cambiare si può

Dicono che non bisogna mai meravigliarsi e forse è vero, ma permettetemi di avere qualche dubbio in merito.

S'è parlato spesso dell'accostamento tra religione e malavita, sicuramente imbarazzante, ma reale.

Gli ultimi episodi di inchini di Madonne durante processioni davanti l'abitazione di presunti mafiosi sono, a dir meno, sconcertanti.

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E' anche capitato che dei sacerdoti fossero compiacenti, forse perchè molti malavitosi si dichiarano cattolici praticanti, mi chiedo in cosa possa credere uno che uccide o fa uccidere, che ha scelto l'illegalità come fine della sua vita.

In una terra come la Sicilia dove il sopruso e l'angheria, erano all'ordine del giorno, l'idea di qualcuno che si ergesse a difensore della gente comune era perlomeno allettante.

Certo che per uno che vive questa realtà giornalmente è davvero qualcosa che fa rabbrividire, che fa tornare indietro nel tempo, ad una arretratezza e una forma mentis deformata, dove la "gente di rispetto" , eredi dei più lontani Beati Paoli, veniva in aiuto a coloro che subivano dei torti, costringendoli così ad una sudditanza forzata, complice , naturalmente, anche la latitanza dello stato.

beati

Tutto questo calzava col modello di mafia "romantica" diffuso fino ad una ventina di anni fa.

L'antistato che sostituisce lo stato.

mafia

Ma anche dopo che la mafia ha svelato la sua vera immagine, lo stato sembra ,purtroppo essere ancora distante.

Esistono ancora sacche di resistenza alla legalità, gente che, malgrado tutto, difende, anche a costo della vita, i vari "padrini" che si susseguono negli anni.

Una dimostrazione di un certo tipo di mentalità contorta, di un atteggiamento refrattario sta anche nei continui atti vandalici compiuti nei confronti di alcuni simboli della legalità.

Purtroppo, devo dire, che non ci sia molto spazio per il "ravvedimento" di questa gente, persone che vivono di soprusi, di angherie, pronti anche ad uccidere, se è il caso. Spero tanto di sbagliarmi.

Ormai la criminalità organizzata non è più un fenomeno circoscritto ad alcune regioni meridionali, si è diffusa in tutta Italia, specie al nord, dove ha trovato terreno fertile per le proprie "imprese".

Ma voglio credere che la lotta di tutte le persone oneste, di quelle che hanno dato la vita, di quelli che giornalmente combattono in silenzio, non debba essere inutile, ma serva da sprone a tutte le persone oneste che troveranno la forza di cambiare.

borsellsavia

L'era di una nuova "resistenza".

 

 

   

Antonino

17 Commenti a “CAMBIARE………..scritto da Antonino”

  1. Nembo ha detto:

    Me lo auguro di cuore che tutto quello che abbiamo scritto un domani sarà un ricordo e, non avremo più processioni che faranno genuflessioni, e scompariranno altarini, santini, e altro. Ma dal 1282 ( Vespri siciliani) ai giorni nostri poco o nulla è cambiato. Anche se nel 1865 il Prefetto di Palermo allora Filippo Gualtiero denominava queste persone ora mafiosi, li chiamava associazione ” Malandrinesca ” arriviamo al 1867 con le commissioni parlamentari su questo fenomeno, inserendo nel 1871 le leggi di P.S. che contenevano norme insufficenti per combattere tale fenomeno, proseguendo poi al 1875-76 con le prime commissioni parlamentari d’inchiesta, arivando poi nel 1982 alla legge antimafia, fino ai giorni nostri con varie modifiche di codici e norme attuative. Ritorno sul discorso di Francesca ovvero…amministrare il potere religioso e, in questo caso quello locale. ebbene da sempre, alcuni esponenti eclesiastici non si sottraggono all’accopagnamento spirituale dei potenti, raccolgono le confidenze e poi fanno da tramite per le relazioni esterne, utilizzando l’abito talare per infondere fiducia o altro, come li vogliamo chiamare servitori di Dio o semplicemente gli stessi fanno parte dell’organizzazione criminale? Siamo a fine si può dire del 2014 eppure succedono ancora queste cose da medioevo, sarà difficile che le cose cambiano in meglio speriamolo tutti, ma vedendo anche i fatti successi ad es. Frazione di Napoli di quel ragazzo ucciso da un agente di polizia forse per un incidente o no, sarà la giustizia a decidere…tutti erano in strada a testimoniare, tutti avevano visto esentito gli spari…ieri nello stesso quartiere hanno ucciso un pregiudicato e, nessuno è sceso in strada a testimoniare, nessuno ha visto e sentito, certo la parola “omertà” per molti vuol dire anche paura, ma se non ci si toglie la maschera ben poco ci sarà un giorno per nascondere e dimenticare questi brutti episodi. Un Saluto

  2. antonino8.pa ha detto:

    Purtroppo, Francesca, devo ammettere che quanto scrivi corrisponde ad un’innegabile verità.
    Ormai la genuflessione sembra essere diventata l’attività preferita da alcuni italiani,ci si genuflette ormai per qualsiasi cosa, cancellando per sempre dal vocabolario le
    parole dignità, amor proprio, coscienza.
    Certo per quanto riguarda la mafia, non è tanto semplice, infatti ha potuto farsi spazio nella società a causa della coruzione e della sete di potere di ancune “persone” e perchè il mafioso era l’unico “santo” a cui la povera gente poteva rivolgersi per potere ottenere una pseudo-giustizia, creando così una sudditanza nei suoi confronti.
    Qualcosa che in futuro bisognava restutuire con interessi salati.
    Anche la chiesa, per mezzo di alcuni religiosi, ha le sue colpe,
    è assurdo vedere chi predica la parola di Dio, andare a braccetto con un boss.
    Io però non sono pessimista, vedo che sempre più persone si uniscononella lotta.
    Un giorno tutto questo sarà solo un brutto ricordo.

  3. francesca (franci) ha detto:

    Ciò che scrivi Antonino, è sicuramente degno di grande interesse e riflessione. E aggiungendo che sia un siciliano a fare queste dichiarazioni ti rende ancora più onore. Ma ormai, come giustamente fai notare tu, la mafia non è più solo “cosa” meridionale ma dell’intera nazione. Tralascio di proposito la parte che riguarda il dovere-obbligo dello Stato perchè è argomento ampiamente sviscerato da te e dai commentatori che mi hanno preceduta. Io penso che da noi ci si genuflette ormai troppo. Ci si inginocchia con tanta, troppa disinvoltura, al potere, all’arroganza, al denaro, al degrado d’ogni sorta. E chi amministra il potere religioso permette addirittura che la Madonna (o chi per essa) s’inchini davanti alla casa di un boss mafioso. Sottomissione? Servitù? L’assurdo è che si sia arrivati a pensare di fermare le processioni in Calabria. Ma allora è una palese ammissione di colpa, o quantomeno di impotenza, o no? Ma ci rendiamo conto dell’insensato paradosso? Sarebbe come se, per porre fine ai furti di elemosina nelle Parrocchie si chiudessero tutte le Chiese del Paese. Sarebbe ora che “santini”, “altarini”, “effigi religiose” e offerte in denaro, alla Chiesa, da parte di affiliati alla criminalità non venissero più accettati, nè considerati strumenti volti alla sacralità del mistero di fede. Basta…basta. Ma la vedo dura.

  4. antonino8.pa ha detto:

    Hai ragione, Elisabetta, occorre la collaborazione di tutti per sconfiggere questo cancro, bisogna cominciare ad avere fiducia, prima in noi stessi, fiducia in un futuro migliore costruito con le mani di tutta la gente onesta, fiducia che la paura si può vincere se saremo tutti uniti, uno a fianco dell’altra.
    Se poi qualche politico si unirà a noi nella lotta sarà ben accetto.

  5. elisabetta8.mi ha detto:

    Antonino il tuo articolo è molto veritiero.tutte le Forze dell’orine,sono unite x sconfiggere questa piovra dai mille tentacoli,occorre anche la collaborazione del popolo che si trova schiacciato dalla paura(cosa nn facile)ma nn inpossibile,dobbiamo aver fiducia,certamente nn possiamo contare ,sui politici che mi sembrano i primi ad alimentarla,,,

  6. antonino8.pa ha detto:

    Certo che si può cambiare, Lorenzo, in caso contrario sarebbe la fine. L’importante è stare tutti uniti, nessuno deve rimanere isolato nella lotta, altrimenti verrebbe soppresso.

  7. lorenzo.rm ha detto:

    Bello il tuo articolo, Antonino. Il fine è di tutti noi: cambiare si può e si deve. Ma non è facile. I cittadini devono essere difesi in questa indispensabile attività di denuncia. E non è pacifico che ciò avvenga viste le tante connivenze. Allora, svegliamoci tutti!

  8. antonino8.pa ha detto:

    Spesso la parola “omertà” nasconde unìaltra parola: “paura”.
    Capitava che colui che puntava il dito venisse isolato, lasciato solo ad affrontare il pericolo, per la decisione di non voler calare la testa difronte ai soprusi, alle angheria.
    Lasciato solo fino a che non veniva ucciso.
    Forse per chi non vive quotidianamente questa realtà è un pò difficile capire una certa “mentalità”, entrare nel giro di idee di questa gente, terrorizzata, obbligata a tacere per non subire violenze o essere uccisa.
    Fortunatamente ci sono coscenze che si stanno svegliando, che voglio cambiare, che hanno saputo vincere la paura.
    Come disse Borsellino :
    ” Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una
    volta sola “.

  9. antonino8.pa ha detto:

    Nembo, ciò che dici è un’altra dimostrazione di quanto lo stato sia “distratto”.

  10. antonino8.pa ha detto:

    E’ vero, Enrica, triste dover ammettere che spesso la chiesa si
    è schierata con chi poteva portare un “guadagno” non solo economico. Si ci sono stati dei corrotti, ma anche chi ha messo in gioco la propria vita per il proprio credo, chi si è schierato sempre contro e, come spesso accade, è stato lasciato solo dalle istituzioni. Ma il ricordo di loro è ancora forte ed aiuta a proseguire per la strada della legalità.

  11. antonino8.pa ha detto:

    Davvero interessante il tuo scritto, Giuliano, a mio parere forse un’altra leggenda per “nobilitare” la nascita delle varie tipologie di criminalità organizzata. Ci sono diverse leggende in giro, come quella dei Beati Paoli, ad esempio, mix di storia e fantasia. Grazie per il tuo apporto.

  12. antonino8.pa ha detto:

    Hai ragione Alba, povertà, ignoranza, mancanza di lavoro, questo è il terreno dal quale tutta la criminalità organizzata attinge, manovalanza a basso prezzo, pronta a tutto per una manciata di denaro,

  13. alba morsilli ha detto:

    L’altra sera su rai 3 c’è stato un reportg di quel ragazzo ucciso da un carabiniere, i ragazzi del posto che sono insorti contro il carabiniere, vivono di espedienti la cultura molto bassae l’italiano è una lingua straniera, tanto è vero che vi erano i sotto titoli.
    Ma importante per loro avere quei soldi giornalieri che un pacchetto di droga le da.
    Lo stato non li aiuta ma la cammora si, i ragazzi e le famiglie ci campano.
    De L’Utri è in carcere perchè ha fondato un partito che poi è andato al governo per 20 anni collegato con la mafia, dove hanno pagato fior di quadrini ogni mese per essere protetti,
    Tanto è vero che uno èancora ad Arcore ( sopranominato il cavallo)
    Sono convita come dice Renzi qui in casa nostra manca la scuola, ed la prima riforma se veramente vogliamo cambiare è la riforma della scuola, Perchè l’ignoranza crea omertà, inchini ai bos, delinquenti minorili.
    Io ci manderi anche i genitori di questi ragazzi, perchè sono pienamente convinta che loro ci speculamo sopra ai figli, la scuola non rende, con la scuola non si mangia, ecco come la pensano.
    Perciò finalmente ora che abbiamo un giovane Presidente del consiglio aiutiamolo a cambiare l’Italia

  14. Giuliano ha detto:

    Toledo, regno di Spagna del XV secolo. Tre fratelli appartenevano ad un’associazione cavalleresca, denominata la Garduna e fondata nella stessa Toledo nel 1412: in essa operavano e per la stessa agivano secondo consuetudini e riti collaudati e da tutti accettati. Fino a quando decisero di vendicare con un atto di sangue l’onore violato della sorella, uccidendo colui che aveva arrecato un tale disonore alla loro famiglia. Loro si chiamavano Osso, Mastrosso e Carcagnosso ed a causa dell’azione di vendetta, per pagare il loro debito con la giustizia, furono condannati ed incarcerati nella lontana isola di Favignana, all’epoca territorio spagnolo, all’interno di un fortificato carcere aragonese, del quale oggi sembra siano state ritrovate alcune celle adibite a luogo di tortura.

    Nella piccola isola dell’arcipelago delle Egadi, i tre rimasero prigionieri per quasi trent’anni, esattamente per il singolare periodo di ventinove anni, undici mesi e ventinove giorni, per poi venir fuori dalle viscere penitenziarie spagnole agli albori del trentesimo anno. Ma nei tre protagonisti, durante questo lungo periodo, qualcosa inesorabilmente era cambiato. I tre cavalieri interpreti di questa leggenda uscirono dal carcere nella veste di uomini nuovi, depositari di saperi, riti, usanze e simboli tra loro diversi ma tutti legati da un unico filo conduttore : l’onore e l’omertà. La leggenda si conclude con la loro separazione, che vide Osso rimanere in Sicilia, e qui gettare le basi di Cosa Nostra, Mastrosso varcare lo stretto e fondare la ‘ndrangheta in Calabria ed infine Carcagnosso spingersi fino alle terre dell’antica “Campania felix”, dove edifica l’impalcatura camorristica.

    L’occasione per trattare di questa singolare leggenda, che vorrebbe tentare di spiegare la genesi delle tre organizzazioni criminali più pericolose presenti nel nostro paese, è l’uscita di un volume, edito dalla casa editrice Rubettino, con prefazione di Nino Buttitta, intitolato “Osso, Mastrosso e Carcagnosso”, illustrato dalle tavole di Enzo Patti ed il cui testo è opera di Enzo Ciconte, uno dei massimi esperti di mafie, di Vincenzo Macrì, viceprocuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia e di Francesco Forgione, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, ovvero tre delle personalità intellettuali che oggi meglio conoscono e comprendono la maggior parte dei particolari ed oscuri meandri dell’infinita galassia criminale delle tre mafie italiane.

    L’autore delle tavole, realizzate utilizzando una suggestiva tecnica chiaroscurale, che conferisce alle immagini un opportuno “pathos” e sottolinea agli occhi del lettore la drammaticità delle atmosfere narrate, ha dichiarato, per quanto riguarda la grafica ed i disegni, di essersi ispirato alle particolari figure contenute nelle carte siciliane e napoletane, cercando di coglierne il più possibile l’iconografia dei personaggi in esse presente. Il volume ha il merito di raccontare la curiosa leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso con un tono asciutto, libero da quella rischiosa atmosfera di mito che potrebbe pericolosamente aleggiare sulla stessa, rendendola ingiustamente affascinante e dandole un significato che travalichi oltremisura la sua portata, frutto d’immaginazione creativa. Tale leggenda, infatti, sarebbe servita a fondare il mito della genesi criminale delle tre mafie, in tal modo volendo quasi conferire loro dignità plurisecolare, tentando di crearne addirittura una vera e propria genealogia, che si perderebbe nelle fosche nebbie degli ultimi sei secoli della storia dell’uomo.

    La storia dei tre fratelli di Toledo è ulteriormente caratterizzata da un richiamo diretto all’epica cavalleresca ed alle sue tradizioni religiose, spesso costellate da numerose superstizioni, che si vorrebbero fondere con le “regole sociali” che in seguito avrebbero reso così temibili e pericolose Cosa Nostra, la camorra e la ‘ndrangheta, organizzazioni in possesso di veri e propri codici comportamentali scritti, la cui esistenza sarebbe stata addirittura confermata dal ritrovamento, avvenuto anni fa in Australia, di un volume redatto e contenente specifiche regole di condotta criminale. Inoltre, in “Osso, Mastrosso e Carcagnosso” vi sono anche specifici richiami alle suggestioni massoniche, che tanto mistero hanno contribuito a creare nei secoli con i loro segreti riti d’iniziazione e con le loro simbologie d’affiliazione. Il tutto condito dall’espediente grafico dell’uso delle immagini tipiche dei santini religiosi, finalizzato a rimarcare un certo parallelismo tra i tre cavalieri spagnoli del ‘400 e gli odierni mafiosi, i quali, oggi come ieri, pretendono di rintracciare una qualche giustificazione sia alle loro regole, tramite le pagine delle Sacre Scritture, che ad alcune delle loro azioni, interpretando a loro modo le condotte di certi santi, in tal modo alterando parole e frasi pensate, riferite e scritte in contesti del tutto diversi: pur con le suggestioni della leggenda, la realtà criminale e mafiosa non potrebbe mai essere separata dalla sua più vera ed autentica essenza, caratterizzata dalla violenza combinata alle peggiori sopraffazioni.

    PS.
    PER UN CADERE IN POLEMICHE CHE SI SCOPIAZZA ECC, ECC, PER FARE BELLA FIGURA.HO PRESO QUESTO SCRITTO DAL WEB,E’ MOLTO UTILE SPEGA CON SEMPLICITA’ MOLTE COSE. E ANCHE DAL LATO STORICO SOCIALE. E’ STATA FATTA ANNI FA UN PUNTATA DALLO SCRITTORE SCRITTORE SAVIANO IN TELEVISIONE.SPERO E CREDO CHE VI SIA GRADITO QUESTO SCRITTO. BUONA LETTURA GIULIANO.

  15. Enrica Bosello ha detto:

    Da che io mi ricordi, la chiesa si è sempre schierata col potere, anche qui da noi, è sufficiente guardare chi sono i rappresentanti pastorali di una parrocchia di paese…
    Sono sempre le stesse persone, che sono assessori o sindaci in comune, che hanno delle imprese edili, o negozi in città o piccole fabbriche, cave di sabbia o appalti della nettezza urbana.
    La fede intesa come credo, non centra nulla, e i parroci che sono succeduti,si sono adeguati, perchè potere, vuol dire soldi.
    E continuano imperterriti a chiederne, è stomachevole ricevere la busta prima della Santa Pasqua, ricevere la busta prima del Santo Patrono, Prima di Natale, senza le varie offerte che casualmente vengono richieste, quando le persone normali si arrabattano per arrivare alla fine del mese,anche in una piccola realtà.
    Se non si fa parte di un certo gruppo sei isolata, tagliata fuori. Anche se volesse cambiare le cose poco può fare la persona onesta senza l’aiuto delle istituzioni, ma chi fa il proprio dovere viene trasferito, i disonesti mantengono sempre e comunque i loro ruoli,e l’Italia è sempre più una povera Italia

  16. Nembo ha detto:

    Il gesto,o i gesti dell’inchino davanti alle residenze dei mafiosi durante le varie processioni, è una dimostrazione brutta, pericolosa, deplorevole e devastante verso tutti i cittadini che credono ancora alla legalità. Questo gesto è stato preso con molta leggerezza da parte delle istituzioni civili, istituzionali, e eclesiastiche, solo un maresciallo ha avuto il senso del dovere e dissenso di quel gesto di mafiosità abbandonando la processione, peccato che lo stesso dopo qualche settimana è stato trasferito per motivi istituzionali. Anche il nostro Papa qualche settimana prima che succedesse questo ignobile gesto aveva detto mentre si trovava alla Piana di Sibari: Quando non si adora il signore si diventa adolatori del male! Le parole dette dal pontefice non sono state ascoltate ma sfidate anche dai suoi pastori di fede che ufficiavano la processione. Atteggiamenti come questi vanno condannati perchè non basta condannare il gesto, ma occorre chiedersi come possono accadere ancora queste cose. Spero tanto che cultura e legalità continueranno ancora andare a braccetto.

  17. franco muzzioli ha detto:

    Molto bello l’articolo di Antonino, leggendolo la prima parola che mi è venuta in mente è “omertà” ……per connivenza, per convenienza, per paura e per abitudine. Ecco la resistenza richiesta……..quella di cominciare ad usare il dito indice …..”è quello lì” Denunciare !
    Non sembra siano un esercito i mafiosi , sono invece tantissimi quelli che volenti o nolenti tengono loro il bordone (soprattutto : politici, amministratori corrotti, industriali interessati e latifondisti).

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