po’ tutti parenti”, bussano per salutare e quando dicono permesso, sono già in casa. Si cerca di offrire loro qualche cosa ma rispondono :- Magari finita la benedizione –

E infatti finita la Commemorazione , la piccola casa si riempie di ospiti. Tre grosse moke croccolano sul gas, vassoi con tazzine e zucchero, biscottini e vino dolce, grappa…insomma c’è di tutto. Scaldo anche il latte per i bambini.

vino e castagne

Li lascio in sala sotto la direzione della moglie e mi precipito verso il fuoco per vedere a che punto sono le caldarroste. Le rigiro con maestria facendole volare ( tanto per far vedere come sono bravo )con lo stupore dei bambini . Le “annaffio” con un bicchiere di vino rosso, diceva mio padre :-Le concia più polpe- (morbide).

Sono pronte ! Le adagio sul telo e le ricopro per mantenerle calde stropicciandole un po’, i bambini pensano che il “gioco “ è finito . Aspetto quanto basta e le scopro :avanti gente !

Caldarroste-800 A noi, sono toccate due caldarroste bruciacchiate e un caffè. Piano piano se ne vanno e ringraziano con calore e un arrivederci al prossimo anno. ( Il prossimo anno metto il listino dei prezzi fuori della porta ) Ci ho scherzato un po’ sopra, ma è stato veramente un piacere.

Ognuno ritorna alle proprie abitazioni e il paese si culla nel suo silenzio .Avrete capito perché all’inizio dicevo la “Festa dei Morti “, è un modo per incontrare i vivi .

Voglio concludere con una frase di un film …che non ricordo il titolo :

- I nostri Morti, stanno tutti bene – E’ con questo spirito che dobbiamo pensare , altrimenti la vita terrena sarebbe una tortura.

vita

Giulio Salvatori

8 Commenti a “LA FESTA DEI MORTI……di Giulio Salvatori”

  1. lorenzo.rm ha detto:

    Scusatemi: nel mio intervento ho scritto di eado e non di rado. La fretta non risparmia neppure la Festa dei nostri cari morti.

  2. sandra vi ha detto:

    Grazie Giulio ,sempre bello il tuo racconto semplice ,ma condito da quel buon toscanaccio che sei ,di quel pizzico di ironia che lo rende piu’ piacevole.E’ un tuffo nel passato,anche per noi era la “Festa dei morti”.La tomba dei nonni era ,ed e’ nel Varesotto noi arrivavamo da Milano e trovavamo tutto a posto i cugini avevano pulito ed adornato con fasci di enormi crisantemi .Seguivano abbracci scambi di notizie era bello ritrovarci ….Invece quando andai in Brianza fu tutto diverso il “Giorno dei morti ” le famiglie davnti alle tombe infiorate e pulite ascoltano la messa celebrata dal Sacerdote al centro del cimitero.Ora sono lontana incarico mi mettano i fiori ,ma penso che i miei morti sono con me nel mio cuore,

  3. lorenzo.rm ha detto:

    Anche in Sicilia è una festa. Fiori e lumini, sì, ma tutti a lucidare le tombe, a renderle pulite e belle. E vedi sorrisi a volontà nei congiunti. E’ davvero una festa in cui di eado si piange. Ed è bene così.

  4. elisabetta8.mi ha detto:

    al cimitero io vado sempre,nei momenti prima della chiusura,la gente nn c’è ed io trovo pace ,riesco a raccogliermi in preghiera con i miei cari con molta serenita’,i fiori ,le lucine sono un nostro bisogno di manifestazione d’amore x i nostri cari, i defunti anno bisogno solo la preghiera,ed è la cosa veramente importante che noi possiamo fare x li unisca sempre di piu’ a Dio.x credenti e nn ,la vita è una bella passeggiata in questo nostro mondo.Grazie Giulio,il tuo racconto è molto bello,hai saputo condirlo con molta semplicita’ e un pizzico di buonumore,,,,,,,,,,

  5. lucia1.tr ha detto:

    Tornata da pochi giorni in città, faccio grande fatica ad adeguarmi ai ritmi diversi, alle abitudini e alla solitudine fra tanta gente. Ho la fortuna di abitare una buona parte dell’anno nel mio paese natio, Montefalco uno tra i borghi più belli d’Italia, dove il tempo a volte sembra essersi fermato e le consuetudini, come quelle scritte da Giulio, sono ancora molto sentite. Anche in Umbria siamo soliti dire “La festa dei morti”, due o tre giorni in cui ci si ritrova, perché oltre il richiamo della visita ai defunti al cimitero e anche un’occasione per incontrare parenti e amici. Qualche giorno per ritrovarsi prima del lungo inverno, parlando dei problemi dei figli, della salute che non è più quella di una volta, del raccolto delle ulive che quest’anno è stato un disastro, del tempo è stato davvero brutto. Il calore della fiamma del cammino accesso e delle caldarroste, insieme a un buon bicchiere di vino novello, da condividere con gli amici di sempre, è sicuramente quanto di meglio uno possa desiderare, fermarsi ad ascoltare e condividere gioia e preoccupazioni e alla base di una vita serena.

  6. francesca (franci) ha detto:

    Anche in città i Cimiteri si riempiono di fiori al 2 Novembre. E anche in città c’è tanta gente che va e che viene, però nessuno si ferma ad abbracciare amici, a salutare vicini di casa, a condividere caldarroste, vino e altri cibi in buona compagnia. Nelle piccole città, dove almeno di vista ci si conosce tutti, c’è una deprimente sfilata di pellicce e gioielli che ti fa venir voglia di disertare. E allora meglio andarci quando non c’è nessuno. Nei momenti in cui sono tutti a tavola oppure nei giorni precedenti o successivi, quando i vivi non vanno più dai morti. Tanto, come dice Giulio, i morti stanno tutti bene e chissà quante risate si fanno a vedere le sciocchezze che combiniamo qua.

  7. franco muzzioli ha detto:

    Racconto di paesi di montagna dove le tradizioni fanno fatica a perdersi nei lumini a pila e nei fiori di plastica …made in Cina.
    Credo che questi “incontri con i morti” saranno sempre meno sentiti , anche perchè aumentano le cremazioni e in quei luoghi si troveranno solo foto e lapidi ….il senso delle “spoglie” svanirà.
    Il cimitero più giusto è il nostro cuore che rassettiamo quotidianamente con il ricordo, lo struggimento e l’amore.
    Certo Giulio….in morti stanno bene……certamente non soffrono!

  8. alba morsilli ha detto:

    Caro Giulio mi hai fatto tornare alla mente la mia infazia, tu devi sapere che io abitavo vicino al grande cimitero monumentale di Staglieno, dove per il passato molti turisti lo venivano a visitare, per che i momumenti mortuari sono veramente capolavori di artisti.
    Solo che con il tempo hanno perso il candore del marmo, e allora che non vi erano le imprese di pulizia, noi bambini una settimana prima dei morti e una settimana dopo, si partiva con la pietra pomice varecchina e olio di gomito. Da furbi aspettavamo nell’angolo nascosti che i parenti si avvicinavano, poi”Signore le pulisco la tomba”questo quasi si vergognava a vederla così mal concia e allora diceva di si.
    Certamente facevamo come i marocchini si patuiva il prezzo, ed io ero molto abile a non farmi fregare.
    Poi il bello che facevo anche da guida, il cimitero è molto grande e vi sono tombe storiche, Mazzini, De Andre, Don Gallo per citarne qualcuno, e io guidavo le persone, mai gratis
    vedi Giulio anche per me era festa guadagnavo bene e la maestra a scuola sapeva che facevo mai ha messo una mia assenza

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