SENTIRSI OBBLIGATI A PERDONARE?

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La domanda è: esiste un obbligo a perdonare?

Una sorta di dovere sociale a comprendere, a lasciar correre, a dimenticare? Oppure questo gesto nobilissimo deve essere lasciato alla libera coscienza di ciascuno di noi e nessuno deve sentirsi forzato a farlo magari spinto dalle convenzioni sociali o forzato dalle norme imposte dalla buona educazione?

Fateci caso, è diventato quasi un leit-motiv nelle interviste un po’ superficiali e frettolose in cui qualcuno infila il microfono davanti alla bocca di un parente della vittima e dopo un paio di domande gli chiede: ma lei è disposto a perdonare? Quanti sguardi attoniti e sconvolti, stupefatti abbiamo visto davanti a questo quesito inadeguato e inopportuno?

Quella domanda, “lei è disposto a perdonare?” dall’apparenza ingenua e innocente, in realtà è una domanda piena di perfidia, perché di fatto ribalta i termini della faccenda e mette sotto le luci dei riflettori, non tanto il carnefice, quanto i parenti delle vittime. Che sono costretti quasi a sentirsi in colpa se non riescono ad abbracciare, fin dai primi istanti, la grazia del perdono.

No, in questi casi il perdono è un’altra cosa, non è un atto dovuto. E’ un percorso lungo, doloroso e personale che nessuno può imporre a chi non ha più una figlia, una madre, un padre, un marito.

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20 Commenti a “(pensiero estemporaneo)”

  1. Nembo ha detto:

    Chi ha fatto del male sempre ha lasciato delle ciccatrici che non se ne andranno mai. Non faranno più male, ma resteranno li sempre a ricordare. Chi perdona ha sempre una forza estremamente innumana e, ha una forza più grande dei sbagli che ha subito.

  2. franco ha detto:

    Lo dicevo che Giulio è decisamente intelligente ,più di me di certo…perchè ha capito benissimo !
    Carpo Paul, per chi ci crede , c’è il perdono divino, qui in terra la cosa è un pò diversa .Non sono per “l’occhio per occhio” , non sono neppure per lo Stato vendicatore, quindi sono contro la pena di morte e anche l’ergastolo . La pena ci deve essere e come, ma possibilmente deve riabilitare. Altra cosa è lo stato d’animo del singolo …se un pedofilo dovesse violentare un mio nipote , spero che lo arresti prima la giustizia ,perchè se lo prendessi io gli farei tanto ma tanto male (senza ovviamente amazzarlo, anche perchè deve ponderare a lungo sulle nefandezze che ha commesso).

  3. Giulio Salvatori ha detto:

    Signor Paul Candiago, non si preoccupi…ho capito benissimo…

  4. francesca ha detto:

    Michelangelo, hai ragione. Noi donne perdoniamo più degli uomini. Siamo quelle più disposte a porgere “l’altra guancia”.

    Si Anna, ci sono ferite che non si rimarginano e restano anche dopo il perdono. Come un bicchiere di vetro che cade sul pavimento e finisce in mille pezzi; anche incollandone tutti i frammenti non tornerà più come prima.

    Giulio, sei toscano delle Apuane. A te t’hanno tirato fuori da un blocco di marmo. Sei duro ma bianco e puro. Son sicura che dici dici ma non sai far male manco ad una mosca. Ciaooo!

  5. paul candiago ha detto:

    Gentile Signor Giulio Salvatori, mi legga senza che mi permetta di aggiungere nulla al suo scrivere e mentalita’.
    Penso trovi interessante la solita storiella della goccia di miele e il barile di aceto per prendere mosche. Cordiali saluti, Paul

  6. francesca ha detto:

    Alba, la tua triste vicenda mi ha particolarmente colpito. Ora capisco perchè hai esposto, in prima analisi, un commento abbastanza generico. E’ una cosa bruttissima sapere di avere una nipotina da 10 anni e non poterla mai vedere. Però, al di là che non mi permetterei mai di giudicare il tuo atteggiamento, penso che non sia solo tuo figlio da non meritare il tuo perdono ma anche sua moglie. E doppiamente per lei, essendo mamma dovrebbe comprendere molto più di lui quanto potrebbe soffrire un giorno se sua figlia, per altre vicissitudini, decidesse di riservarle lo stesso trattamento…!! Non ho altre parole. Se non che ti sono vicina col pensiero.

  7. alba morsilli ha detto:

    ho messo quel articoletto di S Francesco(anche se ho fatto copie e incolla2volte)
    perchè non volevo parlare del mio non saper perdonare, ma basta ora lo scrivo.
    è più forte di me non riesco a perdonare chi mi ha levato la gioia di conosce e amare una nipotina, voi sapete che nonna sono ma tra loro ne manca una che io ho visto per 5 minuti dietro a un vetro,
    Non sono voluta andare per vie legali perchè non rovino familie, se bisticciano sono affariloro io non centro.
    Non perdono mio figlio che si è lasciato plagiare dalla moglie scusate ma io non ce la faccio.
    sono passati 10anni dalla sua nascita e piano piano mi sono rasegnata tanto da diventare indiferente, ci penso e ci ripenso ma non sento il rimorso di non saper perdonare

  8. Giulio Salvatori ha detto:

    Che dire ? Non mi riesce “porgere l’altra guancia”, anche perchè, andare dal dentista costa troppo . Del resto lo diceva anche mia madre :- Sei duro come il marmo – No ! Non riesco a perdonare, sono vendicativo , e se mi riesce prima o poi gli rendo il tutto con gli interessi.

  9. anna b. ha detto:

    L’offesa è come una ferita che lascia un segno: è la cicatrice che non va via, è il ricordo della sofferenza che scava un solco di risentimento nel cuore! Posso evitare di pensarci, ma il ricordo resta perché la memoria ha registrato.

  10. michelangelo ha detto:

    Cara Franci, sai che ti dico…? Che ammiro quelle persone che sanno perdonare i loro carnefici…Io non ci riuscirei…Anch’io ho figli, di cui due femmine… e se facessero loro del male…diventerei una belva….perchè il dolore sarebbe immenso e insopportabile. Ma vorrei spostare l’attenzione su un altro tipo di perdono…. quello che le donne concedono troppo spesso…soprattutto quando hanno già perdonato molte volte.
    Non lo fanno certo per ingenuità…, come magari crediamo noi uomini, ma credo sia perchè voi donne avete dentro un senso di maggiore umanità…voi conoscete meglio il significato della fiducia…
    E, come dici tu, un abbraccio stritoloso cara Franci!

  11. francesca (franci) ha detto:

    Sono abbastanza in sintonia con i vostri pensieri. Non riuscirei a nutrire rancori verso nessuno perchè non è nel mio animo, starei troppo male (giusta osservazione di Lorenzo). Proprio perchè sono io a decidere di lasciare andare il risentimento e i pensieri di vendetta. Ciò non significa che perdonare sia dimenticare: l’atto rimane ma perdonando mi focalizzo sulle parti positive della vita. Perchè perdonare è un regalo che faccio a me stessa, non all’altra persona (appropriati commenti di Lucia e Nembo). Ma siccome non sono Gesù (come sintetizzato giustamente da Franco), c’è una cosa che assolutamente non perdonerei: la violenza grave perpetrata a uno dei miei figli (la penso come Edis, Carlina e Gianna). Credo che se questo succedesse, sarei capace di farmi giustizia con le mie stesse mani. Giustizia estrema, si!! Tanto non avrei più niente da perdere perchè i miei figli sono la mia ragione di vita.
    Per Alba (e magari anche Paul..): sono semplicemente Francesca, mortale peccatrice, non San Francesco. Lui si che, ieri e anche oggi, è un Grande!!
    Molto interessanti i vostri interventi. Grazie a tutti, amici.

  12. carlina ha detto:

    ciao Franci, sarò sintetica come sempre, xkè non ho molto tempo
    perdonare è una parolaimportantissima,grossissima, e sta a qualunque persona toccata dauna sorte ingrata, saperla gestire forse il tempo forse la fede potranno creare il miracolo, ma non è detto
    se ti ammazzano un figlio, personare è quasi impossibile
    poi come sempre il destino farà il resto

  13. edis.maria ha detto:

    Il PERDONO ritengo sia il sentimento più difficile da raggiungere.! Infatti “ perdonare” non significa “dimenticare” il torto subito, ma accettarlo con umanità e come debolezza altrui. Il motto dei popoli antichi era : Fai come ti è stato fatto!” Il Cristianesimo diffuse il sentimento del perdono e lo predicò in ogni circostanza, anche se, in effetti, raramente veniva attuato anche dalla Chiesa.Spesso fingiamo di perdonare, ma , alla prima occasione, si rinfaccia la propria bontà. Certo tutto dipende da ciò che si dovrebbe perdonare, dalla gravità, dalle conseguenze, anche dalle motivazioni. Franci mi hai fatto riflettere molto e a lungo, sui perdoni che io ho concesso ed ho capito che , a volte, ho agito bene e con senso di responsabilità, ed altre volte mi sono pentita di averlo fatto! Purtroppo siamo umani e si può anche sbagliare! Allora rifletterò a lungo prima di perdonare, naturalmente penso a fatti gravi e con conseguenze serie.

  14. alba morsilli ha detto:

    Un pò di storia su indulgenza del perdono
    COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE
    L’INDULGENZA DEL PERDONO

    Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!
    Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: “Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
    E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.
    E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

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    L’INDULGENZA DEL PERDONO

    Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!
    Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: “Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
    E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.
    E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

  15. paul candiago ha detto:

    ..ma che non è mai stato messo in atto neppure dalla Chiesa ,che ha alzato roghi, indetto crociate ecc. ecc.
    …La Chiesa Pellegrina su questa Terra si trovera’ sempre in situazioni e a confrontarsi con fedeli che non osservano la Fede che dicono di praticare: ecco perche’ abbiamo la Dottrina Infallibile della Chiesa incluso il Perdonare che nulla,scandali e peccati, hanno a che vedere con il comportamento dei fedeli..e come lei, ecc. ecc. Suggerisco solo la parabola del Figliol Prodigo come fonte suprema di intendimento del senso divino/spirituale e reale del perdonare. Cordiali saluti, Paul

  16. lucia1.tr ha detto:

    Il perdono non è facile, quante volte ci siamo detti ho perdonato, ma non dimentico quello che è accaduto. Per mia esperienza personale posso dire che la mancanza di perdono, con tutte le amarezze e i risentimenti, non è facile, non ci fa vivere bene e soprattutto sereni. Come si riesce a dimenticare un torto ricevuto, un’ingiustizia che ci tanto addolorato per anni? Ho provato a dimenticare ad accantonare i problemi, non è servito a nulla, tutti pronti a tirar fuori il torto ricevuto, a rinfacciare e a vendicarsi. Forse soltanto con una fede profonda e con l’aiuto di Dio si riesce a perdonare, a rimuovere rancori, odi, pesi insostenibili. PERDONARE E’ GUARIRE.

  17. Nembo ha detto:

    Domande difficili da rispondere nel tuo Post,difficile definire i fattori che condizionano il perdono Francesca, bisogna pensare anche quale rapporto poi verrà instaurato tra vittima e offensore una volta che si è perdonato, quale sarà poi la vicinanza emotiva e gli scambi interativi e interpersonali tra i due, la valutazione sarà influenzata a secondo dell’Offesa o verrà percepita come una motivazione di conciliazione definitiva mettendo una pietra sopra? Le varie percezioni che si possono avere sono molte perchè coinvolgono alternative diverse come emozioni,decisioni ecc…, a secondo dei vari principi inerente alla propria personalità e a secondo degli aspetti dell’offesa e della sofferenza che abbiamo avuto, senza pensare poi al timore di essere ferito nuovamente, perciò il perdono è come un processo complesso tra vittima e offensore. Dimenticare non vuol dire cancellare, ma ricordare senza soffrire. ( P.Coelo)Un Saluto

  18. gianna ha detto:

    Francsca. sono molti i fatti che seguiamo in tv di tutte le qualita’Non centra la buona Educazione, questa è una risposta di dovere sociale,non deve esistero un obbligo, verso i famigliari di dover fare finta di niente e correre per dimenticare, e poter perdonare? le mettone sulla bocca un microfono dei riflettori per capire da un parente della vittime la loro sensibilita’, se possibile il perdono. Interviste superficiali e frettolose quanti sguardi sconvolgenti, questa rimane una domanda di perfidia,certo i parenti sono sconvolti dal dolore, ma il carneficie che ha commesso un grave reato, si astiene dalla facolta’ di non rispondere. non ci sara’ un perdono per chi a perduto un figlio per mani di un criminale. Nessuna deve sentirsi in colpa dopo avere subito una grave dolore per la perdita di un suo caro. sono molto veloce (Ergastolo per il resto della vita )Un saluto

  19. lorenzo12.rm ha detto:

    No, Franci, non c’è alcun obbligo a perdonare. Ognuno, semplicemente, agisce o reagisce secondo il suo stato d’animo ed il dolore che ha avuto. Da quando ho avuto quella che chiamo anch’io “la chiamata” ho parlato spesso di questo problema con il mio parroco o confessore. Anche essi mi dicono che perdonare si può e, se non si può, si deve pregare per essere nello stato d’animo giusto. Che il problema è, in ultima analisi, andare d’accordo con tutti e che per questo occorre pregare. E che esiste una differenza evidente fra perdono e riconciliazione e che a quest’ultima dovremmo indirizzarci. Insomma, il problema è controverso. Certo che a vivere nel rancore si sta male, ma è questo il vero problema. Non possiamo davvero permetterci di star male. Per questo seguo il consiglio di pregare affidando a Dio il compito di perdonare.

  20. franco ha detto:

    “Signore ,quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me ? Fino a sette volte ? E Gesù a lui – Non ti dico fino a sette volte , ma settanta volte sette “. (Matteo 18-21/22)
    Noi siamo cresciuti con questo concetto , che va bene sulla bocca di Gesù , ma che non è mai stato messo in atto neppure dalla Chiesa ,che ha alzato roghi, indetto crociate ecc. ecc.
    Personalmente gestisco il perdono rapportandolo alla cosa da perdonare.
    Non perdonerò mai i fascisti , i nazisti, i terroristi,i pedofili, gli schiavisti … tanto per fare esempi generali.

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