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Leggendo un articolo di Roberto Cotroneo mi sono imbattuto nella fantastica cifra di tre milioni di poeti , tanti sono in Italia.

Dovremmo essere un popolo di " santi, poeti e navigatori" : i santi penso non costumino più, i navigatori forse sono solo quelli del web, i poeti sono una moltitudine , potrebbero fondare un partito.

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Spesso però sono quelli dove nei loro poemi "l'amore fa rima con il cuore" e la sintesi delle loro opere farebbe fatica ad essere messa nei baci Perugina.

Cotroneo dà la colpa al web e cita due insigni professori della Cornell University , che si chiamano Dunning e Kruger.

 

..." Con i loro studi hanno concluso che è "Internet" che dà una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi.

Il punto è questo perché ci sopravvalutiamo ?

E' il web che esaspera questo comportamento , "la rete" come tutti la chiamano , si comporta come una vera e propria rete fisica.

Tiene tutto assieme , compatta ogni cosa e impedisce di cadere. Se posso diventare poeta nel web (ma anche critico, giornalista, fotografo ecc.) è perché la rete rafforza questa percezione.

E se la realtà è questa avremo appunto tre milioni di poeti , molti dei quali non sanno neppure chi è Montale o non lo sanno spiegare ai figli , ma stipati e protetti, stretti stretti nelle maglie del web e dei social , si leggeranno e si elogeranno e faranno adepti con la buona pace di tutti ".

 

Ho voluto riportare quasi integralmente l'articolo , perché anche io faccio parte di quei tre milioni e ogni tanto un bagno nella "realtà critica" e nella consapevolezza dei propri limiti non fa male .

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Sono però convinto che se la percezione delle proprie capacità liriche rimane nell'ambito delle buone intenzioni e negli sfoghi personali , senza la pretesa di essere stampati nelle riviste letterarie e senza l'illusione di passare ai posteri assieme a Leopardi , tutto questo può essere un arricchimento e una maggiore conoscenza del proprio "io".

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In fondo se una elaborazione della nostra mente può servire a socializzare e a creare rapporti che si possono senza tema chiamare culturali , anche se virtuali, che cosa c'è di negativo ?

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E' chiaro che tra quei tre milioni ci sono anche "poeti veri" , cioè le Merini, i Montale ,gli Ungaretti , come in tutti gli ambiti, l'essenziale è che le nostre "voglie" liriche non siano acritiche declinazioni univoche , sapendo che la poesia è studio , lettura dei grandi poeti , sperimentazione e che le parole che usiamo possono essere pesanti come pietre o leggere come piume. La poesia è una sfida difficile da ponderare prima che il vento la porti nel mondo.

Franco

 

9 Commenti a “TUTTI POETI…..di Franco Muzzioli”

  1. franco ha detto:

    Battutaccia : se uno scrive penso che almeno legga quello che ha scritto. La percentuale di chi legge in maniera costante in Italia è certamente bassa , ma sta aumentando soprattutto nel mondo femminile , noi (Eldy) nel nostro piccolo scriviamo e leggiamo quasi quotidianamente . Non è molto importante se leggiamo best seller o articoletti da giormnalino scolastico , l’importante è interessarsi delle cose , parlarne , essere curiosi e anche se modestamente acculturarsi.

  2. francesca (franci) ha detto:

    Le tue certezze, Franco sono consolatorie, considerato che oggi sono tutti scrittori, critici (opinionisti nel gergo moderno) ma nessuno legge più.

  3. franco ha detto:

    No Francesca ,continuano ad esserci i poeti veri ,quelli che saranno le Merini, gli Ungaretti i Quasimodo di domani , anche se sono persi nel mare magnum della poesia nell’web. Molte sono poetesse (c’è un libro edito da Einaudi che ne ha pubblicate una decina e sono validissime).La Merini ha cominciato a poetare a 10 anni perciò!!!!Ha avuto la fortuna di avere subito grandi maestri e ha letto e studiato moltissimo.
    La poesia non è solo “un moto del cuore” è cultura , lettura, genio e sensibilità. I “poeti virali” ,come tu li chiami , non so chi siano, forse sono quelli che sanno poetare solo d’amore , come quando avevano quindici anni e lì sono rimasti e forse non hanno mai letto le opere di altri poeti.
    L’ironia è assolutamente figlia della cultura ed è una delle più difficili forme espressive. Nei tre milioni ci sono mille sfumature… dal quindicenne perpetuo,al poeta della domenica, al ricercatore , al grande poeta…guai generalizzare. Penso che l’unico modo per sapere se si è poeti è il farsi leggere da esperti e non accontentarsi del “bene bravo bis” della rete …è la stessa prassi che scopre il musicista o il pittore valido.

  4. francesca (franci) ha detto:

    Caro Franco, il verso ormai è diventato virale. Nuotiamo tutti nel mare poetico del web. Che sarebbe un poeta senza social, e un social senza poeta? Anch’io come te faccio parte di quella schiera, ma mai e poi mai potrei definirmi poetessa. Le mie “poesiole” le scrivo da quando avevo 7 anni, e immagino anche tu abbia iniziato molto presto, o no? Ma una sana autocritica è d’obbligo, ed è da allora che me la pongo. Un tempo i poeti scrivevano le loro poesie pubblicandole nei libri che noi acquistavamo. Ora la maggior parte di essi non ha mai pubblicato un libro ma sforna di continuo poesie sui social. Diciamo che oggi i Leopardi, i Carducci, le Merini ecc..sono terminati. I poeti virali sono più ironici e affondano le basi sulla quotidianità. I versi riservati a pochi eletti non vanno più di moda, la poesia del ventunesimo secolo parla il linguaggio dei clic e ogni “like” corrisponde ad un libro venduto. Mah, sarà poi davvero così?

  5. franco ha detto:

    Mario ha dato una lettura esatta della poesia in generale, ma come la pittura anche la poesia è cambiata, ha quasi sempre abbandonato la rima e le metriche in generale. Da “les fleurs du mal” di Baudelaire nasce la poesia ermetica , meno lineare, misteriosa, piena di metafore, essenziale. Prendiamo il grande Ungaretti col suo “M’illumino d’immenso” (un tempo solo Leopardi poteva immaginare tanta grandezza nella sintesi). Ma ancor più si sente nella metafora “Si stava /come d’autunno / sugli alberi /le foglie”
    La parola prende il predominio , spariscono spesso le punteggiature e la metrica di lettura viene espressa con gli “a capo”.Un esempio questa bellissima poesia della Merini:

    Bacio che sopporti il peso
    della mia anima breve
    in te il mondo del mio discorso
    diventa suono e paura.

    Concetti studiati e contrappesati dalle parole , che aprono immensi spazi di ragionamento al lettore.
    La poesia diventa più complicata , meno “prosa ritmata” si abbandonano i concetti semplici per entrare nella lirica che vuol spaziare oltre al semplice discorso.

  6. girasole rm ha detto:

    Il sommo poeta, uno dei più importanti letterati fiorentini ed italiani
    La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di “creazione”) è una forma d’arte che crea, con la scelta e l’accostamento di parole secondo particolari leggi metriche (che non possono essere ignorate dall’autore), un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, in cui le parole non sottostanno alla metrica.

    Siccome la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono e di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l’ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è funzionale (non solo estetico) ai fini della comunicazione sia particolare sia complessiva.

    A questi due aspetti della poesia si aggiunge un terzo, cioè quando una poesia, anziché essere letta direttamente, è ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo e il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo la dimensione teatrale della dizione e della recitazione. Nel mondo antico e in altre culture anche odierne poesia e musica sono spesso unite, come accade anche nei Kunstlieder tedeschi, poesie d’autore sotto forma di canzone di musiche d’autore.

    Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall’originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un’approssimazione dell’originale.
    Chiariamo inn’anzitutto il concetto di poesia e il numero dei cosiddetti poeti diminuirà

  7. franco ha detto:

    Infatti di quei tre milioni di poeti italiani ,penso che l’80 % siano “cantanti sotto la doccia”.

  8. franco ha detto:

    Caro Lorenzo ,se uno non è stonato e vuole cantare , sotto la doccia lo può fare (anche se è stonato, moglie permettendo !!) , ma non deve dire che è un “cantante”. Se invece è convinto di poter cantar bene, deve imparare il solfeggio , educare la voce, ascoltare tanta musica e dopo, forse ,sentiti i critici del caso può anche dire di essere un cantante.
    La stessa cosa è per la poesia , può dimenticare la prosa , esprimersi in versi , ma non basta , se si limita a quello è come il “cantante” sotto la doccia.

  9. lorenzo12.rm ha detto:

    Evviva, allora! L’importante è poetare e non come si poeta. E che chi aspira ad esserlo, facendo, dimentichi il prosaico a cui è abituato.

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