scritto da francesca il 16 12 2023

Cari amici, di recente sono stata a Roma per la solita leadership della mia Associazione e non ho potuto evitare di fare una fuga in una delle più prestigiose e  affascinanti Gallerie d'Arte della Capitale.

Così oggi voglio raccontarvi la storia di una mirabile scultura tratta dalla mitologia greca, che ha ispirato quell’abilissimo e virtuoso artista che è Gian Lorenzo Bernini.

Ora ve la racconto.

“Sono qui, in questa grande sala della Galleria Borghese di Roma e percepisco la grandiosità di questo scrigno di tesori voluto da Scipione Borghese nel XVII secolo.

Cammino lentamente e, attratta da una delle opere che troneggia al centro del salone, mi avvicino provando un coinvolgimento emotivo che va al di là dell’ammirazione per il bello. In questa scultura l’azione è al culmine.

Bernini mi cattura, mi incanta seducendomi con la sua mirabile scultura:

IL RATTO DI PROSERPINA.

Plutone irrompe brutalmente nella scena e, afferrata saldamente per la vita Proserpina, cerca di strapparla al suo mondo. La ninfa, col viso inorridito dalla paura e solcato dalle lacrime, tenta inutilmente di liberarsi dalla violenza dell’assalto che le ha strappato le vesti."

gian_lorenzo_bernini_025_ratto_di_proserpina_1621

La mia mente accende la fantasia, e immagino….

"Ora è ormai tardi, tardi per sfuggire. Ora lei è preda e come un animale tremante preso in trappola, il panico la paralizza.

proserp

Il cuore impazzito di paura, il respiro bloccato in un urlo strozzato, rauco. Ogni particolare delle sue membra suggerisce angoscia e smarrimento.

Lo sguardo appannato dalle lacrime. Il mondo svanisce intorno al suo divincolarsi. Lei, preda che tenta disperatamente di sfuggire al destino, all’orrore dell’oltraggio, la rivincita della forza bruta sulla sensibilità. Mani come artigli a martoriare la sua carne.

La paura si tramuta in panico, tenta di scalciare per ribellarsi a quell’essere ma il solo effetto che ottiene è di aumentare il desiderio sadico di colui che la vuole a tutti i costi possedere.

plutone

Plutone è possente e muscoloso e la solleva quasi senza fatica. Il suo volto è contratto e la barba ricciuta è leggermente agitata nella foga della presa.

plutone

Proserpina è sospesa con il corpo in torsione e le braccia alzate per difendersi e divincolarsi dalla presa del maschio possente, re dell’universo malato che vive per sottomettere e fa a pezzi l’umanità di una donna che chiede invano la pietà di un aiuto".

Ma che succede, sto sognando ad occhi aperti? La mia fantasia ha colto in questa scena immagini ambientate in un contesto più reale, ma anche più agghiacciante. Forse è meglio se torno a descrivere l’opera che sto ammirando.

"Ai piedi dei due personaggi osserva la scena Cerbero, il cane-guardiano degli Inferi. I corpi dell’uomo e della donna sono definiti con maestria e una non comune facilità nella resa naturalistica dei particolari.

cerbero

Quello che colpisce nella scultura del Bernini, oltre alla consapevolezza di avere a che fare con un artista dalle straordinarie doti tecniche e stilistiche, è l’attento studio del corpo in movimento e la sua capacità di dare vita ai personaggi. Lo scultore riesce a rendere con grande naturalezza e verosimiglianza le parti anatomiche implicate nell’azione, esaltando i sentimenti contrastanti dei due personaggi".

Guardate questi particolari. Le dita che affondano nella carne. EPPURE E' MARMO!

Ratto-di-Proserpina-grande

Fortissima la mia tentazione di toccarlo, incredula!

                                                  Francesca

  1.  

Le donne al sabato, con lunghe tavole di castagno sulla testa, si recavano ai vari forni per cuocere il pane, erano tanti i forni: quello della Leò, di Baffino, di Giovà, di Gedeone. (...) rivedere la bocca infuocata del forno e avvicinarsi fino a sentirti bruciare il viso, mi dava un senso di gioia e il grido di mi Ma' che mi diceva: attento bimbo, ti strini. Poi, da bravi, insieme ad altri amiche e amici, si aspettava la cottura.  Quei panoni grandi con il segno dei credenti sulla pancia lievitata, venivano adagiati sulle piastre del forno e piano piano,  prendevano colore e il profumo del pane si spandeva fra le mura del piccolo paese. Era una festa. Anche perchè, il pane veniva fatto una volta alla settimana e si conservava nelle profonde madie. A noi ragazzini, impazienti, ci davano i colombini. Lunghi filoncini croccanti e saporiti. Era poi la volta delle focacce: "la stacciata col sale", e arrivavano anche gli uomini con i fiaschi del vino. La Palma col fazzoletto a chiurla, controllava tutto e tutti. S'improvvisava una lunga tavolata di donne, uomini,  bambine e bambini. Gli uomini innalzavano i bicchieri verso l'alto in segno di ringraziamento e riconoscenza.. Il marito della padrona di casa, detto Concone, si alzava con il bicchiere in mano e cominciava a cantare, gli altri lo seguivano.

Poi rivolto ai ragazzi gridava : Allegriaaaa. La Palma ha aggiunto un piccolo tavolo e, il marito ritorna con altri fiaschi di vino.

Ricordi che non puoi dimenticare. Che il pensiero giunga anche Lassù .

Giulio Salvatori

                     

Approfittando di una splendida giornata autunnale, passeggiando per il centro di Milano, casualmente mi ritrovo davanti alla Pinacoteca di Brera. Chissà perchè i miei passi mi portano sempre in quel luogo.

Lì dentro c'è di tutto, pane per i miei sensi affamati d'Arte. Non starò a descrivervi tutte le opere presenti che ho ammirato, ma ne prendo una a caso, una tra quelle che maggiormente mi hanno colpita.

ANDREA MANTEGNA - IL CRISTO MORTO

Qui siamo nel decennio che va dal 1470 al 1480, naturalmente a Mantova patria dell'artista. Mantegna con questo quadro compie una rivoluzione all'interno della storia dell'arte. Ora vi dico perchè.

Allora...., mi posiziono davanti al dipinto e scopro che non è più qualcosa che mi sta di fronte, ma sono io, osservatore, ad "entrare" illusoriamente all'interno della rappresentazione. Con un arditissimo scorcio e una prospettica virtuosa, Mantegna mi sta dando l'impressione di trovarmi ai piedi della lastra tombale sulla quale è deposto il Cristo crocifisso.

Il corpo ucciso è ormai stato calato dalla croce ed è disteso su una lastra di pietra rossastra venata di macchie bianche (una leggenda le vorrebbe come le lacrime versate da Maria). Sulla destra c'è una piccola boccetta di unguento, ritengo siano gli olii con i quali veniva eseguita l'unzione del corpo prima di essere deposto nel sepolcro.

Sulla sinistra, invece, si scorgono tre volti umani: quello della Madonna piangente, quello di Giovanni che grida per il dolore, e infine quello deturpato della Maddalena.

Non ci sono forme composte in questa sublimazione del dolore, ma aspetti dell'umana verità, persino quelli più umilianti e dolorosi, come le ferite che tagliano la carne delle mani e dei piedi portati in primo piano con un naturalismo proprio dell'artista che vuole esprimere ad ogni costo, trasmettendolo a chi "entra" come me nella scena, il suo messaggio.

Auguro a tutti voi una serena domenica.

   

Francesca

 

scritto da francesca il 22 11 2023
NELLA GIORNATA DEDICATA ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE 
Quella gonna è troppo corta. Così sembri una pu....lava i piatti, non vai da tua madre. Le tue amiche sono poco di buono. Stai zitta. Non vali niente. Tu non lavori pensa ai figli. In palestra no. Non combini mai nulla di buono. Non starti vicino nel momento del bisogno, ma pretendere che tu ci sia sempre quando ha bisogno lui. La violenza è lui. Che grida. Che ti spintona. Che ti tradisce. Che ti umilia. Che non si prende cura della famiglia. Che non ti fa mai un complimento. Che il sesso è un obbligo. Che decide lui.
 Che ti imbarazza. Che ti guarda e tu hai paura di parlare. L'ultima di una serie infinita di ingiustizie che uccidono donne già morte. umiliandole ancora una volta.
In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.

Gugli