Per non dimenticare!---------------------------------------------------------------------------------------------- Il 12 novembre del 2003 un camion imbottito di esplosivo, guidato da due suicidi di Al Qaeda, devastava la base degli italiani nella città irachena: 19 i morti. Il camion guidato da due terroristi votati al martirio esplose sull'ingresso di base Maestrale, devastando la palazzina prima adibita a Camera di Commercio della città irachena, uccidendo 19 italiani e 9 iracheni e facendo una sessantina di feriti. Non si era ancora depositato il fumo dell'esplosione, che cominciarono le polemiche: la base nel capoluogo della provincia di Dhi Qar era troppo esposta, in pieno centro di Nassiriya e per di più in una strada dove era difficile allestire difese adeguate. Lo ammetterà persino Abu Omar al-Kurdi, l'uomo di Al Qaeda che più tardi racconterà di aver organizzato l'attacco, forse su ordine di Abu Musab al-Zarqawi: l'edificio che i militari chiamavano Animal House era stato scelto come obiettivo perché la sua difesa era quasi impossibile. Mentre migliaia di cittadini comuni facevano ore di fila davanti all'Altare della patria per rendere omaggio alle salme, sconvolti e increduli davanti a quello che fu chiamato "l'11 settembre dell'Italia", partiva il gioco delle responsabilità. Ci furono errori strategici, come quello di voler comunque ritagliare all'Italia un profilo meno muscolare e più di mediazione, basandosi su una cultura nazionale molto diversa da quella degli alleati. I "soldati dal volto umano" scrivemmo quel giorno: ed era così, nella coscienza dei militari impegnati come nella percezione del Paese. Forse però l'Iraq appena libero dal giogo di Saddam Hussein era un contesto troppo difficile per un approccio del genere.----------------------------------------------------------------------------------------------- (da La Repubblica del 12 Novembre 2020)

Un Commento a “STRAGE DI NASSIRIYA, 17 ANNI DOPO LA FERITA E’ ANCORA APERTA”

  1. Lorenzo12.rm ha detto:

    Ricordi ingialliti che ritornano alla mente. E che rinnovano il dolore. Grazie Francesca.

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