PINACOTECA DI BRERA - MILANO

PINACOTECA DI BRERA - MILANO

   

E approfittando della splendida giornata domenicale che salutava l'arrivo del  mese di Marzo e della lodevole iniziativa messa in atto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dove vado secondo voi? Visto che sono a Milano, non posso resistere alla tentazione di entrare,  per l'ennesima volta, nella Pinacoteca di Brera.

Chi la conosce sa che è immensa ed immensamente costellata di capolavori di ineguagliabile pregio, distribuiti nelle sue 38 sale. Da Caravaggio a Mantegna, da Luca Giordano a Carracci, da Bellini a Cima da Conegliano, da Palma il Vecchio a Jusepe de Ribera, da Piero della Francesca a Raffaello, da Botticelli al Veronese e un'infinità di tanti altri artisti che sono stati protagonisti dell'arte, non solo nazionale,  dal XIII al XX secolo mi accolgono in tutto il loro splendore.

Non posso certo parlarvi di tutti i dipinti ma anche se tutti mi suscitano emozioni di volta in volta diverse, vorrei cominciare con queste due opere che, all'apparenza sembra abbiano nulla in comune, ma....

 

ANDREA MANTEGNA - IL CRISTO MORTO

Mantegna_Andrea_Dead_Christ  

Qui siamo nel decennio che va dal 1470 al 1480, naturalmente a Mantova patria dell'artista. Mantegna con questo quadro compie una rivoluzione all'interno della storia dell'arte. Ora vi dico perchè.

Allora...., mi posiziono davanti al dipinto e scopro che non è più qualcosa che mi sta di fronte, ma sono io, osservatore, ad "entrare" illusoriamente all'interno della rappresentazione. Con un arditissimo scorcio e una prospettica virtuosa, Mantegna mi sta dando l'impressione di trovarmi ai piedi della lastra tombale sulla quale è deposto il Cristo crocifisso.

Il corpo ucciso è ormai stato calato dalla croce ed è disteso su una lastra di pietra rossastra venata di macchie bianche (una leggenda le vorrebbe come le lacrime versate da Maria). Sulla destra c'è una piccola boccetta di unguento, ritengo siano gli olii con i quali veniva eseguita l'unzione del corpo prima di essere deposto nel sepolcro.

Sulla sinistra, invece, si scorgono tre volti umani: quello della Madonna piangente, quello di Giovanni che grida per il dolore, e infine quello deturpato della Maddalena.

Non ci sono forme composte in questa sublimazione del dolore, ma aspetti dell'umana verità, persino quelli più umilianti e dolorosi, come le ferite che tagliano la carne delle mani e dei piedi portati in primo piano con un naturalismo proprio dell'artista che vuole esprimere ad ogni costo, trasmettendolo a chi "entra" come me nella scena, il suo messaggio.

 

E ora, andiamo verso la fine del percorso, precisamente nella XXXVII° sala e cambiamo completamente argomento e scenografia.

 

FRANCESCO HAYEZ - IL BACIO

El_Beso_(Pinacoteca_de_Brera,_Milán,_1859)    

 

Trovo una panchina, mi siedo di fronte al dipinto,  respiro a fondo  e, come ogni opera d’arte ha il suo linguaggio, lascio che “lei” mi parli godendo appieno del suo romantico e affascinante contenuto.

 

Francesco Hayez  non è a caso  il pittore italiano considerato il massimo esponente del Romanticismo. Veneziano d’origine ma milanese d’adozione diventerà anche direttore dell’Accademia di Brera nel 1850. Nella piazza antistante vi è eretta la sua statua.

Ma veniamo al dipinto.

Innanzitutto la sensualità che traspare, quasi di gusto moderno, precede l’invenzione di certe inquadrature cinematografiche: i due volti sono tenuti abbastanza nascosti in modo da concentrare tutta l’attenzione sull’incontro delle loro labbra.

La grazia degli atteggiamenti, i corpi languidamente avvinti in un bacio che potrebbe sembrare di passione ma che è anche un bacio d’addio, mi imprimono un tocco magico che mi trasporta al di sopra dei due amanti, nell’ovattato silenzio creato dalla mia fantasia.

Vengo rapita dalla straordinaria dolcezza che pone l’uomo nel trattenere con la mano il volto dell’amata, dalla passione e, quasi dichiarazione di possesso che egli esprime nell’appoggiare la gamba sul gradino, quasi a voler completare l’abbraccio con tutto il corpo.

Ella si abbandona leziosamente al dolce incontro di labbra poggiando il suo braccio sul petto di lui quasi a volerlo trattenere allontanando il più possibile il momento dell’inevitabile distacco.

Anche Hayez è abilissimo nel dipingere effetti di luce-ombra. Luce nell’azzurro del bellissimo vestito indossato dalla protagonista, luce sul muro di fondo, ombre sfumate nel vano sulla sinistra che fa intravedere una misteriosa sagoma umana che si avvicina o si allontana dagli amanti.

Ma non pensiamo che il soggetto di questo quadro sia esclusivamente fresco e disimpegnato, in realtà il dipinto racchiude un forte messaggio politico e patriottico.

Così i due giovani che Hayez ci presenta sono si avvinti in un bacio d’addio ma ad entrambi viene rivolto l’invito ad impegnarsi per la Patria: lui è già pronto per partire (ecco il vero significato del piede sullo scalino…..ma io sono solo romantica), mentre lei rimarrà a casa ad attenderlo.

Ma c'è anche un altro significato simbolico che viene attribuito, dai  giovani innamorati, al dipinto. Una leggenda metropolitana racconta che porti fortuna alle coppie in procinto di sposarsi, baciarsi davanti a quel quadro e vi assicuro d’averli visti coi miei occhi.

 

Alla prossima visita, amici!  (se non vi ho troppo annoiato..).

  francesca (3)

 

6 Commenti a “IL GIRINGIRO…..di Franci”

  1. francesca (franci) ha detto:

    Si Franco, hai ragione. Il “Cristo morto” del Mantegna, pur essendo una tela di non enormi dimensioni ( 68×81 cm.) offre allo spettatore uno straordinario ed invadente scorcio prospettico dal contenuto illusionistico. Ed è proprio l’inquadratura dai piedi, proiettati verso lo spettatore, che trascina l’occhio di chi guarda al centro del dramma.
    Grazie del tuo sapiente intervento.

  2. franco muzzioli ha detto:

    Il bello del “Cristo di Mantegna” è che è un quadretto piccolissimo…e lo stupore quando lo hai di fronte è proprio quello….io lo immaginavo grande ,deformato da questa prospettiva che lo allunga otticamente .

  3. francesca (franci) ha detto:

    Grazie Antonino. Tu sai che scrivo solo ciò che vedo. Detesto i copia-incolla, sono freddi, asettici, impersonali. Soprattutto in una materia che costituisce la mia passione, come l’Arte. Sono del parere che è sempre meglio scrivere qualcosa “partorito” dalla propria mente (magari non perfettamente corretto in quanto a forma e sintassi) piuttosto che comunicare i pensieri degli altri. I nostri, per quanto piccoli siano, trasmettono più emozione.
    La stessa emozione che mi dà ammirare uno di quei dipinti che ho descritto sopra, o qualunque altra opera d’arte.
    Grazie del tuo intervento.

  4. antonino8.pa ha detto:

    Che dire Francesca, con le tue descrizioni riesci a prenderci per mano e a condurci
    tra le tante strade dell’arte, riesci a farci veedere tutto con i tuoi occhi.
    Un’opera d’arte è sempre uno spettacolo emozionamte ma occorre sempre
    la presenza di una persona che sappia descriverla, che sappia far recepire
    le emozioni che l’opera stessa trasmette.
    Brava, la tua passione per l’arte riesce a coinvolgere anche chi, come me,
    a volte è un po’ “distratto”.

  5. francesca (franci) ha detto:

    Eh si cara Sandra, il Mantegna, mantovano puro, ha lasciato uno strascico indelebile dietro sè. Primo in assoluto la Camera degli Sposi che ho ammirato poco tempo fa, a Palazzo Ducale e poi ce ne sarebbe un elenco infinito di altre opere sue.
    Non sapevo però che una copia del “Bacio” di Hayez fosse a Villa Carlotta. Quello è un sito che mi manca…provvederò al più presto!! Grazie, ti abbraccio.☺

  6. sandra vi ha detto:

    Grazie Francesca per averci fatte parrtecipe di questa tua visita a Brera .Da Brava milanese appena potevo una capatib=na nn me la lasciavo scappare ,m ha senprae attirato quadro di Mantegna e mi piaceva soffermarmici .Ricordo la stupenda mostra di MANTEGNA a Mantova ,Mipiace molto anche il bacio di HAYEZ sai che una copia e’ a VILLA CARLOTTA a Tremezzo sul lago di Como con una copia di Amore e Psiche del Canova.

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