clown2Siamo arrivati al periodo "clou" del Carnevale (ultima settimana) e, in attesa  di "tuffarci" nel bel mezzo delle votazioni relative al  costume più "SIMPATICO",   vi proponiamo un video in cui vi auguriamo un fantastico CARNEVALE e  vi invitiamo,  tutti in allegria, a BALLARE  al suono di  questo ritmo frenetico!!!!

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....Ed ora,  per  riprendere fiato (non avete più l'età per queste cose), mettetevi seduti e leggete alcune notizie sull'origine del Carnevale e su alcune delle principali maschere italiane!!! (notizie riprese dalla rete)

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La parola deriva forse dal latino carrus navalis  o dal latino tardo carnem levare, togliere la carne dalla dieta (in osservazione al divieto cattolico di mangiare carne durante la Quaresima); dal latino medievale carnem laxare, lasciare la carne, derivò anche la forma "carnasciale", da cui il termine letterario quattrocentesco CANTI CARNEVALESCHI O  CARNASCIALESCHI ("Canzone di Bacco"  di Lorenzo il Magnifico - "Quant'è bella giovinezza che si fugge tutta via, del doman non v'è certezza.......")   

Pur non avendo il carnevale nessun collegamento con la liturgia cristiana, essendo un residuo di istituzioni pagane, tradizionalmente, coincide con i giorni precedenti alla Quaresima.

Quando Comincia e quando finisce

Secondo un proverbio bergamasco "Dopo Natale è subito Carnevale". L'inizio del periodo del Carnevale varia da regione a regione. In alcune, appena dopo l'Epifania, in altre dopo la Candelora del 2 febbraio e più frequentemente dopo Sant'Antonio Abate, il 17 gennaio. La fine invece, è sancita dalla data del martedì grasso, calcolata in base alla quaresima, che varia ogni anno secondo la Pasqua. La regola che fissa la data della Pasqua cristiana fu stabilita nel 325 dal Concilio di Nicea: la Pasqua cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l'equinozio di primavera (21 marzo). Di conseguenza essa è sempre compresa nel periodo dal 22 marzo al 25 aprile.

clown1I festeggiamenti hanno origine molto remota e si ricollegano ad antichi riti pagani. Una forma di Carnevale esisteva nella Roma pagana: era la festa di Saturno. Per l'occasione venivano organizzati cortei al suono di strumenti molto rumorosi, con la partecipazione del popolo che si riversava nelle strade e nelle campagne e si ingozzava a più non posso di cibi e di vino. La maschera, attualmente segno di beffa, di trasgressione e di divertimento, nella civiltà precristiana, era considerata strumento atto a conferire a chi la indossava un potere sovrannaturale o la forza degli animali sacri.       Solo infesta seguito all' avvento del Cristianesimo i riti del Carnevale persero l' originario carattere magico-rituale per diventare semplice occasione di divertimento popolare e simbolica affermazione dell' ordine del mondo. Durante il Medioevo e il Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale furono introdotti anche nelle corti europee ed assunsero forme più raffinate, legate anche al teatro, alla danza e alla musica. Il desiderio di far baldoria almeno una volta l'anno è sempre stato vivo nell'uomo, e così, a poco a poco, sia pure senza gli eccessi di prima, il Carnevale rifiorì.

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ARLECCHINO: Bergamo

Nato nella Bergamo bassa, Arlecchino mostra scarso intelletto ed è sciocco e credulone.  Lo ritroviamo sempre nelle vesti del servo umile e del facchino. E' una maschera acrobatica, dalla gestualità complessa: la sua parlata bergamasca è molto più complessa di quella di Brighella, in quanto arricchita da espressioni in altri dialetti.

 

 

 

  

 balanzoneBALANZONE:  Bologna

 Il dottor Balanzone rappresenta il personaggio comico di un "dottore" soltanto di nome, a volte medico, a volte notaio. E' una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, lunghe "prediche" con citazioni in latino quasi sempre fuori posto: quando comincia a parlare è quasi impossibile interromperlo e quando viene chiamato in causa sfoggia le sue dotte "cognizioni" di latino. Una delle caratteristiche del dottore è la sua obesità.

 

 

 

 brighellaBRIGHELLA:  Bergamo

 E' la maschera di un servo astuto, ingegnoso, che sa aiutare ma anche ingannare il padrone. Non ha scrupoli e si adatta a qualsiasi lavoro: può essere oste, soldato, primo servitore o ladro patentato, è il servo furbo della commedia dell'arte. Questa maschera è nata nella Bergamo alta e si distingue dal servo sciocco e cialtrone della Bergamo bassa. La sua parlata è in dialetto bergamasco ma con singolari accentazioni che rendono spiritoso il suo modo di parlare.

  

 

 

colombinaCOLOMBINA:  Venezia

Servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non pare deciso a sposarla. E' vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano. E' molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Colombina schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto.

  

 

 

 

gianduiaGIANDUIA:  Torino

 Si muove con eleganza, agitando il suo caratteristico codino rivolto all'insù. Ama lo scherzo ed i piaceri della vita. Gianduia ha finezza di cervello e lingua arguta che adopera per mettere in ridicolo i suoi avversari. E' un tipo pacifico e non cerca la rissa, né ama complicarsi la vita, ma non rinuncia al suo senso di schiettezza che fanno parte del suo carattere piemontese, gentile ma sincero. La sua generosità d'animo e l'innato senso di giustizia lo hanno sempre spinto dalla parte dei deboli e degli oppressi.

  

 

 

meneghino1MENEGHINO:  Milano

 Impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. E' abile nel deridere i difetti degli aristocratici. Meneghino é la tipica maschera dei milanesi e come loro è generoso, sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla. Ama la buona tavola. Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi, assieme alla moglie Checca, trionfa nei carnevali milanesi.

  

 

pantalonePANTALONE:  Venezia

 Pantalone è un vecchio mercante, spesso ricco e stimato anche dalla nobiltà, mentre altre volte è un vecchio mercante in rovina. E' un vecchio del tutto particolare perchè nonostante l'età è capace di fare le sue "avances" amorose che non si concludono mai in modo positivo. E' un uomo di grande vitalità negli affari, al punto di sacrificare la felicità dei figli e l'armonia familiare pur di combinare qualche matrimonio vantaggioso.

 

 

 

peppePEPPE NAPPA:  Sicilia

 Peppe Nappa presenta più di un'affinità con il Pierrot francese, sia per il costume che indossa che per alcuni aspetti caratteriali. Rappresenta un siciliano fannullone, intorpidito da un sonno perenne che lo costringe a sbadigliare continuamente. E' il pigro servitore di un padrone che può essere un commerciante, un innamorato, o un vecchio barone. In realtà non svolge il suo lavoro in modo efficiente, anzi passa dal sonno,alla ricerca di cibo,aiutato da un fiuto infallibile, per tornare poi al suo mondo di sogni.

 

 

pulcinella1PULCINELLA:  Napoli

 Pulcinella è un servitore sciocco e chiacchierone. Assume personalità contraddittorie: può essere infatti tonto o astuto, coraggioso o vigliacco. E' la personificazione del dolce far niente. Ha sempre fame e sete, il suo piatto preferito sono i maccheroni al sugo. Ha una gestualità vivacissima, tipica dei napoletani.

 

 

 

 

rugantinoRUGANTINO:  Roma

Rugantino è fanfarone e contaballe e rischia spesso di pagare di persona. E' disposto a prenderne fino a restare tramortito pur di avere l'ultima parola. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori legge. Il suo nome deriva da " rugare" cioé brontolare, borbottare, come una pentola d'acqua che ribolle.

 

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14 Commenti a ““Viva viva il Carnevale, con il pepe e con il sale, la tristezza manda via e ci porta l’allegria!!!” (proposto da Rosaria e Nadia)”

  1. gabriele ha detto:

    wei

  2. rosaria3,na ha detto:

    Scusa Flavio, ma mi ero dimenticata dei Lazzaroni. Per quanto riguarda loro, lo stesso Re Ferdinando I di Borbone ( che fu re di Napoli con il nome di Ferdinando IV di Napoli, nonché re di Sicilia con il nome di Ferdinando III di Sicilia) è passato alla storia con i nomignoli di Re Lazzarone e di Re Nasone, affibbiatigli dai lazzari o lazzaroni napoletani che, in giovane età, abitualmente frequentava camuffandosi con abiti civili. Famosa anche la canzone che gli dedicano beffeggiandolo nel film “Ferdinando I, re di Napoli” (con i due fratelli De Filippo), canzone che lo fa imbestialire molto e cerca di scoprire chi l’abbia composta.

  3. edis.maria ha detto:

    Non ho nulla da aggiungere ai complimenti dei miei predecessori se non che mi sono divertita a leggere e ad osservare i costumi.Bravi tutti!

  4. rosaria3.na ha detto:

    Flavio, sì, conosco abbastanza bene la canzone della “ZEZA” . Proprio nell’ultimo anno scolastico, mi capitò una lettura che faceva riferimento a questo argomento, x cui fu necessario fare una ricerca + approfondita con gli alunni di quinta ed ascoltammo anche la versione cantata dalla Nuova Compagnia dei Canti Popolari. E’ una scenetta carnevalesca cantata al suono del trombone. E pare che il nome Zeza sia il diminutivo di Lucrezia, personaggio associato in alcuni disegni spesso a Pulcinella. Da Napoli si diffuse nelle campagne adiacenti e, con caratteri sempre più diversificati, anche nelle altre regioni del Reame di Napoli. Almeno fino alla metà dell’ Ottocento la Zeza si rappresentava nei cortili dei palazzi, nelle strade, nelle osterie, nelle piazze, ad opera di popolani, attori occasionali o compagnie di quartiere, che si facevano annunciare a suon di tamburo e di fischietto. A Napoli già nella seconda meta’ dell’ Ottocento assunse i caratteri di uno spettacolo teatrale gestito da compagnie d’infimo ordine in baracconi improvvisati e fu accolta, esclusivamente nel periodo di Carnevale, nei teatri frequentati soprattutto dalla plebe, dove il pubblico notoriamente interagiva cogli attori nel corso della rappresentazione con parole e gesti abbastanza irriverenti e osceni. Agli inizi del ‘900 sparì dalle strade e dalle piazze anche per i divieti ufficiali; infatti fu proibita dalla polizia proprio x le allusioni e per i detti troppo licenziosi. Grazie, Flavio x aver risvegliato in me questi ricordi anche se non troppo lontani.

  5. flavio.46 ha detto:

    E allora un omaggio a Rosaria, gentildonna partenopea.
    I principi fondamentali che compongono il Carnevale sono le danze di corteggiamento e le danze armate. Essi si sviluppano in forme drammatiche e rivelano il loro antico e autentico significato propiziatorio.
    Come era esattamente lo scopo dei Saturnali.
    La più nota in Italia di tali forme è il bruscello, rappresentazione del contado toscano ma altrettanto famose sono le trame delle numerose farse di Carnevale che si svolgono nel mezzogiorno d’Italia che si ispirano sempre a un principio fecondativo e di rinnovamento.
    E Rosaria certamente sa che di questi il principale modello è la Canzone della “Zeza” del sec. XVIII, ch’era una rappresentazione eseguita nel Carnevale da “lazzaroni” sulle pubbliche strade e nell’800 nei teatri più popolari di Napoli, sul tema spiegato nel sottotitolo «redeculoso contrasto de matrimonio».
    I Lazzaroni a Napoli, che hanno una lunga storia, è il nome che si dà oggi agli infimi plebei, contrapposti ai cittadini di maggiore estrazione, i «galantuomini».
    Infine consentitemi di fare piccole, brevi citazioni:
    Giovan Battista Fagiuoli – scrittore e poeta 1660 – 1742): Qui non badasi a’ fatti di nessuno, / … / digiuni, o faccia sempre carnovale, / … / viva da uomo o viva da animale.
    Ungaretti – Ovunque, per la scala della nave, / per le strade gremite, / sui predellini del tramvai, / non c’è più nulla che non balli, / sia cosa, sia bestia, sia gente, / giorno e notte, e notte / e giorno, essendo Carnevale.
    E poiché a Carnevale ogni scherzo vale io mi ritrovo nella stessa posizione del Giusti il quale racconta: Il Carnevale qua è stato fiacco: per me sono assai contento, perché, o Carnevale o Quaresima, faccio sempre la solita vita.
    Come sempre un affettuoso saluto per Nadia e Rosaria

  6. rosaria3,na ha detto:

    Flavio, sei tu che non finisci mai di stupirci! No, almeno io, non lo sapevo. Grazie, ci regali sempre qualche “chicca” interessante.

  7. flavio.46 ha detto:

    Come al solito non finite di stupirmi. Bello e completo il Vostro pezzo che ci racconta del Carnevale (con anche l’etimologia del termine) che ci fa ricordare i giorni passati in allegria e le belle cose che abbiamo letto a scuola quando ci raccontavano che il carnevale era una continuazione adattata, come dite Voi, dei “Saturnali” dell’antica Roma.
    A proposito sapevate che nell’ultimo giorno dei Saturnali anche gli schiavi godevano di piena libertà e che il popolo si abbandonava alle più sfrenate licenze?

  8. marcella3.rm ha detto:

    Con questo articolo interessante e simpaticissimo, ci avete regalato, un’anteprima del carnevale….Grazie. Bravissime!!!!
    ciaooooo

  9. maurizia ha detto:

    Bellissimo e divertente,ti trasporta proprio nell’atmosfera carnevalesca .Complimenti NADIA e ROSARIAin.BRAVE,ciao

  10. nadia ha detto:

    Pino, si è vero, proprio per questo riprendiamo le notizie dalla rete, in modo da facilitare il compito a coloro che non hanno molta dimestichezza con il pc e internet.

  11. pino1.sa ha detto:

    Complimenti per l’articolo è più comodo per noi trovare le notizie già belle e scodellate da internet. Grazie

  12. rosaria3.na ha detto:

    Caro Giulio, mi dispiace che tu stia “affilando” la tua DURLINDANA, ma deponila perchè, come ho detto all’inizio della presentazione delle maschere, ho solo menzionato “ALCUNE TRA LE PRINCIPALI MASCHERE ITALIANE”. Il Burlamacco, comunque, rispetto a quelle tradizionali, è da considerarsi una maschera abbastanza giovane ed, inoltre, non è la sola che manca. Se avessi voluto metterle tutte non sarebbe bastato lo spazio a disposizione. Ciao Giulio, maledetto toscano, e dai….facciamo la pace!!!!!! Non me ne volere!!!!Ahahaha 🙂 🙂 🙂

  13. Giulio Salvatori ha detto:

    NON COMMENTO IN SEGNO DI PROTESTA, MANCA VIAREGGIO . LA MIA VENDETTA SARA’ IMPLACABILE. ATTILA IN CONFRONTO A ME, SARA’ UNA NULLITA’.MEDITATE GENTE, MEDITATE !CORRO IN ARMERIA , DEVO AVERE DA QUALCHE PARTE LA DURLINDANA LASCIATAMI IN EREDITA’ DA ORLANDO :BASTA ARRUOTARLA .

  14. lorenzo.rm ha detto:

    Nadia e Rosaria, l’articolo è gradevole, informato e “succoso”. Rende giustizia ad una festa che ha dei risvolti assai interessanti. Altro che rumori e scherzi.

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